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Puppo: “Sinner aveva qualche piccolo dolorino con Djokovic. Quando è stanco, diventa nervoso”

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Jannik Sinner / LaPresse

Nel consueto appuntamento sul canale YouTube di OA Sport con TennisMania, condotto da Dario Puppo, il giornalista di Eurosport ha parlato del torneo d’esibizione Six Kings Slam, commentando la vittoria di Jannik Sinner su Novak Djokovic in semifinale, presentando l’ultimo atto contro lo spagnolo Carlos Alcaraz.

Le vittorie di Sinner ed Alcaraz: “Il risultato era abbastanza prevedibile, anche se soprattutto nella partita tra Sinner e Djokovic, in realtà la vittoria di Sinner è stata più sudata, almeno per quanto mi riguarda, del previsto, ma meglio così. Abbiamo visto una partita vera. Io direi che non richiama certamente alle esibizioni. In palio sabato ci sono 6 milioni di dollari, e vedremo chi sarà il più forte, il più veloce tra Alcaraz e Sinner. Effettivamente la qualità in particolare della prestazione di Jannik, ma in generale forse, non è stata eccelsa, anche perché Djokovic è arrivato veramente all’ultimo in Arabia Saudita; Jannik è un po’ stanco, l’ha detto anche lui. Quando diventa nervoso è perché è stanco e sbaglia, però è stata una partita, comunque, che in un’esibizione così non si vede“.

La condizione fisica di Sinner ed il tabellone avuto a Riad: “Sul discorso, invece, di come stava Sinner, forse sì, aveva magari qualche piccolo dolorino, qualche piccolo problema, però poi alla fine ha giocato il match. Il tabellone è stato stilato facendo un ordine in base agli Slam vinti, e qualcuno giustamente diceva ‘Pure in un’esibizione, in un torneo di questo tipo, Sinner ha il tabellone peggiore’ “.

Continua a tenere banco il discorso legato al ricorso della WADA: “Io mi arrabbio soprattutto perché ci sono quelli che dicono ‘Bisogna avere rispetto della WADA’. Io ho rispetto, se le cose vengono fatte in una certa maniera, ma non perché è Sinner, perché io sono italiano, perché lui è italiano, nonostante quelli che dicono che non è italiano, non è quello. Sinceramente, molti non è che hanno la memoria corta, è che molti si sono appassionati o si sono interessati, perché diventava chiacchiera da bar anche in molti casi, a Sinner perché è diventato quello che è diventato, un argomento centrale. Se andate a vedere sui menù dei siti delle testate non c’è neanche più ‘Tennis’, c’è ‘Sinner’ e basta. Il diritto, WADA, di fare appello ce l’ha, però se è fatto su basi che non hanno ragione di esistere, almeno dal mio punto di vista, e se comunque creano dei danni, perché poi la vicenda di Sinner dovrebbe insegnare in futuro a trovare un sistema per cui gli atleti non subiscano degli ingiusti danni di immagine, se poi alla fine di un lungo procedimento uno viene scagionato, poi magari uno lascia lì l’attività, la carriera. Questa cosa non va bene: il rispetto del lavoro che fa la WADA c’è, ci mancherebbe, però adesso cominciamo a porci delle domande, è questo il discorso. Questo argomento ha stancato anche troppo, io preferisco parlare solo di tennis, però purtroppo finché ci sarà questa situazione, e potrebbe anche esserci, incredibilmente, dico io, una squalifica, seppur breve eventualmente, io lo so che continuerebbe ad alimentare questa cosa“.

Le ultime affermazioni del norvegese Casper Ruud: “A proposito di Ruud, voglio dire che ancora una volta comunque si è dimostrato uno dei ragazzi più intelligenti e con la capacità di ragionare sulle cose, perché gli hanno chiesto se eventualmente lo avessero contattato gli organizzatori del Six Kings Slam, e gli ha detto no, non ha avuto nessun tipo di offerta, però comunque l’argomento cadeva sull’opportunità di andare a giocare tornei in certi posti che hanno dei problemi evidenti molto più seri rispetto a quelli che può prefigurare lo sport con la questione dei diritti umani. Lui ha fatto un ragionamento che bisogna fare o bisognerebbe fare: per esempio in Cina sono tornati a giocare nonostante quello che è successo, non si sappia ancora bene che fine abbia fatto Peng Shuai, perché non ci sono più notizie sull’ex giocatrice. Quindi comunque Ruud ha, devo dire, sempre un modo di affrontare le cose puntuale, sostanzialmente“.

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