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Cosa è successo a Jorge Martin nel GP di Misano: incredibile suicidio tattico. Sbagliata la strategia, non ha corso da leader del Mondiale

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Ci risiamo, Jorge Martin è stato nuovamente vittima della propria foga. Quel pilota solido, a tratti addirittura saggio, ammirato durante l’estate è venuto meno all’improvviso nell’odierno Gran Premio di San Marino, durante il quale ha preso una decisione scellerata, quella di rientrare troppo frettolosamente ai box per cambiare moto quando sull’autodromo di Misano ha cominciato a cadere la pioggia.

Il ventiseienne spagnolo occupava la seconda posizione alle spalle di Francesco Bagnaia, ma al settimo giro qualche goccia è venuta giù dai nuvoloni sovrastanti la pista. L’aderenza si è fatta precaria e c’è stato un ricompattamento generalizzato. In questa fase, Marc Marquez ha saputo fare la differenza, ma soprattutto Martin ha optato per una mossa incomprensibile. Come detto, si è subito infilato in pit-lane per passare alle gomme da bagnato. Un azzardo enorme, considerando come l’asfalto fosse ancora asciutto. Difatti le cataratte non si sono aperte e la gara è proseguita nelle condizioni in cui è partita.

Il madrileno ha dovuto quindi ri-cambiare moto, sprofondando al 15° posto e venendo addirittura doppiato. Ha pagato il fio per il suo sbaglio. Meritatamente, perché in questo caso non ci si può appellare al “senno di poi” o a quanto detto da Oscar Piastri a Monza: “tutti sono leggende il lunedì dopo la gara”. Troppo comodo, a questo giro, perché l’iberico ha commesso un errore strategico.

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Martin era secondo, alle spalle di Bagnaia. Aveva il privilegio di poter decidere come muoversi sulla base delle scelte di Pecco. Avrebbe potuto (e dovuto) marcare a uomo il piemontese. Un vantaggio sciupato in maniera sconcertante. Perché Jorge non ha ragionato da leader del Mondiale, continua a correre come se fosse perennemente all’inseguimento anche quando è al comando.

È questo il “peccato originale”, il vulnus nel pacchetto-Martin. Gli è mancata la consapevolezza di essere in testa alla classifica iridata, si è mosso come se fosse il numero 2 e dovesse prendersi un rischio per sovvertire la situazione.  È stata una macroscopica mancanza di lucidità che rischia di pesare tantissimo nell’economia del Mondiale.

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