Formula 1

Per la Ferrari il Mondiale costruttori non è più un sogno, bensì un obiettivo

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Sainz - Eric Alonso/DPPI / IPA Sport 2 / IPA

Indipendentemente da quello che sarà l’esito di questo Mondiale, è innegabile come il 2024 rappresenti una svolta radicale rispetto agli ultimi anni della Ferrari. Per la prima volta da tempo immemore, la Rossa chiude una stagione “in crescendo” anziché “in calando”.

Trovare un Cavallino Rampante realmente competitivo tra gli Stati Uniti e il Messico è una rarità, soprattutto se posto in relazione a quanto accaduto nei GP precedenti. Potrebbe essere davvero il segnale di come a Maranello si sia finalmente risolto il grande male degli ultimi lustri, ovverosia l’inefficacia nello sviluppo della monoposto.

In generale, si ha la conferma di come la stagione corrente sia soggetta a fluttuazioni marcate nei valori in campo. Si può passare dal ruolo di prima a quello di quarta forza nell’arco di poche settimane, dinamica pressoché impossibile nel recente passato. Tutto di guadagnato a favore di spettacolo e incertezza, perché finalmente la F1 è tornata a stupire.

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Si è andati avanti per anni con valori pressoché cristallizzati da marzo a dicembre, uno scenario che nel 2024 è stato spazzato via dai continui stravolgimenti di competitività. Con quattro gare ancora da disputare, è lapalissiano che Ferrari, ora a -29 dalla McLaren nel Mondiale costruttori, possa legittimamente coltivare il sogno di vincere il titolo riservato ai team.

Anzi, la terminologia è cruciale se si vuole veicolare un messaggio. Al bando retorica e scaramanzia. Spezzare l’astinenza iridata, che si prolunga ormai dal 2008, non è più un sogno. Si tratta di un obiettivo alla portata, in grado di cambiare completamente i connotati di un 2024 ancora tutto da scoprire.

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