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Aziz Abbes Mouhiidine: “Giudici incompetenti e in malafede. Senza gli affetti sarei finito in un abisso”
Una delusione lacerante. Da favorito n.1 della categoria dei pesi massimi alle Olimpiadi di Parigi 2024 alla prematura eliminazione sin dagli ottavi di finale a causa di un verdetto che OA Sport definì “senza dignità e vergogna”. Aziz Abbes Mouhiidine ha vissuto settimane infernali: troppo arduo metabolizzare una simile ingiustizia che ha reso vani anni di abnegazione e sacrifici. La tentazione di mandare tutto al diavolo si è insinuata nella mente, ma ha lasciato progressivamente spazio ad una furibonda voglia di rivincita. Grazie agli affetti più cari, il fuoriclasse campano è riuscito ad evadere con pazienza da quel tunnel profondo in cui era precipitato. Adesso è pronto a ricominciare, lanciandosi con entusiasmo nella nuova avventura nel mondo dei professionisti. E con la fiamma dell’oro olimpico che non si è ancora spenta del tutto.
Abbes, ritorniamo sull’incontro incriminato.
“La prima ripresa era stata equilibrata, anche se l’uzbeko era da richiamare per quella testata che non era stata involontaria, l’abbiamo vista e rivista tante volte. Non ha portato colpi mentre avanzava con la testa e mi ha provocato un taglio importante, usciva tanto sangue. L’arbitro doveva fare qualcosa, anche perché era una prima ripresa sul filo del rasoio. Si è creata una bella ferita. In seguito lui ha messo a segno due colpi in tutto nelle ultime due riprese, e voglio essere largo: non ha cercato il combattimento, non ha fatto nulla né tecnicamente né tatticamente. Ha pensato solo a mantenere il vantaggio del primo round. Dopo di me per l’uzbeko il cammino è stato in discesa, in finale si è ritrovato un azero che era già appagato per la medaglia vinta dopo aver battuto il cubano La Cruz“.
A questo punto non ci sono più dubbi sulla malafede dei giudici?
“Dopo due finali mondiali perse in quel modo, ero convinto che alle Olimpiadi non avrebbero potuto farmi una cosa del genere. Ero tranquillo, sicurissimo, pensavo che non avrebbero mai potuto fregarmi. Ora ci credo alla cattiveria dei giudici e all’ignoranza. È inaccettabile quello che è accaduto. Il Mondiale si fa ogni due anni, ma le Olimpiadi sono le Olimpiadi. Non possono sfumare in questo modo non per colpa tua, ma per una incompetenza dei giudici, perché poi si è visto anche in altri incontri”.
Incompetenza o malafede?
“Sono incompetenti un 60%, ma c’è anche la malafede. L’Uzbekistan è forte, ma non si è mai visto che vincessero 5 ori su 7 categorie. Poi è una nazione filo-russa. Viene da pensare: ‘Non ci siamo noi, ma vincono quelli come noi’. Per forza arrivi a pensare che c’è lo zampino di qualcuno. Gli arbitri alla fine erano quelli di seconda/terza categoria dell’IBA, il CIO non ha creato una nuova classe arbitrale come aveva detto. In pratica hanno preso quelli che hanno lasciato l’IBA. Il CIO non ha fatto nulla per il pugilato, gli arbitri sono rimasti quelli di prima. Non è cambiato niente“.
Non deve essere stato semplice reagire dopo aver visto andare in frantumi in questo modo i sacrifici di anni di lavoro e allenamenti.
“È stato un momento veramente brutto, mi è caduto il mondo addosso. Ero proprio il papabile per l’oro olimpico e invece ho disputato un solo match. Però la mia fidanzata Federica, mia mamma Emilia e il mio maestro Gennaro Boffa mi hanno aiutato a rialzarmi. ‘Ora metti alle spalle Parigi, per l’oro ci riproverai alla prossima’. Senza di loro non ce l’avrei fatta, sarei caduto in un abisso: è stato atroce“.
Come hai vissuto le settimane successive?
“Io dopo i Giochi mi sono proprio allontanato dal mondo del pugilato, mi era passata anche la voglia di allenarmi. È subentrato quasi un odio verso questo sport, che poi è passato man mano“.
Adesso si apre un nuovo capitolo.
“Il mio percorso tra i dilettanti è chiuso. Ci sarà la parentesi di Los Angeles 2028, ma da ora io sarò professionista. L’uzbeko ad esempio ha vinto a Parigi da professionista. Da regolamento puoi disputare sino ad un massimo di 20 match da professionista e disputare comunque le Olimpiadi. Sicuramente studieremo bene la situazione insieme al manager ed ai promoter. Io voglio raggiungere l’oro olimpico. Ma bisogna vedere quale sarà il progetto che mi porterà verso le cinture di campione del mondo. È tutto da vedere. Bisogna andare per gradi“.
In quale categoria di peso passerai professionista?
“Nei cruiser. In questo momento c’è l’australiano Jai Opetaia che è campione del mondo di tre cinture, però non ci sono mostri sacri“.
Con chi firmerai il contratto da professionista?
“L’accordo ancora non c’è ancora al 100%, però siamo in contrattazione sia con l’Inghilterra sia con l’Arabia Saudita“.
Il non aver vinto l’oro olimpico pensi che abbia ridotto le aspettative nei tuoi confronti in vista del passaggio tra i professionisti?
“Penso che le aspettative non siano calate, perché non ho perso per il mio valore, ma perché ho trovato una giuria discutibile. Io rimango sempre umile, l’uzbeko è un bravissimo ragazzo, l’ho applaudito, ma sicuramente il mio valore il pubblico del pugilato lo conosce“.
Tra i professionisti dovrai apportare dei correttivi al tuo pugilato.
“Il mio stile spettacolare e bello da vedere cercherò sempre di tenerlo. Però sicuramente ci saranno delle cose da personalizzare, come per il discorso della gestione dei round. Io ho già combattuto anche sulle sei riprese. In allenamento mi alleno sempre su tante riprese. Ho già fatto da sparring partner a Joshua e Briedis, mi è servito molto. Cambierà tutto: il numero dei colpi, la potenza, la qualità“.
La Federazione come potrà aiutarti in questo nuovo cammino?
“La Federazione fa già tantissimo, mi trovo nel gruppo sportivo delle Fiamme Oro. Quello che dovrà fare bene sarà avvicinare gli amanti del pugilato e creare nuovi idoli che generino interesse verso questo sport“.