Tennis
Francesco Passaro: “Vorrei la testa di Sinner, ci sto lavorando. L’età d’oro del tennis italiano durerà 20 anni”
Il circolo virtuoso del tennis italiano può contare su un gruppo di giocatori che sta lavorando bene per esprimere la miglior versione possibile degli effettivi. Jannik Sinner, ovviamente, è la punta di diamante di un movimento che ha anche altri rappresentanti interessanti. Tra questi, c’è Francesco Passaro, protagonista di una primavera estremamente importante, citando il bel percorso agli Internazionali d’Italia (terzo turno), partendo dalle qualificazioni, e la vittoria nel Challenger di Torino, sconfiggendo in Finale Lorenzo Musetti.
Grazie alla recente affermazione a Genova, il giovane umbro ha ridato ulteriore linfa alla sua stagione, con l’obiettivo di entrare nella top-100.
Il 2024 è per lei l’anno che può averti lanciato definitivamente?
“Sì, diciamo che l’anno del lancio è stato nel 2022 quando ho raggiunto le Next Gen ATP Finals e poi a inizio 2023 ho raggiunto il best ranking, che era 108. Adesso ci sono tornato (numero 106 ATP, ndr) e la differenza di adesso rispetto a due anni fa è che sono più maturo e consapevole dei miei mezzi, quindi diciamo che sì, questa stagione mi ha un po’ rilanciato e sono contento“.
Cosa ha significato per lei raggiungere i sedicesimi di finale agli Internazionali d’Italia di quest’anno?
“È stato veramente bello e molto emozionante poter vincere quel tipo di partite, quasi tutte 7-6 al terzo set e davanti a un pubblico veramente numeroso e a molti miei amici e familiari. Quindi è stato un qualcosa di unico che porterò sempre con me, soprattutto la partita contro Griekspoor nel campo numero 2, dove c’era veramente un’atmosfera pazzesca“.
Nei Challenger sta ottenendo ottimi risultati, pensa che entro breve i tornei ATP potranno essere la sua dimensione?
“È l’obiettivo principale che mi sono dato con il mio team. Giocare nel circuito ATP con continuità è il target. Stiamo lavorando bene giorno dopo giorno che quella è la chiave fondamentale per far sì che possa accadere. Con la classifica che ho posso avere delle ambizioni. Devo continuare come sto facendo, sono veramente fiducioso“.
Se potesse prendere qualcosa, cosa vorrebbe di Jannik Sinner?
“Sinceramente, prenderei tutto. Essendo il numero 1 al mondo meglio di lui ce ne sono pochi. A parte gli scherzi, la cosa che veramente invidio più di tutto è la testa. Ha una capacità di mantenere l’attenzione, di essere focalizzato su un traguardo e fino quando non l’ha raggiunto non si ferma mai. Penso sia una cosa veramente da invidiare, ma su cui ci sto lavorando con il mio team“.
Si ritiene che un buon tennista venga fuori dai 18-20 anni, è d’accordo con quest’affermazione?
“A mio parere non c’è un’età dove si vede che un giocatore può essere buono o meno, perché comunque ognuno ha un suo percorso. C’è chi magari sboccia prima e c’è chi esce un po’ più tardi. Mediamente dai 18 ai 20 anni si capisce se uno è veramente forte, mentre un ragazzo che viene fuori più tardi magari può ambire a posizioni da top-30 o top-50. Non c’è una regola, però principalmente si, se uno è molto bravo a livello juniores difficilmente poi non arriverà in alto“.
Sogna di giocare un giorno in Coppa Davis?
“Sì, il mio sogno è giocare la Coppa Davis, giocare con i colori azzurri e poter vincere al Foro Italico, questi sono i miei due grandi obiettivi. Perché comunque vivo con trasporto l’esperienza con la Nazionale, è una delle cose che un po’ da quando sei bambino invidi e vorresti fare, quindi è proprio quello il mio sogno. Si lavora giorno dopo giorno per realizzare queste ambizioni che uno ha e sono nella strada giusta, anche se a oggi la concorrenza in Italia è molto alta“.
Pensa che il team capitanato da Filippo Volandri possa replicare il successo dello scorso anno?
“Sì, credo che adesso la Nazionale italiana sia tra le più forti al mondo, se non la più forte. Ovviamente non è facile riconfermarsi. Però abbiamo tutte le carte in regola per poterlo fare. Sono una grandissima squadra, al completo secondo me sono la più forte che ci sia, e non vedo perché non dovremmo rifarlo, saremo sicuramente quelli da battere“.
A suo avviso, quanto durerà il periodo d’oro del tennis italiano?
“Secondo me potrà durare per diverso tempo: 20 anni. Questo perché la Federazione sta lavorando molto bene, ha cambiato da un decennio il modo di lavorare e i risultati sono una conseguenza. Un progetto ben fatto, a supporto in primis dei giocatori, che possono contare su uno staff qualificato. Non è come prima, quando si selezionavano i ragazzi e tutti si allenavano dentro un centro. Inoltre abbiamo davvero tantissimi tornei, che danno l’opportunità di programma al meglio la propria stagione a livello ITF e Challenger soprattutto. Siamo veramente fortunati. Ho avuto la possibilità di alzare il livello giocando molti di questi eventi con le wild card, per far sì che comunque il processo di crescita fosse un po’ più breve. Questa è stata una delle chiavi fondamentali del movimento che abbiamo adesso e i risultati sono anche uno stimolo per gli altri che fanno parte di questo gruppo molto allargato“.