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US Open 2024, Matteo Berrettini mina vagante in un torneo che lo vide semifinalista

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Matteo Berrettini
Berrettini / LaPresse

Come già a Wimbledon, uno dei nomi indubbiamente più temuti nel tabellone principale degli US Open è quello di Matteo Berrettini. Un fattore, il timore, che viene dal fatto che il romano a New York ha degli ottimi precedenti legati al periodo 2019-2022.

Il primo che viene in mente è, chiaramente, legato proprio al 2019, quando affrontò un tabellone neanche facile per arrivare alla sua prima semifinale Slam di sempre. Dovette affrontare un primo turno con Richard Gasquet, quando il francese era ancora competitivo, poi sconfisse Andrey Rublev negli ottavi e Gael Monfils in un quarto thriller, in cui accadde semplicemente di tutto. Poi resse bene per due set contro Nadal in semifinale, ma dovette cedere in tre.

Il 2020, invece, fu l’anno in cui proprio dall’ottavo perso con Rublev dipese una buona fetta delle problematiche di quella parte di anno di Berrettini, che non riuscì più a giocare da par suo, perse dal tedesco Daniel Altmaier al Roland Garros al terzo turno e sparì dalla circolazione per tornare a Parigi-Bercy, dove uscì contro l’USA Marcos Giron.

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2021 e 2022, invece, videro la stessa destinazione: quarti di finale. Nel primo caso, fu ancora Novak Djokovic a fermarlo, e di nuovo in quattro set, com’era avvenuto nei quarti a Parigi e in finale a Wimbledon. Considerando che l’ottavo degli Australian Open con il greco Stefanos Tsitsipas non l’aveva mai giocato, si poté dire che il serbo fu l’unico a poter fermare il capitolino. L’anno dopo, invece, dopo un cammino anche piuttosto faticoso verso i migliori otto, partì malissimo con il norvegese Casper Ruud e, nel terzo set, non si riprese abbastanza da allungare il match.

L’anno scorso, invece, questo fu il torneo dell’infortunio più grave in carriera, subito dopo una bruttissima scivolata nel (complesso) match contro il francese Arthur Rinderknech. Seguirono mesi difficili, un rientro sempre più ritardato, i problemi mentali, poi sono arrivati i tre tornei vinti sul rosso e le risalite in classifica di cui Berrettini aveva bisogno.

Rimane però un’incognita sulla testa del romano, che in virtù dell’estrema abbondanza di azzurri al vertice è numero 6 d’Italia con la 44a posizione mondiale. Il punto è che ha giocato finora, sul veloce, soltanto un match, quello perso con il danese Holger Rune a Cincinnati, in sede di primo turno. Avrebbe dovuto giocare Winston-Salem, ma si è cancellato molto prima della compilazione del tabellone principale. Posto che storicamente il romano non ha mai avuto nel periodo pre-US Open il suo preferito, un solo match sulle gambe in vista di New York rende quantomeno complicato compiere qualunque tipo d’analisi. Mina vagante sì, insomma, ma con riserva.

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