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Scherma, i giovani dell’Italia in rampa di lancio verso il futuro. Europa presa fra due fronti, il talento non manca, ma bisogna trovarlo

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Macchi / Bizzi-Federescherma
Filippo Macchi / Bizzi-Federscherma

Parigi 2024 è passata agli archivi. Con le braci del fuoco olimpico interiore ancora accese, è inevitabile guardare già alla prossima edizione, quella del 2028, destinata ad andare in scena a Los Angeles tra poco meno di quattro anni. Al riguardo, quale futuro può avere la scherma italiana?

I giovani emergenti non mancano. Alcuni sono già affermati (seppur con ulteriori margini di miglioramento) e hanno calcato il podio olimpico. Altri hanno raccolto importanti risultati a livello giovanile e devono ancora costruirsi la loro carriera nel circuito maggiore, cominciando dalla Coppa del Mondo. I ranking giovanili sono conclamati ed elencarne pedissequamente i nomi sarebbe stucchevole.

Qui bisogna ragionare per concetti. Al riguardo, è evidente come per garantire un futuro di alto livello alle lame azzurre sia necessario guardare al resto del mondo, tenendo in considerazione quanto sia cresciuta la concorrenza globale. L’Asia si è imposta come nuovo continente egemone, seppur capitanata da tanti maestri europei “importati”. Al contempo, il circuito universitario statunitense sta diventando una forgia sovranazionale di atleti, non solo a stelle e strisce. Chi va a studiare negli Usa, emerge. È un dato di fatto.

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La Vecchia Europa è presa tra due fronti. A Ovest dal sistema nordamericano, a Est dalla prepotente emersione asiatica, che ha peraltro un forte ascendente anche nella crescita canadese. Perché? Perché non mancano i praticanti (autoctoni) e i tecnici (in gran parte provenienti dal nostro continente). C’è del potenziale messo a frutto nelle palestre e nelle pedane su cui tirano i bimbi di altri continenti.

Ecco come e dove l’Italia può e deve garantirsi un futuro. Le scuole europee restano ineguagliabili, ma l’emigrazione dei maestri ha ormai diffuso l’altissimo livello in ogni dove. I talenti ci sono anche nel nostro Paese, nulla quaestio, ma devono essere trovati. Come? Aumentando il più possibile la base di praticanti, perché la concorrenza è sempre più ampia anche a livello numerico.

L’avvenire azzurro dipende dalla capacità di succhiare quanta più linfa vitale possibile dal fertile terreno della gioventù. È un discorso ampio, che parte dalle scuole e va oltre la scherma, la quale è pur tuttavia parte in causa. Banalmente, per tenere vivo il fuoco italiano, è necessario attingere al serbatoio del materiale umano.

In tal senso, non sono discorsi legati a Los Angeles 2028 e Brisbane 2032. Si ragiona nell’ottica di quanto verrà dopo, ovunque sia.

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