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Combinata nordica
La combinata nordica diventa tragicomica. Sull’orlo dell’esclusione olimpica, annuncia le prime gare di volo della storia…
Il termine “Tragicommedia”, intuitiva crasi fra “tragedia” e “commedia”, indica uno scenario capace di fondere le due situazioni opposte. È esattamente quanto sta avvenendo nella combinata nordica, dove ormai la realtà supera la fantasia. Vale la pena di ricordare come la disciplina, inserita nel programma dei Giochi olimpici invernali sin dall’edizione inaugurale, rischi seriamente di essere esclusa dalla famiglia a Cinque cerchi.
Non vi è nessuna garanzia che questo sport sia parte integrante dell’edizione 2030, poiché la competitività globale si sta riducendo sempre più. Gli Stati Uniti, un tempo nazione di vertice, sono diventati un Paese marginale. Addirittura, nei mesi scorsi, la federazione americana ha annunciato di non avere fondi a sufficienza per proseguire la collaborazione con quella norvegese, alla quale si era agganciata nel tentativo di recuperare il terreno perso.
Il Giappone, altro movimento blasonato, sta attraversando una fase difficile. L’ultimo combinatista capace di fare realmente la differenza è stato Akito Watabe, tuttora in attività, ma ormai trentaseienne e inevitabilmente avviato sul viale del tramonto agonistico. I ricambi latitano e chi potrebbe essere il nuovo punto di riferimento della squadra – ovverosia Ryota Yamamoto – fatica a compiersi, soprattutto a causa di ripetuti problemi fisici.
La combinata nordica sta viepiù diventando un giocattolo in mano a tre nazioni, tutte europee. Norvegia, Austria e Germania. Chi una volta era allo stesso livello ha perso il passo e non riesce a recuperarlo. È ovvio che agli occhi del Cio (e non solo) questa disciplina sia diventata un “ramo secco”, pronto a essere tagliato da un momento all’altro se non dovesse dare alcun germoglio.
Mentre la cesoia del Comitato Olimpico Internazionale è prossima a chiudersi, il management della NoKo (come viene colloquialmente chiamata da chi tira le fila) trova il tempo di annunciare al pubblico la nascita delle prime gare di sempre su trampolino di volo. L’evento si terrà nel 2026, in Austria.
La Coppa del Mondo ormai ha 40 anni di storia. Mai, prima d’ora – neppure ai tempi d’oro – si era pensato di disputare competizioni su questo genere d’impianti… E ci sarà una ragione! In pratica, si andrà a gareggiare in un contesto delicato anche per gli specialisti del salto (alcuni preferiscono disertare i Flying Hills). Figuriamoci cosa può rappresentare un impianto di volo per chi specialista non è.
Non è poi chiaro quale sarà il format di gara. Una gundersen o una mass start avvantaggerebbero oltremodo gli atleti con qualità sul trampolino. Viceversa, una compact vanificherebbe completamente il senso di disputare il salto su un trampolino di volo, perché conterebbe solo la posizione di partenza dopo il primo segmento di gara, in barba alle abilità di ognuno!
Insomma, sembra quasi si voglia cercare il colpo a effetto per far parlare di sé, indipendentemente dall’efficacia dello stesso, oppure delle implicazioni che determinate decisioni possono avere. È come se il padrone di un edificio pericolante e dalle fondamenta marce annunciasse in pompa magna la decisione di ritinteggiare i muri, rendendoli rosso fiammante.
Va così, la combinata nordica del 2025, incapace di trovare comitati organizzatori che recuperino tappe cancellate, ma entusiasta della sua premiere su trampolino di volo. Al momento ancora ipotetica, ma anticipata ufficialmente.
Bisogna sempre ricordarsi che esistono due categorie di tragicommedia. Tragedie con venature comiche, ma pur sempre tragedie; oppure drammi dal lieto fine. A quale dei due fenotipi apparterrà la Kombinert?