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La America’s Cup torna ad Auckland? New Zealand sonda il terreno con il governo: Dalton pone le condizioni

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Team New Zealand
New Zealand / America's Cup

Team New Zealand sta decidendo dove e quando disputare la prossima edizione della America’s Cup, dopo aver conquistato il trofeo sportivo più antico del mondo per la terza volta consecutiva. Sono passate un paio di settimane dal sigillo nelle acque di Barcellona e ormai lo scenario sembrava designato, con Valencia in pole position per ospitare la massima competizione velica nel 2026 o nel 2027, ma nelle ultime ore sono cresciute le quotazioni di un ritorno ad Auckland.

I Kiwi potrebbero decidere di difendere la Vecchia Brocca nel loro golfo di Hauraki, come ha dichiarato il CEO Grant Dalton in un’intervista concessa alla testata neozelandese Stuff: “Il messaggio è semplice: siamo assolutamente sinceri nel dire che se possiamo portare a casa questa coppa, lo faremo“. Il sodalizio oceanico sarebbe infatti in trattativa per valutare un’offerta congiunta tra settore pubblico e privato.

L’amministratore delegato ha infatti affermato che Team New Zealand non vuole togliere il denaro pubblico da sanità, istruzione e trasporti, ma che i fondi già stanziati per la promozione del turismo, la ricerca e lo sviluppo potrebbero essere un’opzione. Grant Dalton ha fatto capire che servirebbe però anche l’intervento economico di qualche privato, come è successo a Barcellona dove c’è stato un investimento complessivo di 130 milioni di dollari: “L’investimento dei privati deve essere fatto senza secondi fini e senza cercare di impossessarsi della squadra, ma soltanto per il genuino scopo di riportare la Coppa America in Nuova Zelanda“.

Il CEO ha ribadito che la priorità rimane quella di ottenere un accordo che garantisca alla squadra di organizzare una campagna vincente, contro rivali sostenuti da ricchi assegni: “La chiave è che la squadra sia in grado di vincere. La squadra sarà sempre il motore principale di tutto. Mi viene in mente una frase di Kennedy: abbiamo scelto di andare sulla luna non perché è facile, ma perché è difficile“. Si attendono delle risposte entro Natale, per poi decidere davvero il da farsi.

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