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Rugby, gli All Blacks non sono più l’armata imbattibile. Ma la colpa non è solo di Robertson

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Tupou Vaa'i
Vaa'i / LaPresse

Si è conclusa la The Rugby Championship con il trionfo del Sudafrica, che battendo l’Argentina si è laureato campione. Al secondo posto si è classificata la Nuova Zelanda, ma per gli All Blacks si è trattato di un torneo poco convincente, con la squadra che si è confermata non devastante come in passato.

La Nuova Zelanda sta ancora pagando il doloroso ko in finale agli ultimi Mondiali e dopo un’estate vincente, ma con due successi di misura contro l’Inghilterra, la gestione di Scott Robertson non ha ancora convinto. Il ko all’esordio contro l’Argentina è stato uno shock per gli All Blacks, ma a fare male sono state le due sconfitte proprio contro il Sudafrica che già li aveva battuti nella finale iridata.

Le due vittorie finali contro l’Australia sono servite a raggiungere il secondo posto, ma visto l’attuale stato dell’arte dei Wallabies non si può certo parlare di due successi che possono cambiare lo stato delle cose. In vista dei test match di novembre Scott Robertson dovrà trovare la quadra per provare a vincere in casa di Inghilterra, Irlanda e Francia (oltre a Giappone e Italia).

E la Rugby Championship ha messo in evidenza alcune individualità da cui ripartire. Guardando alla trequarti i nomi da tenere d’occhio sono quelli di Caleb Clarke, devastante contro i Wallabies, del ritrovato Anton Lienert-Brown e di Will Jordan. In mischia, invece, è Ardie Savea da cui la Nuova Zelanda deve ripartire.

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