Tennis
Jannik Sinner, oltre gli US Open. Un 2024 da consacrazione che non è ancora finito
Oramai è tranquillamente possibile dirlo: Jannik Sinner si è consacrato. Non già come tennista di primissimo piano, perché quello già lo era nei tre anni tra il 2021 e il 2023, ma anche e soprattutto come campione in grado di mettere insieme una delle stagioni più impressionanti che il tennis ricordi. Due Slam, due Masters 1000, due ATP 500, un record di 55 partite vinte su 60. Per capirci, dopo 60 incontri e due Slam vinti questo è materiale riservato ai più grandi: sono solo McEnroe, Dokovic, Connors, Borg, Nadal, Federer e Lendl ad aver fatto meglio, con il primato che resta a Mac. E sarà imbattibile praticamente per sempre, perché quel 1984 da 59-1 nelle prime 60 non è umanamente replicabile (solo Djokovic ci è andato molto vicino nell’anno monstre 2011).
Con questo successo Sinner entra davvero in una dimensione diversa, quella di chi è qui per restare. Sono due Slam, i primi due della carriera. E l’ultimo ad aver vinto i primi due Slam della propria vita nello stesso anno è stato Guillermo Vilas, in quel 1977 per il quale in Argentina tanto hanno lottato (vanamente) per dargli il numero 1 a decenni di distanza e dopo calcoli di vario genere. Un anno straordinario per Jannik, che non è ancora finito visto che c’è ancora una parte di stagione che porta (almeno) a Torino, per le ATP Finals.
Ed è anche un anno che vede tornare il tema del tennis che si fa giovane: il 2024 è il terzo anno a età media più giovane dei vincitori Slam in Era Open dopo il 1974 e il 1985. In questo caso la media, che poi è quella di Sinner e Carlos Alcaraz, è di 21 anni e 11 mesi. Inoltre, con la notte di New York per la prima volta da trent’anni tutti i campioni dei quattro tornei maggiori hanno 25 o meno anni: nel 1994 toccò a Pete Sampras (due volte, Australian Open e Wimbledon), Sergi Bruguera (Roland Garros) e Andre Agassi (US Open). Proprio quell’Agassi che, ieri, ha premiato Jannik. Proprio quell’Agassi che, quando l’ATP mise insieme il video di congratulazioni per il numero 1 del classe 2001 di Sesto Pusteria, tirò fuori la metafora più geniale tra tutte, dato che gliela pose in questo modo: “Se l’Universo avesse in programma un torneo di tennis, la Terra sceglierebbe te”.
Sono state due settimane difficilmente paragonabili, per Sinner, anche in senso assoluto. La difficile gestione del caso di positività con assoluzione (per motivi evidenti, a lettura della sentenza, e corroborati da grandi quantità di dati pubblici emersi in ogni dove confermativi della linearità delle cose), poi l’altra parte da Jannik stesso rivelata durante la premiazione: la malattia di sua zia. Le parole di ieri hanno restituito ancora una volta, se ce ne fosse ulteriormente bisogno, una versione davvero umana di un ragazzo che, in campo, ha molto di superumano. Dopo gli Australian Open ha voluto evitare di tornare a festeggiare a Sesto Pusteria perché il paese era in lutto per tre persone morte in un incidente stradale nel Tirolo orientale. In quest’occasione ha voluto dedicare un pensiero a una persona che gli è davvero molto cara. E, come ha ricordato lui stesso, c’è sì il tennis, ma c’è anche la vita. Sono poche, notoriamente, le volte in cui Sinner parla del proprio mondo. Ma, spesso, sono volte significative, che aprono uno specchio sulla statura morale di quest’uomo di 23 anni che ha attraversato una tempesta e, a New York, è riuscito a farsene padrone.
Va poi rimarcato un altro dato che non si può assolutamente ignorare. E non è legato a Sinner, ma al tennis italiano in generale. Quest’anno, nel 2024, ci sono state finali Slam ovunque e in qualunque specialità. Otto, per la precisione, con il numero 1 del mondo, Jasmine Paolini, Sara Errani, Simone Bolelli e Andrea Vavassori. Con tre vittorie, le due di Jannik e quella newyorkese di Errani/Vavassori. Il massimo precedente si era verificato nell’età dell’oro del tennis femminile, quel 2012 da una finale in singolare di Errani e altre tre in coppia con Roberta Vinci. Una stagione, quella in corso, a dir poco splendida, e che potrebbe portare con probabilità anche piuttosto alte a giocatori e giocatrici alle rispettive Finals in ogni specialità. In buona sostanza, potenzialmente c’è in arrivo un novembre letteralmente infuocato per il tennis italiano.