America's Cup

New Zealand apparecchia la festa, Peter Burling per diventare leggenda. E il futuro della America’s Cup…

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New Zealand / America's Cup

Team New Zealand sta apparecchiando la festa a Barcellona, visto che oggi pomeriggio potrebbe conquistare la America’s Cup. Il Defender si trova infatti in vantaggio per 6-2 nella serie contro INEOS Britannia ed è a un solo successo dal mettere le mani sul trofeo sportivo più antico del mondo. I Kiwi avranno infatti a disposizione i primi due match point nelle acque catalane: tra gara-9 (alle ore 14.10) e l’eventuale gara-10 (a seguire, non prima delle ore 15.15) potranno chiudere definitivamente i conti.

La massima competizione velica sembra essere ai titoli di coda dopo il dominio inscenato ieri pomeriggio dalla corazzata neozelandese: un micidiale uno-due inflitto all’equipaggio guidato da Ben Ainslie, dall’alto di una barca nettamente più veloce e di un equipaggio di altissimo spessore tecnico, impeccabile in tutte le manovre ed al momento irraggiungibile. Il doppio scivolone di mercoledì sembra essere alle spalle per gli uomini di Grant Dalton, che stanno rispettando pienamente il pronostico della vigilia.

Team New Zealand sta per accarezzare il quinto sigillo nella storia dopo quelli del 1995, 2000, 2017 e 2021. Dopo lo smacco subito nel 2013, quando Oracle riuscì a rimontare da 1-8, la corazzata oceanica è tornata padrona della scena e ha rinverdito i fasti delle epopee a cavallo dei due millenni. Ben Ainslie e compagni proveranno a crederci ed a prolungare la contesa, ma oggettivamente INEOS Britannia è al momento inferiore e soltanto episodi particolari potrebbero far mutare il volto all’evento.

Bisogna risalire alla fine degli anni ’90 per ritrovare un sodalizio capace di vincere per tre volte consecutive: il San Diego Yacht Club che dettò legge nel 1987, 1988 e 1992. Meglio ha fatto soltanto il New York Yacht Club con le sue ventiquattro apoteosi di fila da Defender tra il 1870 ed il 1980, dopo aver festeggiato al largo dell’Isola di Wight nel 1851, ma stiamo parlando chiaramente di altri tempi e di record che appaiono irraggiungibili.

Peter Burling sta già pregustando l’idea di entrare nel ristrettissimo club dei timonieri e skipper capaci di alzare al cielo la Vecchia Brocca per tre volte in carriera. Dopo i sigilli del 2017 e del 2021, ad appena 33 anni, il giovane fuoriclasse neozelandese può infatti accostare il proprio nome a quello di miti assoluti come gli statunitensi Charlie Barr (1899, 1901, 1903), Harold Stirling Vanderbilt (1930, 1934, 1937), Dennis Conner (1980, 1987, 1988) ed il suo connazionale Russell Coutts (1995, 2000, 2003).

I primi due si imposero durante il dominio più lungo della storia dello sport, quando la Coppa delle 100 Ghinee rimase negli USA per 132 anni. Conner è invece stato l’uomo che nel 1988 andò a riprendersi la Auld Mug in Australia dopo lo smacco subito nel 1983 e che la difese l’anno successivo in regime di Deed of Gift. Russell Coutts regalò alla Nuova Zelanda le sue prime due perle, poi accettò la generosa borsa di Ernesto Bertarelli e guidò gli svizzeri di Alinghi all’apoteosi nel 2003.

Peter Burling punta alla tripletta, ma dall’alto della sua giovane età non fa mistero di voler puntare al poker che lo consacrerebbe come il più grande velista di tutti i tempi: vincere la America’s Cup per quattro volte è un sogno rimasto irrealizzabile per più di un secolo e mezzo, ma a questo punto il traguardo non sembra essere precluso per il sei volte Campione del Mondo e Campione Olimpico di Rio 2016 con i 49er. Visto il punteggio recitato dal tabellone è infatti inevitabile pensare alla prossima edizione della massima competizione velica.

La tradizione vuole che il guanto di sfida venga presentato subito dopo la conquista del trofeo, praticamente pochi istanti dopo il superamento della linea di traguardo nella gara che ha assegnato il punto risolutore. Chi avanzerà per primo la proposta sarà il Challenger of Record, ovvero il rappresentante di tutti gli sfidanti. Il lancio deve avvenire in presenza, non per via postale (leggasi e-mail). Sarà con buona probabilità INEOS Britannia a farsi avanti, come fece tre anni fa nella baia di Auckland.

Team New Zealand avrà diritto di scegliere il regolamento in accordo con il Challenger of Record, ma è già certo che si andrà avanti con questo tipo di barche (gli AC75), anche se ci saranno chiaramente delle migliorie sui vari scafi, che giungeranno alla terza generazione. I Kiwi dovranno poi scegliere dove e quando organizzare l’evento: il CEO Grant Dalton ha addirittura parlato di 2026, dunque soltanto tra un paio di anni.

Si punta a tempistiche strette per ragioni economiche, visto che gareggiando prima e con archi temporali più brevi si può generare un circolo di denaro decisamente interessante. Di sicuro non si andrà oltre il 2027, mentre ci sono più opzioni per quanto riguarda la sede: la permanenza a Barcellona e lo spostamento a Jeddah (Arabia Saudita) sono le più concrete, mentre un ritorno ad Auckland appare al momento complicato e molto dipenderà anche da come si svilupperà lo scenario politico locale.

Luna Rossa ha già confermato la propria presenza: il patron Patrizio Bertelli farà nuovamente uno sforzo e cercherà di mettere le mani sul tanto agognato trofeo. Ci saranno nuovi timonieri (Ruggero Tita e Marco Gradoni?) per provare a concretizzare un sogno che sembra un tabù per un equipaggio italiano. Rivedremo sicuramente gli svizzeri di Alinghi e gli statunitensi di American Magic, probabilmente ci sarà la conferma da parte dei francesi di Orient Express, possibili anche nuovi ingressi come quello degli svedesi di Artemis.

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