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MotoGP, volatilità immediata, stabilità nel lungo periodo. Il paradosso di un Mondiale thrilling

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Bagnaia Martin / IPA Sport

Volatilità nell’immediato, stabilità nel lungo periodo. È questo il paradosso da cui è caratterizzata la fase corrente della MotoGP. Il distacco tra Jorge Martin e Francesco Bagnaia fluttua di continuo, ma gli equilibri in realtà non si modificano. Anzi, l’equilibrio, al singolare, perché tale è il connotato principe della sfida per l’Iride.

Gli spostamenti di punti si conteggiano sovente in doppia cifra sulla giornata secca, ma sono minimi nell’arco dell’intero weekend. Verrebbe addirittura da dire trascurabili, perché il duello è talmente intenso (e aperto a qualsiasi soluzione) da rendere risibile il distacco attuale. L’ultimo fine settimana in cui sono veramente state cambiate le carte in tavola, è stato quello d’Aragona.

Da quel momento, Martinator e Pecco sono ingaggiati in un violento scambio di colpi, nel quale si fanno male vicendevolmente, senza tuttavia che l’uno riesca a realizzare una minima sequenza in grado di mandare l’altro al tappeto. Barcollano a turno, ma nessuno dei due cede, reagendo con prontezza alle botte subite. L’ultimo esempio lo ha fornito lo spagnolo, dominando il Gran Premio d’Indonesia dopo lo scivolone nella Sprint.

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Chiaramente, il peso specifico di ogni episodio è destinato ad aumentare mano a mano che ci si avvicinerà alla bandiera a scacchi del 17 novembre. Però, dove e quando arriverà il colpo del K.O. (se arriverà, beninteso) è impossibile dirlo. Motegi, Phillip Island, Buriram, Sepang e Valencia sono cinque round pieni di incognite, meteorologiche e non solo.

Oltre all’abilità di trovare il giusto set-up e alle bizze del meteo, bisogna ricordarsi come Martin e Bagnaia non corrano da soli. Si stanno muovendo in una sorta di “fossa dei leoni”, dove non esistono alleati, neppure se cavalcano una moto con la medesima carena. Arriveranno dei Diktat a Enea Bastianini o Franco Morbidelli? Anche questa è una variabile da considerare.

Il “fattore umano” conterà tantissimo, ma non solo relativamente a Jorge e Pecco. Ci saranno anche tutti gli avversari (capitanati da un Marc Marquez sicuramente libero da qualsiasi vincolo) ed eventualmente i team manager a recitare un ruolo, nel bene o nel male, nel finale di questo avvincente thrilling di cui è impossibile prevedere l’esito.

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