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US Open 2024, Lorenzo Musetti alla prova della maturità: sarà competitivo anche sul cemento?

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Lorenzo Musetti

Va detto in modo chiaro: alla prova dei fatti, adesso che anche l’erba ha smesso di essere una specie di tabù, per Lorenzo Musetti l’ultimo vero e proprio limite tra lo status di top player a tutto tondo e il proprio nome rimane la parte di stagione che si gioca sul veloce, sui campi in quello che a lungo abbiamo chiamato cemento.

Gli US Open possono dare un ulteriore senso importante all’annata del toscano, che ha decisamente preso un’altra piega dal Roland Garros in poi. Prima, per lui è stato necessario assecondare tutto quello che la vita gli ha portato in questi mesi, con la paternità e tutto ciò che ne deriva. Poi, pian piano, è tornato il tennis. Già si vedeva qualche segnale a Indian Wells e a Miami, anche se poi la stagione rossa a lungo non gli ha dato soddisfazioni e a Roma è stato anche molto sfortunato.

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Tutto è cambiato al Roland Garros, nella sfida in cinque set contro Novak Djokovic che, per le autentiche follie di programmazione messe in opera dallo Slam parigino, è andata a finire alle tre di notte italiane, quando normalmente si fa un’altra cosa: dormire. Eppure da quel giorno Musetti è riuscito a ingranare un’altra marcia e a trovare la miglior stagione su erba della sua vita, culminata nella semifinale raggiunta a Wimbledon.

E non è finita qui, visto che, tornando sul rosso parigino, ma per le Olimpiadi, quel livello altissimo l’ha mantenuto. Il tabellone era tutto fuorché facile: Monfils, Navone, Fritz, Zverev. L’idolo di casa per eccellenza, uno dei giocatori più cresciuti nel 2024 (particolarmente sul rosso), l’americano che ha trovato il suo miglior anno sul mattone tritato e il finalista dello Slam poche settimane prima. Tutti battuti, tutti in due set. Poi è arrivato Djokovic, e si potrà discutere in eterno sullo smash sul 5-4, ma quel che conta è altro. Conta che, alle Olimpiadi, si può giocare il match per il 3°-4° posto. E lui, contro il canadese Felix Auger-Aliassime, l’ha vinto, portando a casa la prima medaglia azzurra nel singolare maschile dopo cent’anni.

E chissà, forse anche a Cincinnati sarebbe andato parecchio avanti, ma gli è toccato il finalista del Masters 1000 giocato nell’Ohio, Frances Tiafoe. Rimane il fatto che questi possono essere gli US Open della svolta per lui. Sui campi veloci, va rimarcato, se si eccettua la vittoria nell’ATP 250 di Napoli il suo rendimento non ha ancora raggiunto quello dei big. Vanta un unico quarto 1000 a Parigi-Bercy, poi un massimo di terzo turno a New York, dove l’anno scorso si è fatto sorprendere, nello sconcerto generale, dal francese Titouan Droguet. Al di là della pura questione punti, il fatto è che per il classe 2002 di Carrara c’è davvero la possibilità di entrare definitivamente nel novero di quelli che hanno davvero tutta la giusta attenzione addosso. E di farlo proprio là dove, per la prima volta, giocò una finale Slam a livello junior (nel 2018).

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