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Ciclismo
Petacchi rincuora Milan: “Può fare la storia del ciclismo. Tiberi deve ancora dimostrare tanto”
Fresco di accordo come Team Manager dell’ambiziosa e storica Padovani, abbiamo raggiunto telefonicamente l’ex velocista Alessandro Petacchi per parlare degli ultimi appuntamenti di questa stagione, partendo dai recenti Europei, nel Limburgo: “Se l’Italia avesse vinto ci sarebbero stati solo commenti positivi, si fa sempre il processo perché è mancato il risultato. E’ una volata che è andata male, sicuramente il podio sarebbe stato alla sua portata. Si possono sbagliare le valutazioni durante la volata, la corsa però l’hanno gestita da grande Nazionale sapendo di essere una delle favorite“.
L’Italia agli Europei ha dimostrato che sa ancora dominare una corsa tatticamente. Poi però cosa è mancato al momento di finalizzare? Che errore è stato commesso?
“Trentin ha fatto un’ottima azione, Ballerini è stato bravo a chiudere sul Belgio che stava risalendo, ma aveva già speso e non appena si è spostato sulla sinistra, il Belgio – che è stato a ruota – è riuscito a passare non avendo speso tutte le energie nel corso della giornata. Milan in volata è rimasto chiuso e quindi ha fatto fatica a trovare il suo spazio e credo che sia successo anche perché c’era vento contrario e quindi da dietro è più facile risalire”.
Pogacar sembra già in forma per il Mondiale dopo la vittoria di Montreal. Come fa a preparare ogni singolo appuntamento alla perfezione?
“Tadej è un fuoriclasse e non lascia niente al caso. Dopo il Tour ha continuato a lavorare cercando di mantenere il ritmo gara. Il motore sta andando bene, ma penso che non sia ancora nelle condizioni migliori. Ha fatto una gara all’attacco e gli è servita per fare fuori giri e quindi allenarsi in vista dell’appuntamento iridato”.
In un ipotetico duello tra Pogacar ed Evenepoel al Mondiale, vedi vincitore lo sloveno perché superiore in caso di arrivo allo sprint?
“Con un arrivo a due è sicuramente avvantaggiato Pogacar, è più scattista rispetto a Evenepoel, ma dipenderà tanto anche dalle gambe dopo tutti quei km”.
Ganna è arrivato con il fiatone dopo le Olimpiadi. Il calendario spreme troppo i corridori? O alla sua età deve iniziare a fare delle scelte?
“Per Ganna è stato un anno importante e faticoso, ma non è facile mantenere la migliore condizione tutta la stagione. Filippo ha anche un’altra età rispetto ai giovani di oggi – e non dico che sia vecchio – ma è qualche anno in più che è professionista e ora può essere arrivato ad un punto dove ha bisogno di riposare“.
Per l’Italia c’è l’amarezza che gli Europei fossero l’unica gara di un certo peso che si poteva provare a vincere nel 2024. Le Classiche Monumento e i Grandi Giri ci sono preclusi, così come il Mondiale. Pensi che il ciclismo stia perdendo sempre più appassionati dopo i tanti anni di anonimato?
“Alle corse c’è sempre tanta gente sulle strade e gli appassionati sono tanti. E’ chiaro che se avessimo un corridore italiano di riferimento sarebbe meglio, ma è un momento generazionale e non abbiamo un fuoriclasse. Abbiamo un velocista forte come Milan, ci può essere qualcosa che dobbiamo mettere a posto, gli errori si fanno e le volate si sbagliano, ma credo che possa diventare un corridore che scriverà la storia di questo sport”.
Giulio Pellizzari, dopo un buon Giro d’Italia, è praticamente sparito dai radar e ha partecipato solo a corse di terza fascia. Le squadre Professional, con il loro calendario obbligato, sono ancora la soluzione migliore per la crescita di un giovane?
“Se uno juniores che è un talento e passa professionista non ci vedo niente di male, a patto che possa fare un calendario tranquillo per cominciare ad ambientarsi tra i grandi. Ci sono ragazzi che non hanno invece la maturità, fisica e mentale, di poter passare e quindi sarebbe meglio fargli fare un paio di anni in più come dilettante per poi passare professionista. Quando si passa professionisti si è soli, bisogna imparare a gestirsi e non è una cosa scontata. Abbiamo visto tanti ragazzi tornare indietro e tornare in una squadra Professional per fare ancora qualche anno. Spesso affrettare i tempi può essere un errore e quindi avere squadre che ti permettono di crescere e di correre in qualche corsa con i professionisti può essere di grande aiuto”.
Anche Antonio Tiberi, dopo un buon Giro d’Italia, non ha più ottenuto risultati di rilievo: alla Vuelta si è ritirato mentre era in corsa per il podio. C’è però la sensazione che il livello dei super big sia ben altro: tu che ne pensi?
“Tiberi è un buon corridore con dei buoni valori e il risultato al Giro è sicuramente un segnale incoraggiante. Per l’Italia e il movimento è un messaggio importante, e questo ci fa ben sperare. Alla Vuelta non poteva essere competitivo, non ha avuto un avvicinamento facile e quindi ha pagato. Ciò che ha fatto al Giro è sicuramente un segnale importante e questo può essere un buon punto di partenza. Speriamo di poterlo vedere sul podio l’anno prossimo, probabilmente ci sarebbe riuscito anche quest’anno se non ci fosse stato l’incidente ad Oropa”.
Considerando le caratteristiche di Antonio Tiberi, sarebbe un errore se RCS non prevedesse un percorso con tanti chilometri a cronometro?
“Le salite ci sono, è chiaro che Tiberi ha un vantaggio a cronometro, ma disegnare per Tiberi un Giro adatto a lui mi sembra azzardato. E’ chiaro che se viene Pogacar al Giro, e il suo grande obiettivo è il Tour, non vuole spendere tantissimo e quindi è stato un percorso utile per testarsi in visto del suo grande obiettivo di stagione. E poi stiamo parlando sempre di Pogacar… Tiberi deve ancora dimostrare”.
Secondo te Pogacar, visto il livello della Vuelta, ha perso un’occasione forse irripetibile per realizzare la Tripletta dei Grandi Giri nello stesso anno?
“Secondo me la testa, dopo il Tour, è sul Mondiale. Il percorso è adatto a lui ed è uno dei grandi favoriti per l’appuntamento iridato. Da qui al Mondiale penso che farà tutte corse di un giorno per abituarsi”.
Si vocifera di Vingegaard al Giro d’Italia 2025: la Corsa Rosa ha ritrovato definitivamente appeal?
“Quando un grande campione sceglie di venire al Giro è sicuramente qualcosa di grande. Penso che Vingegaard possa usare la Corsa Rosa per tornare al 100% della condizione per poi presentarsi al meglio al Tour”.