Artistica
Quanto c’è di Vanessa Ferrari nell’argento dell’Italia alle Olimpiadi? La mamma della rivoluzione e l’abbraccio con le Fate
L’Italia ha conquistato la medaglia d’argento nella gara a squadre femminile alle Olimpiadi di Parigi 2024, riuscendo a battere grandi potenze come Brasile, Gran Bretagna, Cina, Canada e inchinandosi soltanto al cospetto degli USA. Il Bel Paese può vantarsi di essere il secondo punto di riferimento a livello globale, dopo aver brillato nella prova che premia la caratura del movimento di un’intera Nazione. Il risultato conseguito nella capitale francese da Angela Andreoli, Alice D’Amato, Manila Esposito, Elisa Iorio, Giorgia Villa resterà per sempre nella storia della Polvere di Magnesio tricolore, ma dietro a questo risultato (che mancava da 96 anni…) c’è tanto altro.
Vanessa Ferrari è stata per due decenni l’icona indiscussa della ginnastica artistica alle nostre latitudini: quattro partecipazioni ai Giochi (record), unica medagliata individuale in una rassegna a cinque cerchi (medaglia d’argento al corpo libero a Tokyo 2020), Campionessa del Mondo all-around nel 2006 (unica a a salire sul tetto del Pianeta nel concorso generale individuale), Campionessa d’Europa sul giro completo nel 2007 (unica prima dei sigilli di Asia D’Amato e Manila Esposito), trascinatrice del trionfo continentale con la squadra a Volos 2006 (battendo Russia e Romania, resterà memorabile per sempre).
La Farfalla di Orzinuovi non è riuscita a essere in gara a Parigi 2024 a causa di svariati problemi fisici riscontrati nell’ultimo triennio (non l’abbiamo più vista in gara dopo la gioia ottenuta in terra nipponica nel 2021), ma era presente sugli spalti e ha festeggiato insieme a quelle Fate che sono un po’ le sue eredi. Ma quanto c’è di Vanessa Ferrari dietro all’argento conquistato dall’Italia alle Olimpiadi? Tantissimo. Sono state le gesta della fuoriclasse lombarda a permettere al movimento italiano di spiccare il volo.
Il PalAlgeco di Brescia è arrivato dopo il suo trionfo iridato ad Aarhus, coach Enrico Casella ha iniziato lì a lavorare sulla possibile crescita dell’intero movimento e poi nel corso degli anni è riuscito a creare un gruppo solido, coeso, capace di lavorare insieme con obiettivi ambiziosi. Sono stati quegli anni a forgiare il presente, perché lì si è fatta esperienza e si è acquisito un certo know-how, basilare per creare qualcosa di solido e che potesse funzionare.
I risultati di Vanessa Ferrari hanno permesso all’Italia di guadagnare la giusta visibilità e hanno fatto capire che anche alle nostre latitudini era possibile pensare a un progetto a lungo termine, tante ragazze hanno iniziato ad avvicinarsi a questo sport (più che con il celebre reality? Non lo sapremo mai). Una Campionessa di questo calibro ha avuto un impatto enorme sull’intero settore, che fino a venti anni fa era rimasto un po’ all’ombra dei Moschettieri, salvo rare eccezioni.
A lei dovrebbe andare un ringraziamento intero e imperituro, pilastro di un movimento in enorme salute ovviamente grazie alla caratura tecnica di tutte le Fate (anche di chi non ha potuto essere in pedana a Parigi, su tutte Asia D’Amato e Martina Maggio) e dello staff guidato da Enrico Casella che, spesso fronteggiando un po’ di scetticismo, ha reso possibile tutto questo.