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Monaco sull’infortunio di Berrettini: “Il problema è sempre lo stesso. Ha una fisicità particolare”

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Matteo Berrettini
Berrettini / Lapresse

Guido Monaco si è soffermato sull’infortunio con conseguente ritiro di Matteo Berrettini durante il match contro Arthur Fils nell’ambito del torneo ATP 500 di Tokyo: “Il problema sembra essere sempre lo stesso: alla fine del primo set ha indicato sempre il lato sinistro alto, all’altezza del costato. Lo abbiamo imparato a conoscere alle Finals e in altre circostanze in cui è saltato fuori: è un muscolo profondo, non è solo l’addominale che magari può essere un affaticamento. Mi sembra che sia qualcosa di profondo, che magari torna fuori anche per paura, lo abbiamo visto più volte preoccuparsi quando sente una minima fitta e oggi credo che abbia sentito qualcosa in più“.

Il telecronista di Eurosport ha poi proseguito, durante l’ultima puntata di Tennismania, trasmissione del canale YouTube di OA Sport: “Un grande peccato perché stavano giocando una grandissima partita, di un livello veramente alto, godo sempre tanto delle partite di Berrettini perché è l’unico giocatore che ragiona così a ogni punto, che riesce a risolvere problemi tattici con tante armi, si stava muovendo benissimo. Ha vinto il set perché l’altro non stava capendo cosa stava succedendo, poi si è ritirato e dobbiamo capire l’entità, se è stato precauzionale o se ha sentito qualcosa di più. È un problema di cui non puoi sapere molto a breve se non fai una risonanza“.

Il problema di Berrettini potrebbe avere ripercussioni in casa Italia in vista delle Finals di Coppa Davis:Quando lo convochi devi sempre fare questo pensiero perché la sua storia dice questo e purtroppo l’ipotesi dei quattro singolaristi a Malaga che io facevo prende abbastanza forma. Ha movimenti molto violenti su servizio e dritto, mettono sotto pressione la muscolatura e ha cercato di lavorare sulla fluidità del movimento del dritto, ma non è che puoi trattenerti. Negli ultimi mesi, tolta la flebite e qualche malanno, stava bene ed era in forma. Oggi viaggiava come un missile a destra e a sinistra, non c’era una scelta sbagliata e sono dispiaciuto perché io ho un debole e una predilezione per Berrettini perché ha tanto tennis e cervello, molto più di quello che gli viene riconosciuto dalla maggior parte delle persone. Madre natura ha remato un po’ contro Berrettini perché gli ha creato una fisicità strana: molto sottile negli arti inferiori e ingombrante nella parte superiore”.

Un passaggio anche su Flavio Cobolli e Matteo Arnaldi, anche in ottica Coppa Davis:In questo momento non c’è dubbio che Cobolli abbia in termini di crescita un vantaggio rispetto ad Arnaldi, ma siccome la differenza non è tanta dovremo vedere nei prossimi due mesi, senza dimenticare che Arnaldi in Davis ha dimostrato più di Cobolli fino a ora. Se vanno avanti così al momento delle scelte Cobolli potrebbe essere preferito, ma è un testa a testa, non vedo grande differenza“.

Lorenzo Musetti può avere delle possibilità di qualificarsi alle ATP Finals, a cui accedono i migliori otto tennisti della stagione? “Il quadro per le Finals è abbastanza chiaro: se guardi la classifica della Race fai fatica a pensare che i primi sette non entrino, cioè fino a Rublev. Se Djokovic gioca bene a Shanghai entra anche lui, ma poi vediamo se va a giocare. De Minaur al momento è ottavo e non si è ripreso bene dall’infortunio a Wimbledon, ma se è qualificato ci va comunque, abbiamo visto l’anno scorso con Tsitsipas che ha fatto una figuraccia. Dimitrov ora salta un torneo, ma ora va verso una parte di stagione a lui positiva. Hurkacz è rientrato troppo velocemente, Tsitsipas è un’incognita totale e sarei sorpreso di vederlo tra gli otto, poi Tiafoe è praticamente appaiato a Musetti, poi Rune, Draper e Shelton hanno la stessa situazione di Musetti. Sulla carta Musetti è il meno attrezzato per l’indoor e il cemento, che è la superficie da lui meno preferita. Musetti deve provarci, tutto quello che ha dimostrato negli ultimi mesi è significativo: da tre mesi a questa parte sta diventando un top player, anche nel modo di stare in campo”.

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