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Adriano Panatta valuta il ricorso della WADA contro Sinner: “Una questione politica”

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Panatta / IPA Sport

Sono state molteplici le reazioni alla notizia del ricorso presentato dalla WADA al TAS (Tribunale Arbitrale dello Sport) sul caso di doppia positività al Clostebol di Jannik Sinner. Il n.1 del mondo sperava di essersi messo alle spalle questa brutta storia, dopo la sentenza di piena assoluzione da parte di un Tribunale Indipendente nel procedimento dell’ITIA dopo la sua vittoria nel Masters1000 di Cincinnati.

Le cose sono andate diversamente e il pusterese ora dovrà gestire ancora una volta il peso di questa situazione, come già aveva fatto dopo il torneo di Indian Wells, dove il tutto aveva avuto inizio. Ne ha parlato nel corso dell’ultima puntata della Domenica Sportiva, in onda su Rai 2 HD, Adriano Panatta, campione degli Internazionali d’Italia e del Roland Garros del 1976, nonché trionfante con la squadra italiana in Coppa Davis in quello stesso anno.

La WADA ha tutto il diritto di fare il ricorso, però nelle sue motivazioni ha subito detto che Sinner non perderà né punti e né denaro nei tornei già affrontati. Questo cosa vuol dire? Significa che anche secondo la stessa WADA Jannik non si è dopato e questo era abbastanza chiaro anche per le quantità di quella sostanza (Clostebol, ndr) trovata nel suo organismo, ma c’è un atto di negligenza. A detta dell’Agenzia mondiale dell’antidoping, Sinner avrebbe dovuto controllare con maggior attenzione l’operato dei suoi collaboratori e verificare l’esistenza del farmaco che conteneva il principio attivo al centro della questione“, le parole di Panatta.

Ora spetterà al TAS analizzare il caso e credo che ci vorranno 5/6 mesi. Speriamo che si concluda abbastanza in fretta perché è una cosa ridicola. Per me, la WADA l’ha fatto solo per una questione politica come a dire: “Io esisto e faccio ricorso”. Anche perché poi a emettere la sentenza definitiva sul caso sarà il TAS. La cosa assurda è quella di dover giocare ad altissimo livello con questa spada di Damocle per una questione politica. Dico questo perché i tecnici o, per meglio dire, gli esperti/scienziati hanno detto che lui è innocente. Se venisse condannato, sarebbe la rivoluzione perché contrario a qualsiasi logica. Questo ragazzo è un esempio per tutti ed è pulito, spero che lo siano altrettanto quelli che lo devono giudicare“, ha aggiunto l’ex campione.

Una questione pendente che può incidere sulle prestazioni dell’atleta: “Non è facile giocare con i pensieri e lui ha 23 anni. C’è gente che l’ha attaccato e i social sono una fonte di cattiveria e vanno spesso contro una persona di successo. Io però ho molta fiducia in lui e sulla sua capacità di gestire anche questa situazione così tanto delicata“.

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