Formula 1
F1, il vento del Mondiale è cambiato. Verstappen dimostrerà che l’uomo conta più della macchina?
Max Verstappen ha già scritto per due volte la storia della Formula Uno, seppur in maniera totalmente diversa. Il suo titolo del 2021 ha interrotto la supremazia assoluta della Mercedes, battuta per la prima volta dopo 7 anni di dominio pressoché incontrastato. Quell’affermazione ha peraltro impedito a Lewis Hamilton di diventare in solitudine il pilota con più titoli.
Dopodiché, nel 2023 l’olandese ha voluto dimostrare come “l’allievo fosse in grado di superare il maestro”. Dotato di un aereo da caccia su quattro ruote, formalmente classificato come monoposto di F1, non ha fatto sconti a nessuno, guadagnandosi il soprannome di Cannibale. La RB19 sarà stata superiore, ma dal 1950, nessuno aveva saputo instaurare un dominio così marcato come quello espresso da Super Max l’anno passato.
Ora, Verstappen, ha una nuova opportunità di caricare di un pesante significato la conquista di un Mondiale. Attualmente eventuale, sia chiaro. Se il ventisettenne nederlandese dovesse resistere al ritorno di Lando Norris, ci troveremmo di fronte all’uomo capace di battere il mezzo meccanico. La McLaren vola, oggi a Singapore il giovane inglese ha corso da solo, rifilando un distacco abissale alla concorrenza. Una concorrenza capitanata, appunto, da Max.
F1, Max Verstappen: “Buon risultato, ma non possiamo sempre finire dietro”
È impressionante come il tri-Campione del Mondo riesca a tirare fuori il massimo da ogni weekend. Anche nella giornata odierna, ha avuto il merito di tenersi alle spalle l’altra MCL38, quella di Oscar Piastri, autore di un capolavoro la scorsa settimana a Baku. Ancora una volta, Verstappen ha limitato i danni, cedendo solo 7 punti in classifica generale, mantenendone dunque 52 di vantaggio. Norris recupera progressivamente terreno, ma il battistrada continua a restare lontano. Il britannico domina in lungo e in largo, eppure l’olandese rimane un puntino all’orizzonte.
Qualche giorno fa si era scritto di come il 2024 potesse ricordare, per connotati, il 2009. Non è detto sia così, perché la situazione potrebbe essere ben più simile al 1991. All’epoca, Ayrton Senna partì a razzo (4 vittorie nelle prime 4 gare), dopodiché riuscì a difendersi dal prepotente ritorno di Nigel Mansell nel momento in cui la Williams risolse gran parte dei problemi di affidabilità dai quali era afflitta inizialmente.
Con 6 Gran Premi (e 3 Sprint) ancora da disputare, Norris ha ancora la possibilità di ribaltare la situazione. Cionondimeno, un passaggio a vuoto rischierebbe di essere letale sulle sue ambizioni di rimonta. Proprio come lo furono, 33 anni fa, i GP d’Ungheria e Belgio per Mansell. Senna, sempre pronto a cogliere al volo l’occasione propizia, li vinse entrambi e spense ogni velleità del baffuto inglese. Ora pausa di riflessione per tutti. Si riparte tra un mese, ad Austin.