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F1, il segreto della McLaren è l’efficacia degli upgrade. A Woking non sbagliano mai un colpo

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Lando Norris / Foto: Pier Colombo

Quanto esposto nella giornata di ieri, legato alla pausa autunnale della Formula 1 – lunga quanto quella estiva, ma con la differenza di poter essere sfruttata per lavorare alacremente sugli aggiornamenti da apportare alle monoposto – genera una riflessione sulla metamorfosi della McLaren, issatasi dal ruolo quarta forza recitato a inizio stagione a quello di potenza egemone.

Apparentemente, un miracolo. Cionondimeno, tutti sappiamo come l’ingegneria abbia basi concrete e tangibili. Se si tramuta l’acqua in vino, o si resuscita una monoposto (apparentemente) morta come la MCL38, ci devono essere ragioni comprensibili dall’intelletto umano. Quali? Ebbene, a ben guardare, il segreto del Team di Woking è rappresentato dall’efficacia delle evoluzioni implementati sulla propria auto.

Se si ripercorre l’andamento della stagione, si noterà come la McLaren abbia fatto un passo avanti ogni volta che ha presentato un upgrade. A Woking sono arrivati al punto di essere indecisi se portare in pista ad Austin l’ultimo “pacchetto”, oppure se seguire la filosofia dell’“if it works, don’t fix it” (se funziona, non aggiustarlo), tale è stata la superiorità della MCL38 a Singapore.

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La dinamica “evoluzione = miglioramento” dovrebbe essere scontata, invece non lo è affatto. Pensiamo a quanto accaduto in casa Red Bull, Ferrari e Mercedes. Immancabilmente, una serie di aggiornamenti si è rivelata controproducente, tanto da dover essere scartati o ripensati. Il Drink Team ha scoperto tutta una nuova serie di magagne dovute alle novità portate a Zandvoort, il ‘pacchetto Montmelò’ delle Rosse si è rivelato un fiasco, la Mercedes è ri-crollata dopo aver modificato il fondo.

Al contrario, la McLaren non sbaglia un colpo. Ogni cartuccia sparata in termini di upgrade fa centro, a differenza di quelle delle concorrenti dirette, talvolta totalmente fuori bersaglio. Quali siano le ragioni di questa efficacia non è dato a sapersi, bisognerebbe farsi un viaggio tra gli ingegneri di Woking, Milton Keynes, Maranello e Brackley per capirlo. Di certo c’è che è questo “il segreto” dei Cigni papaya, solo pochi mesi fa “brutti anatroccoli”.

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