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Volley femminile, Velasco-Bernardi-Barbolini: la triade che ha costruito il gruppo che si è preso l’Olimpo

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Tre è il numero perfetto e lo è stato anche per la Nazionale di volley femminile che ha conquistato il primo oro olimpico della sua storia. Tre sono stati i condottieri di questa squadra che hanno plasmato il gruppo ognuno a modo suo aggiungendo conoscenze ed esperienze maturate in decenni di pallavolo ad altissimo livello.

L’atto di umiltà fatto da Velasco al momento della sua designazione ad allenatore della nazionale azzurra è stata una delle mosse vincenti del progetto: non era scontato che un tecnico della personalità di Velasco si contornasse di due personaggi di spessore e, per questo, anche scomodi come Lorenzo Bernardi e Massimo Barbolini.

Dall’altra parte apprezzabile è stata la massima disponibilità offerta dai due tecnici che hanno messo a disposizione del progetto azzurro il loro know how. Massimo Barbolini è un grande conoscitore del mondo del volley femminile. Ha già ricoperto il ruolo di CT della nazionale, è stato protagonista ai massimi livelli in panchina nel campionato italiano e non a caso è stato il primo allenatore chiamato nel nuovo torneo professionistico statunitense. A lui Velasco si è affidato per la gestione del gruppo e per la profonda conoscenza delle giocatrici italiane ed avversarie. La sua capacità di leggere le partite e di prepararle si è rivelata determinante nel cammino vincente della squadra italiana.

Lorenzo Bernardi era l’uomo di fiducia di Velasco in campo ai tempi della Generazione di Fenomeni e il tecnico argentino lo ha voluto fortemente al suo fianco sia per la capacità di lettura tattica delle partite, sia per l’esperienza maturata nell’ultima stagione alla guida di Novara.

Ognuno con i suoi compiti, ognuno con le sue competenze, i tre condottieri hanno saputo esaltare le qualità di un gruppo azzurro che era uscito con le ossa rotte dalla passata stagione e hanno fatto crescere tecnicamente e tatticamente tutte le giocatrici della squadra italiana, a partire dalla regista Alessia Orro, decisiva per sagacia tattica e capacità tecniche fino a Paola Egonu, limitandone gli errori che spesso erano costati cari all’Italia in passato e a lei in termini di efficienza. Da non sottovalutare il lavoro svolto nella correlazione tra muro e difesa che alla fine è stato il punto di forza vincente della formazione azzurra.

Da questo trio potrebbe nascere il futuro dell’Italia del volley femminile con Bernardi come primo candidato a guidare la Nazionale del domani, ammesso che Velasco, dopo aver chiuso il cerchio e aver vinto tutto quello che c’era da vincere, voglia passare la mano e magari dedicarsi alla crescita del settore giovanile azzurro.

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