Tennis

Omar Camporese: “Alcaraz più forte tecnicamente, Sinner di testa. Il tennis di Musetti è quello che mi piace di più”

Pubblicato

il

Sinner - Alcaraz / LaPresse

Potente con le sue parole come lo è stato con il suo dritto. Omar Camporese segue con interesse quanto accade nell’attualità tennistica. Vissuta una carriera in cui ha saputo esaltarsi nelle partite di Coppa Davis, senza dimenticare i due titoli ATP e il best ranking di n.18 nel 1992, l’ex giocatore ha commentato negli ultimi anni l’avventura dell’Ital-tennis nell’attuale competizione che mette in palio l’Insalatiera sui canali della Rai, oltre a dare chiavi di lettura interessanti nel corso delle ATP Finals di Torino. Ai microfoni di OA Sport ha dunque fornito ulteriori spunti.

Si fa un gran parlare del dualismo tra Jannik Sinner e Carlos Alcaraz. Secondo lei chi è più forte?

Le rispondo così: fisicamente e tecnicamente è più forte lo spagnolo, mentre mentalmente è molto più forte l’italiano. Entrambi quest’anno ha vinto due Slam, ma Sinner è stato più continuo proprio perché ha dimostrato di gestirsi meglio nel corso del 2024. Partiamo dal presupposto che stiamo parlando di due fenomeni, sia ben inteso“.

Le migliori capacità dell’uno e dell’altro vanno a compensarsi quando si scontrano tra loro?

Le loro sfide sono e saranno sempre da “1, x, 2”, ma io credo che seppur di poco Alcaraz abbia un vantaggio perché ha più soluzioni, come ha fatto vedere negli scontri diretti di questa stagione. Per cui lo ritengo complessivamente più forte. Alla fine, però, nel tennis contano i titoli vinti e Sinner quest’anno ne ha conquistati molti e di importanti. Il suo modo di stare in campo mi ricorda tantissimo Djokovic, anche per la meticolosità che ha nel lavorare e allenarsi“.

Possiamo dire che Sinner studi quindi da Djokovic?

Sì, direi che questa definizione è perfetta“.

A proposito di Djokovic, ritiene che la partita di Coppa Davis dell’anno scorso tra l’altoatesino e il serbo abbia sancito il cambio di passo e il passaggio di consegne tra i due?

Direi proprio di sì. Nole voleva vincere la Coppa Davis, essendo uno che sente particolarmente gli impegni con la sua nazionale. Di conseguenza, il fatto che Sinner l’abbia battuto in quel modo è andato inevitabilmente a incidere nel 2024. Certo, poi la vera Davis è un’altra cosa…“.

Gradisce poco il nuovo format?

Vedere gli spalti vuoti e il tutto esaurirsi in una settimana sinceramente mi piace poco. È l’unica competizione in cui si veste la maglia azzurra e mi piange il cuore vederla ridotta così. Ormai è un torneo come altri, non c’è quella diversità“.

Finali di Coppa Davis a cui l’Italia arriverà da campione in carica e tanti credono sia la principale favorita a Malaga. Lei cosa ne pensa?

Per quanto mi riguarda, dipende tutto da Sinner. Se lui ci sarà, allora l’Italia può vincere; se lui non ci sarà, allora non penso che ci saranno chance. È un giocatore che sposta gli equilibri e, diciamolo, l’anno scorso la Davis l’ha vinta praticamente da solo, trascinando il resto della squadra, nonostante fosse reduce da una serie di impegni importanti“.

Tornando a Sinner e ad Alcaraz ne parliamo come dei futuri dominatori del circuito. Lei pensa che sarà davvero così o ci sarà una situazione più variegata?

Difficile da dire. Francamente, loro due sono quelli più attrezzati per vincere sempre gli Slam. Sono giocatori che sanno fare la differenza e si può pensare che in futuro questo dualismo caratterizzerà il tennis mondiale“.

Sappiamo come in questi mesi Sinner abbia dovuto giocare con una spada di Damocle sulla testa per il caso della doppia positività al Clostebol, tornata in auge per il ricorso della WADA. La sua opinione?

Premetto che non sono così informato. A sensazione, vedo una specie di accanimento della WADA nei confronti di Sinner, anche perché non parliamo di un caso di doping, ma di un atto eventuale di negligenza, a quanto ho capito. Di conseguenza, non comprendo l’agire dell’Agenzia antidoping mondiale, premesso che io sono contro chiaramente l’uso di certe sostanze, ma nel caso di Sinner credo proprio che le cose siano andate diversamente“.

Lei in passato però aveva spesso parlato anche di Lorenzo Musetti, in grado di rivaleggiare ai massimi livelli. Come lo andiamo quindi a considerare in questo contesto?

Ne ho parlato in un certo modo perché è quello che mi piace di più per come gioca a tennis in Italia. Lui è un tennista molto forte e ha fatto una primavera/estate notevolissima, considerando i risultati sull’erba e il bronzo olimpico. Però, non ha la stessa continuità di chi è davanti, soprattutto di Sinner. Per cui, a differenza di lui, non è in grado di spostare gli equilibri. Vedremo se riuscirà a sistemare quelle due/tre cose e allora potrà rivaleggiare contro chiunque”.

In conclusione, le volevo chiedere un parere su Rafa Nadal. Dopo l’uscita di scena di Roger Federer, arriva quella dello spagnolo, che in qualche modo sta sancendo la chiusura di un’era. Cosa ci può dire del maiorchino?

Sicuramente con il suo ritiro il tennis perde tantissimo perché, al di là degli straordinari risultati che ha ottenuto, è stato uno sportivo dentro e fuori dal campo. Un ragazzo eccezionale e quindi io credo che umanamente una figura come la sua mancherà allo sport mondiale“.

Exit mobile version