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MotoGP, si corre in Giappone con Honda e Yamaha relegate ‘in Serie B’. Un danno per l’intero Motomondiale

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Luca Marini / Valerio Origo

Siamo nell’imminenza del Gran Premio di Giappone di MotoGP, al quale vi si arriva con una situazione senza precedenti. Mai, da quando la classe regina è parte integrante del programma dell’appuntamento, si era giunti nel Paese del Sol Levante con le Case nipponiche in crisi come in questo 2024. Neppure lo scorso anno, quando Honda vinse legittimamente una gara e Yamaha aveva centrato qualche podio qua e là.

Nella stagione corrente, siamo invece ai minimi termini. Della Honda è rimasto il fantasma, perché risultati così scadenti non si vedevano dai tempi in cui le moto dell’Ala correvano occasionalmente in mano a privati, ma si parla tre o quattro epoche fa (non una sola). Yamaha continua a lavorare, a sbuffare, a sudare, ma resta impantanata in delle sabbie mobili che stanno affossando la carriera di Fabio Quartararo, solo un paio d’anni fa considerato uno dei migliori centauri della MotoGP, mentre ora capitombolato nel dimenticatoio.

I giapponesi hanno una mentalità differente, difficile da comprendere per gli Occidentali. Eppure, se si tratta di risultati sportivi, non c’è forma mentis che tenga. La competitività o c’è, o non c’è. Se la si perde, bisogna recuperarla. I nipponici per decenni hanno fatto della superiorità tecnologica un punto d’orgoglio e d’onore. Su questo tema, sono stati umiliati da Ducati, capace di cambiare completamente le carte in tavola tra elettronica e aerodinamica.

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La MotoGP, negli ultimi due/tre anni, è stata oggetto di un’evoluzione esponenziale. La si potrebbe finanche chiamare rivoluzione concettuale. Le aziende del Sol Levante hanno perso il passo e faticano a ritrovarlo, anche perché chi le ha seminate non sta certo ad aspettarle. Concessioni o meno, Honda e Yamaha non sono più in affanno, sono proprio sparite dagli schermi radar. Gareggiano sì, ma in una sorta di MotoGP di Serie B, senza neppure essere al livello di Ktm e Aprilia, che di tanto in tanto una fiammata la producono.

Domenica si corre a Motegi e nell’arcipelago nipponico la gara avrà molta più visibilità mediatica di quante ne abbiano avute tutte le altre. Come si comporteranno la Casa dell’Ala e quella dei Tre Diapason? Troppo facile rispondere “come al solito, reciteranno il ruolo di comparse”. Se dovesse accadere qualcosa di diverso, sarebbe una grande sorpresa.

È però imperativo capire che la MotoGP ha bisogno di Honda e Yamaha competitive, perché se si vuole essere una categoria globale, non si può assumere un profilo prettamente europeo. Già, alla voce piloti, vincono solo italiani e spagnoli. Se anche i successi delle moto iniziano a essere legati esclusivamente al Vecchio Continente, di “Mondiale” resterà ben poco, poiché il processo di contrazione geografica rischierà di estendersi anche al pubblico.

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