Formula 1
F1. Ferrari, la rimonta nel Mondiale costruttori è impossibile? Baku e Singapore colpi durissimi, resta un lumicino di speranza
Sono 75 i punti di ritardo della Ferrari dalla McLaren nel Mondiale costruttori. Nel mezzo, 41 lunghezze dietro al Team di Woking e 34 davanti alla Scuderia di Maranello, c’è la Red Bull. Il Cavallino Rampante nel mese di settembre aveva riacceso le proprie speranze di lottare per l’Iride riservato alle squadre, ma l’Azerbaigian e Singapore sono stati due colpi durissimi, verosimilmente fatali.
Andando ad analizzare l’andamento della stagione, si noterà come le Rosse abbiano costantemente guadagnato terreno sulle monoposto papaya dal Bahrain a Montecarlo. Le prime otto gare hanno visto Ferrari marcare 68 punti più della McLaren. Poi, dal Canada, i rapporti di forza si sono capovolti, poiché si registra un sonoro +143 in favore di Woking!
Niente di nuovo, sappiamo come la struttura diretta da Andrea Stella abbia “cambiato passo” in estate. Già il dato di cui sopra, dovrebbe far riflettere in merito alla possibilità concreta di realizzare un’ipotetica rimonta. Colpisce, però, come Baku e Marina Bay abbiano rappresentato un pesantissimo uno-due, forse decisivo per spegnere qualsiasi velleità ferrarista.
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Sia sul Mar Caspio che all’Equatore McLaren ha guadagnato 20 punti o più su Ferrari. In precedenza, swing così ampi si erano avuti solo in Canada e in Ungheria. Dopo Monza, dove era stato rosicchiato qualcosa, sarebbe stato imperativo proseguire sulla stessa falsariga nei due tracciati urbani. Possibile, ma gli incidenti di Sainz e le ingenuità di Leclerc – seppur totalmente differenti per genesi e natura – hanno comportato un fio salatissimo.
A giudicare dalle performance in gara, il Cavallino Rampante avrebbe potuto tenere testa al Papaya Team, restandogli in scia nella speranza di almeno un passo falso. Viceversa, quei passi falsi, sono già stati compiuti proprio da chi deve rimontare e ora si ritrova in una situazione apparentemente disperata. Di quella speranza riaccessa a Monza resta un lumicino, vivo grazie all’aritmetica più che alla pragmatica.