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Go Jannik! Sinner contro Fritz, agli US Open finale storica e attesissima. L’Italia sogna con il numero 1

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Jannik Sinner
Sinner / LaPresse

L’anno degli Slam si chiude come si era aperto, con Jannik Sinner in finale. Da Melbourne a New York, dalla Rod Laver Arena all’Arthur Ashe Stadium, nel frattempo è cambiato davvero tutto. Il classe 2001 è diventato numero 1 del mondo, è diventato di una costanza impressionante, non è mai uscito prima dei quarti di finale nei tornei giocati quest’anno, ha già collezionato cinque successi e ora ha tutta l’intenzione di aggiungere gli US Open alla collezione. Il tutto in una vera e propria prima volta: dopo decenni con inizio alle 22:00 italiane, quest’anno per la prima volta si comincia alle 20:00 (le 14:00 di New York). Anno e orario non potevano dare una combinazione più ideale, una prima serata tutta da godere e ideale perché i tricolori sventolino davanti alle case.

Tra l’azzurro e il secondo Slam, però, c’è una variabile che bisogna tenere molto ben presente. Si chiama Taylor Fritz, 26 anni, dalla California, ed è nel miglior momento in assoluto della propria carriera. O meglio, si dovrebbe dire che è in quella fase del proprio percorso in cui è riuscito a imparare a credere nelle proprie possibilità, e non solo perché è diventato sempre più presenza fissa dagli ottavi in poi a livello Slam. Negli ultimi mesi, infatti, ha trovato tre vittorie pesantissime su top ten: due volte contro Zverev e una contro Ruud, tra Wimbledon e US Open.

Erano 21 anni che un giocatore a stelle e strisce non arrivava a giocare nella seconda domenica dello Slam newyorkese. Correva l’anno 2003, e in pochi potevano immaginare che Andy Roddick avrebbe vinto solo quell’edizione degli US Open, contro Juan Carlos Ferrero al suo miglior anno per ampio distacco. A-Rod è rimasto fortissimo, ha raggiunto altre quattro finali tra US Open e Wimbledon, ma è sempre andato a sbattere su Roger Federer. Anche nella finale di Wimbledon 2009, la partita in cui giocò il più grande tennis della sua vita (tant’è che lo svizzero dovette tirar giù 50 ace). Nessuno, invece, poteva pensare che, se al femminile le generazioni in fin dei conti si sono succedute, al maschile per 15 anni la voce “finali Slam” gli USA avrebbero scritto un sonoro zero.

Jannik Sinner in finale allo US Open: i numeri di un vero e proprio fuoriclasse

Fino a oggi, quando però Fritz affronterà la questione senza avere in alcun modo il ruolo del favorito. Sinner, infatti, è semplicemente lanciatissimo. Due soli i set persi dall’altoatesino: all’esordio con Mackenzie McDonald, in una situazione mentale che era notoriamente ed evidentemente fin troppo particolare, e poi nei quarti con Daniil Medvedev, nel match dall’andamento tanto particolare da finire 6-2 1-6 6-1 6-4. Quanto all’americano, sono quattro i parziali lasciati per strada: uno negli ottavi con Casper Ruud, uno nei quarti con Alexander Zverev e due in semifinale con Frances Tiafoe. E se con il norvegese non ha mai avuto timori reali, con il tedesco ha dovuto giocare un tie-break magnifico e con il connazionale ha rischiato ancor più nel quarto.

Quattro americani come avversari, finale compresa: un dato quasi difficile a immaginarsi o dirsi. A livello di US Open, prima di Sinner una cosa simile l’aveva dovuta fronteggiare Andre Agassi nel 2002, solo che il Kid di Las Vegas perse l’ultimo atto, che poi fu anche l’ultima partita di Pete Sampras. Qui non c’è pericolo di ultimi balli della carriera: Jannik con i suoi 23 anni di tempo ne ha, e Fritz, con i suoi 26, non è certo da meno.

Tornano alla mente, forse inevitabilmente, le parole di Sinner in un’intervista rilasciata quattro anni fa, in pieno periodo di pandemia, a Sky Sport 24. Dichiarò che (senz’aver ancora giocato il Roland Garros) lo Slam di New York era anche quello in cui più gli sarebbe piaciuto arrivare in finale, citando il rimbalzo leggermente più alto della palla. Detto, fatto: ora Jannik è lì, pronto a giocarsi quello che mai nessun italiano è riuscito a fare, e cioè vincere due tornei maggiori nello stesso anno. Il più vicino ad arrivarci in precedenza: Nicola Pietrangeli, che nel 1960 vinse il Roland Garros e a Wimbledon si fece sfuggire una grande occasione in semifinale contro un Rod Laver già fortissimo, ma ancora non con lo status di leggenda in movimento.

Sono due i precedenti tra i giocatori. Uno si giocò in un’edizione di Indian Wells autunnale, per spostamento provocato dai residui effetti delle questioni Covid: vinse Fritz con un netto 6-4 6-3, in un torneo che si rivelò essere privo di qualsiasi certezza. Sinner si prese la rivincita nei quarti del 2023, con un 6-4 4-6 6-4 che fece capire come i pezzi del puzzle stessero già iniziando ad andare al loro posto. Ci sarebbe voluto ancora qualche mese per l’esplosione definitiva, ma quella è giunta con un enorme fragore.

Ci sono alcuni numeri ulteriori da rimarcare: questa finale eleggerà il sedicesimo campione differente degli US Open in altrettante edizioni. Da quando Roger Federer ha chiuso la sua cinquina, infatti, nessuno si è più imposto due volte. Ed è, questo, un giorno importante anche in chiave italiana, perché si tratta dell’ottava finale Slam, comprendendo tutte le specialità del tennis, in cui c’è una componente tricolore: un numero mai raggiunto in nessuna epoca e che testimonia come si stia vivendo un’età dell’oro incrociata come sembrava impossibile accadesse fino a soltanto pochi anni fa.

Jannik Sinner arriva a questa finale, si diceva, con fiducia. E ce l’ha a buona ragione, perché ha potuto davvero affrontare tutte le condizioni possibili e immaginabili dell’Arthur Ashe Stadium. Primo pomeriggio, mattina calante, prima serata, sera inoltrata fino a scendere nella notte, umidità newyorkese che fa danni più del caldo. Può definirsi ormai pronto a tutto, e anzi lo è: a livello tattico, servirà impostare il piano di gioco in maniera abbastanza consueta (con qualche ovvio adattamento in funzione di uno come Fritz che quando può colpire in modo pulito crea dolori a tanti). Percentuali alte di prime, la solita capacità di usare la seconda come arma, un dritto che possa funzionare con costanza e soprattutto il fatto di avere qualcosa in più a livello di gioco complessivo.

E, in casa Italia, questo potrebbe diventare uno dei match di tennis più visti di tutti i tempi dalle misurazioni Auditel. Ad oggi il primato ce l’ha la finale delle ATP Finals tra Sinner e Novak Djokovic del 2023: tra Rai1 e Sky, quel match incollò alla tv ben 6.686.000 spettatori. Stavolta la combinazione chiaro-pay è con SuperTennis e Sky Sport, in un simulcast lungo tutto il torneo ufficializzato a pochi giorni dal via.

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