America's Cup

Max Sirena non si dà pace: “Sono ancora l’uomo giusto? Promessa non mantenuta, si rischia di diventare ridicoli”

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Sirena / America's Cup

Luna Rossa ha completamente fallito la campagna nelle acque di Barcellona: il sodalizio italiano sperava di alzare al cielo la America’s Cup e invece non ha nemmeno potuto lottare fino in fondo per la conquista del trofeo sportivo più antico del mondo. Team Prada Pirelli è infatti stato battuto da INEOS Britannia per 7-4 nella finale della Louis Vuitton Cup, non meritandosi così la possibilità di fronteggiare Team New Zealand come era invece successo tre anni fa nella baia di Auckland.

James Spithill e compagni avevano spaventato i Kiwi in casa, girando sul 3-3 prima di prestare il fianco all’affondo micidiale operato dall’equipaggio guidato da Peter Burling. Questa volta Luna Rossa non è riuscita nemmeno a imporsi nel torneo degli sfidanti, incappando in una lezione inflitta dai britannici, poi crollati per 7-2 al cospetto dei maestri neozelandesi. Nulla è andato come auspicato in terra spagnola, complici anche diversi problemi di affidabilità e alcuni errori a bordo che hanno spento i sogni di gloria.

Il patron Patrizio Bertelli prova ininterrottamente da 24 anni a vincere la Vecchia Brocca, ma la missione non è mai stata portata a termine: è l’uomo con il maggior  numero di tentativi incompiuti nella storia della massima competizione velica, che quest’anno ha spento 173 candeline. Lo skipper Max Sirena sperava di portare a casa la mitica Auld Mug, ma dopo aver accarezzato l’impresa in Nuova Zelanda si è dovuto fermare ben prima del previsto anche a Barcellona e indubbiamente le riflessioni non mancano.

Max Sirena non si è nascosto dietro a un dito in un’intervista concessa al Corriere della Sera: “Sono devastato, ancora oggi. È la sconfitta peggiore della mia carriera. Non ci dormo: devo capire. Ma, magari, non mi passerà mai più… Siamo stati più vicini ai Kiwi, rispetto a tre anni fa. Il team ha fatto passi avanti culturali, ha lavorato bene: abbiamo fatto tante cose buone, non va dimenticato. All’inizio della Vuitton, quando li abbiamo battuti, il punto di riferimento eravamo noi. Forse nell’ultima fase ci saremmo dovuti concentrare di più sulla preparazione pura della regata“.

Max Sirena ha candidamente ammesso di non avere una risposta su quanto successo e che vuole capire: “Abbiamo perso la Vuitton perché in quella settimana specifica non abbiamo lavorato al nostro meglio. Eppure eravamo carichissimi, non ci siamo mai distratti. A questo punto si inizia già a pensare alla prossima edizione della America’s Cup, che dovrebbe avere luogo nel 2026 o nel 2027, probabilmente a Valencia (la decisione spetta a Team New Zealand). Quali saranno gli scenari per Luna Rossa?

Max Sirena ha dichiarato che c’è sempre più bisogno di giovani per interfacciarsi con la tecnologia e che il bacino a disposizione del sodalizio italiano è di “elevatissima caratura”. Nelle ultime settimane, inoltre, ha affermato di essersi adoperato per “mettere in sicurezza la squadra, confermando le professionalità che ci serviranno“. Si parla soprattutto dei timonieri Marco Gradoni (vincitore della Youth America’s Cup) e Ruggero Tita (due volte Campione Olimpico), ma il velista romagnolo ha voluto anche citare Ugolini, Falcone e Molineris.

Max Sirena si è però messo fortemente in discussione e non si è detto così sicuro di essere lo skipper di Luna Rossa anche per la prossima campagna: “Voglio dedicare tempo a me stesso per capire cosa e dove ho sbagliato. C’è una domanda che mi faccio in continuazione: sono ancora la persona giusta per questo lavoro? Perdere lo metto in conto, figuriamoci. Ma c’è una delusione cocente con la quale non riesco a venire a patti: avevo promesso a Bertelli che gli avrei portato la Coppa e non ho mantenuto la parola“.

La conclusione è lapidaria e decisamente significativa: “Cercherò di essere onesto, per il rispetto che devo a Patrizio e a chi ha lavorato con me. Sennò si rischia di diventare ridicoli. Cosa avrei fatto di diverso? Non lo so. Ma so che a questa Coppa America ci tenevo davvero tanto“.

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