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Olimpiadi degli Scacchi al via domani a Budapest. Presenti i big, Italia per salire. E c’è un (pesante) caso Russia

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Carlsen / FIDE / Lennart Ootes

Si terranno a partire da domani (oggi c’è la cerimonia di apertura) le Olimpiadi degli Scacchi, che giungono alla loro quarantacinquesima edizione Open e trentesima femminile (anche se la numerazione è accorpata). La sede di quest’anno è Budapest, capitale dell’Ungheria, che ospiterà i Paesi in gara fino al 23 settembre. Presente larga parte dei big mondiali, tra cui Magnus Carlsen, Fabiano Caruana, l’attuale numero 1 indiano Arjun Erigaisi e i due contendenti per il titolo mondiale, il detentore Ding Liren e lo sfidante D Gukesh, che si incontreranno a Singapore dal 20 novembre al 15 dicembre. Situazione più strana al femminile, dove, per un motivo o per un altro, mancano tutte le prime 8 del ranking mondiale.

Si comincia dal mettere in chiaro l’ovvio: nonostante la presenza di Carlsen, la Norvegia non può certo definirsi favorita. Parte da outsider, come sesta nella lista delle partecipanti per forza complessiva. A guidare, con una media rating ELO di 2757 (e senza Hikaru Nakamura) ci sono gli Stati Uniti, forti di Fabiano Caruana, Wesley So, Leinier Dominguez Perez, Levon Aronian e Ray Robson. Molto dipenderà dalle performance di Caruana, perché in altrimenti caso sarà l’India a godere dei favori del pronostico con l’avanzata dei giovani di grido: Vidit Gujrathi, Praggnanandhaa, D Gukesh ed Arjun Eerigaisi. Particolare la strategia di mettere il “meno forte” (Vidit, e molto tra virgolette, visto che ha un ELO di 2720) in prima scacchiera e il più quotato in quarta.

A proposito di disposizione delle scacchiere, la Cina non ha al momento Ding Liren come miglior giocatore. Il Campione del Mondo, infatti, è al momento numero 2 nazionale con 2736 dato che non è mai tornato ai livelli del match mondiale 2023, e Wei Yi lo ha superato a quota 2762. La scelta, però, è di avere Ding Liren in prima scacchiera e Wei Yi in seconda. Quanto all’Uzbekistan, quarta forza per ELO medio con Nodirbek Abdusattorov da giocatore più rappresentativo, è il capitano che fa rumore: Vladimir Kramnik, che ultimamente ha speso parecchio tempo a vedere imbrogli e quant’altro online a destra e a manca attraverso molteplici canali web. Naturalmente attenzione al ricco nugolo di sorprese in giro per il tabellone: Germania, Inghilterra, Ungheria, Iran (con Grischuk capitano), Polonia e Azerbaigian (qui il capitano è Radjabov).

In campo femminile, come si diceva, mancano non solo le prime otto del mondo, ma anche nove delle prime dieci: non ci sono le quattro cinesi (Hou Yifan come caso a parte più Ju Wenjun, Tan Zhongyi e Lei Tingjie), Goryachkina e Lagno perché la Russia non può giocare e Humpy Koneru perché non è in gara per l’India, comunque favorita numero uno grazie alle presenze di Harika Dronavalli e Vaishali Rameshbabu (la sorella di Praggnanandhaa) prima di qualunque altra cosa. Seguono la Georgia di Nana Dzagnidze, poi la Polonia, una Cina con più volti nuovi (come Zhu Jiner) e l’Ucraina con Ushenina, Osmak e Buksa, ma senza le Muzychuk.

Veniamo al capitolo Italia: la squadra Open (capitano l’olandese Loek van Wely) parte con Daniele Vocaturo, Lorenzo Lodici,  Luca Moroni, Francesco Sonis e Sabino Brunello con l’obiettivo di far meglio del 25° posto di Chennai nel 2022. Per quanto riguarda il capitolo femminile (capitano Roberto Mogranzini), per l’Italia gareggiano Marina Brunello, Olga Zimina, Tea Gueci, Elena Sedina e Giulia Sala, con quest’ultima, classe 2007, al suo debutto in azzurro. Si riparte dal 16° posto europeo.

Veniamo al format: si giocheranno 11 turni con un solo giorno di riposo, il 17 settembre, con inizio alle ore 15:00 tranne l’ultimo giorno (il 23) in cui si inizierà alle 11:00. Cadenza di gioco fissata ai 90 minuti per giocatore per le prime 40 mosse, poi 30′ a testa per finire. Sin dalla prima mossa c’è l’incremento, ogni volta, di 30 secondi. Salvo tripla ripetizione di posizione e sue affini, non ci si può accordare per la patta prima della 30a mossa. La classifica: per ogni vittoria ci sono 2 punti, per il pareggio 1, per la sconfitta 0. con vari spareggi tecnici a seguire. Per ogni match si giocano 4 partite su altrettante scacchiere, con possibilità di ruotare i giocatori (un tempo, anzi, i chiamati erano sei, poi sono stati ridotti a cinque).

A Budapest, però, non soltanto di scacchi giocati si parla. C’è di mezzo anche la questione del congresso della FIDE, che è già al centro di un caso di rilievo. La federazione nazionale del Kirghizistan, presieduta da Babur Tolbaev, ha infatti fatto inserire all’ordine del giorno, tra gli argomenti, la richiesta di ripristinare tutti i diritti di Russia e Bielorussia, attualmente sotto sospensione in virtù della guerra mossa dalla Russia contro l’Ucraina e dell’appoggio a questa della Bielorussia. A oggi, russi e bielorussi (quando non hanno cambiato Paese da rappresentare) non possono competere con la loro bandiera, ma in genere sotto quella della FIDE. Russo è il presidente FIDE, Arkady Dvorkovich, un passato molto vicino a Putin; detta Federazione internazionale ha spesso chiuso un occhio (o anche tutti e due) di fronte a eventi tenutisi sotto egida russa in Crimea e altri territori occupati. Un fatto che la stessa commissione etica della FIDE ha dichiarato illegale. Quella stessa commissione etica per cui è candidato il già citato Tolbaev.

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