Vela
L’astro nascente Medea Falcioni: “Sogno di entrare in Luna Rossa. Sto bruciando le tappe, ma la scuola è importante”
La vela italiana è in grande fermento e continua a sfornare dei giovani talenti che potranno togliersi in futuro delle soddisfazioni importanti. Tra questi c’è anche Medea Falcioni, enfant prodige del windsurf già in grado di bruciare le tappe conquistando a soli 13 anni il titolo europeo U19 e l’oro mondiale U15 nella classe IQFoil, oltre ad altri risultati di prestigio nelle varie regate internazionali delle ultime due stagioni. L’anconetana classe 2010, ai microfoni di OA Sport, si è raccontata a 360 gradi parlando del suo rapporto con la vela e dei suoi sogni nel cassetto a livello sportivo e personale.
Come è nata la tua passione per la vela e come ti sei avvicinata a questo sport?
“Ho iniziato ad andare in barca quando ero molto piccola. Mio padre e mio nonno mi portavano sul loro cabinato. Ma è stato grazie a mio nonno che ho frequentato il primo corso di scuola vela nel 2018. Il primo anno non sono rimasta entusiasta, ma il secondo ho avuto la possibilità di salire sul windsurf ed è nata la passione. Non l’ho più lasciato“.
Malgrado la giovanissima età, hai già ottenuto tantissime vittorie. Ciò che però stupisce di te è una maturità fuori dal comune: dimostri mentalmente più anni di quelli che hai, sei d’accordo?
“Non so se spetti a me dirlo e, onestamente, non so valutarlo. So di avere ben chiari i miei obiettivi e cerco di lavorare per realizzarli. Penso anche che avere avuto la possibilità di viaggiare, o comunque di stare lontano da casa, mi abbia permesso di acquisire maggiore autonomia di pensiero e la necessità di risolvere problemi che, per i ragazzi della mia età, di solito, vengono tamponati dai genitori, ha certamente contribuito ad un grado maggiore di maturità. I miei genitori mi hanno concesso molta libertà di azione, ma a una condizione: ‘sempre testa sulle spalle’ “.
Sei ancora molto giovane: possiamo dire che il tuo orizzonte olimpico sarà quello di Brisbane 2032?
“Ah che domanda difficile! In generale cerco di non darmi scadenze, anche perché, quando l’ho fatto, non sono mai state rispettate! Sono passata spesso anticipatamente di categoria per la voglia di mettermi alla prova. Così è stato quando regatavo in Techno 293, poi nel passaggio all’IQ e anche l’anno scorso, spostandomi dall’Ul 5 all’Ul 9. Sono molto fortunata perché sono supportata e consigliata da persone competenti: il mio allenatore, i coach federali e naturalmente dal nostro Direttore Tecnico, Alessandra Sensini. Grazie a loro, l’unico mio compito è quello di pensare ad allenarmi, dare il meglio per poter essere pronta al momento giusto“.
Ti sei appassionata molto a Luna Rossa: pensi che in futuro ci sarà spazio per le donne nell’America’s Cup vera e propria? E ti piacerebbe essere protagonista?
“Amo Luna Rossa sia come tifosa che come velista! Credo che gli AC75 siano barche eccezionali, sia a livello di navigazione sia dal punto di vista tecnologico. Penso anche che siamo ancora distanti dal vedere il massimo livello di performance che possono raggiungere e quindi sarà bello assistere al loro sviluppo futuro. Sono convinta che l’America’s Cup debba essere caratterizzata da innovazione, progresso e inclusione, soprattutto perché, come manifestazione velica, è la più seguita. Durante il ‘Processo alla Coppa’ del Giornale della Vela mi sono espressa più volte contro la prospettiva di imporre le cosiddette quote rosa per garantire la presenza femminile sulle imbarcazioni. Si sarà davvero all’avanguardia quando non si parlerà più di uomo o donna negli equipaggi, bensì solo di timonieri, trimmer, scelti in base alle capacità e non al genere. Credo che si debba fare ancora molto lavoro su questo. Sugli AC40, barche one design, gli italiani hanno dimostrato di essere fortissimi, sia nell’equipaggio maschile che femminile e penso che questo sia il miglior biglietto da visita da cui partire per arrivare ad un reale cambio di mentalità, che non sia solo di facciata. Penso sia l’ambizione di ogni velista entrare a far parte del team di Luna Rossa e penso anche che i windsurfisti, foiling e non, abbiano molto da offrire per le caratteristiche di reattività e competenza tattica che li contraddistinguono. Pur di riuscire ad entrare in Luna Rossa ho anche un piano B: farlo da ingegnere…“.
Continuerai con la tavola, oppure in futuro ti piacerebbe sperimentare altre classi?
“La tavola per me è stata una scelta ponderata: mi garantisce la libertà, la sensazione di essere l’interprete e la protagonista di ogni scelta tattica e tecnica. La percezione di essere un tutt’uno con gli elementi fisici che ti circondano è impagabile. Inoltre sa conciliare il lato atletico con quello tecnico-tattico che, per me, è fondamentale. È l’aspetto che più mi ha conquistata del mio sport. Ammetto di essere molto attratta anche dai Nacra e non mi dispiacerebbe in futuro provarli. Ma non so se riuscirei a rinunciare all’idea di potermi gestire completamente, dipendendo anche da un’altra persona“.
Come riesci a conciliare lo studio e lo sport? E che scuola frequenti?
“Per ogni atleta credo sia estremamente difficoltoso conciliare lo studio con l’attività sportiva: non ci vuole solo un’ottima organizzazione, ma anche un assetto, a livello istituzionale, che ti consenta di gestire il tutto nella maniera più proficua. Ogni volta che ne ho occasione ribadisco la validità del progetto studente-sportiva: dà l’opportunità di conciliare entrambe le carriere. Infatti, le numerose assenze e le tante ore di allenamento quotidiano sarebbero incompatibili se non ci potessimo avvalere di piani di recupero effettivi. Credo fermamente che ci possano essere, tuttavia, ancora margini di miglioramento, come, ad esempio, la registrazione delle lezioni da parte degli insegnanti, così da non perdere la spiegazione soprattutto di alcune materie più complesse. Anche alle superiori, così come già accade nelle università. Frequento il Liceo Scientifico Cambridge all’Istituto Savoia Benincasa di Ancona e sono iscritta al primo anno. Sono certamente tra i fortunati ad avere incontrato docenti disponibili ad accogliermi nonostante tutte le esigenze legate allo sport. Nello specifico, quando non sono in regata o in allenamento fuori dalla mia città, frequento le cinque ore di lezione, mangio in macchina e corro al circolo per armare ed uscire in acqua sfruttando al massimo le ore di sole che ci sono garantite, soprattutto in inverno. Seguono poi le attività in palestra, fondamentali anche per i velisti, e quindi il rientro a casa per iniziare lo studio ad oltranza! Quando invece siamo in allenamento fuori o in regata, le nostre giornate sono tutte concentrate sulla preparazione, quindi, difficilmente abbiamo tempo da dedicare allo studio. Al rientro dobbiamo recuperare tutto l’arretrato“.
C’è un modello sportivo a cui ti ispiri?
“Più che da modelli, mi lascio ispirare da valori sportivi: correttezza, rispetto al di sopra di tutto, tenacia, impegno. Credo che il talento sia solo una parte del pacchetto, senza sacrificio e costanza mi sentirei in difetto! Ma su tutti, penso che premi l’umiltà“.
Hai un sogno nel cassetto? E cosa rappresenta per te la vela?
“La vela è il mio piano A, è la passione che spero possa permeare la mia vita futura, da atleta e, un domani anche professionalmente, vorrei diventare ingegnere! L’ho già detto che mi candido per Luna Rossa, vero?! Il mio sogno nel cassetto: ho avuto la fortuna di essere la più giovane a vincere il doppio titolo Europeo IQFoil U15 e U17 e, quest’anno, quello U19. Mi piacerebbe molto essere la più giovane velista ad entrare nel gruppo sportivo dell’Arma. Incrocio le dita!”
La vela in Italia sta avendo un vero e proprio boom, con sempre più praticanti e tanti ragazzini competitivi. Come te lo spieghi?
“Torno su un concetto che mi sta particolarmente a cuore: credo che la vela sia uno degli sport maggiormente inclusivi, sia da un punto di vista fisico, perché, a seconda dell’attrezzatura che si sceglie, può essere praticato da chiunque, a qualunque età e anche da chi, magari, nella vita quotidiana ha limitazioni fisiche, sia da un punto di vista mentale, perché è uno sport che richiede concentrazione ma ti dà la possibilità di rilassarti in contesti ambientali incredibili. La vela giovanile sta facendo sempre meglio perché supportata da una Federazione che sta investendo molto e che sta sapendo essere lungimirante, prima di tutto in termini qualitativi. I risultati che ci sono stati negli ultimi anni ed in questo in particolare, con i Mondiali Youth e le Olimpiadi, lo dimostrano. Mi sento fiera di appartenere a questa Federazione!“.