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Quanto ci ha messo Jannik Sinner per diventare n.1 al mondo? La scalata e il primo punto ATP

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Sinner / LaPresse

Un successo che viene da lontano. Jannik Sinner terminerà il suo 2024 da n.1 del mondo: la vittoria di ieri contro il ceco Tomas Machac e la conseguente qualificazione alla Finale del Masters1000 di Shanghai hanno garantito questo storico risultato. Il 19° tennista della storia a centrare questo obiettivo, ma Jannik preferisce guardare al proprio percorso e non a quello che hanno fatto altri.

PRIMO PUNTO ATP – Lo si prende in parola, andando a ripercorrere le tappe di una carriera in cui il primo punto ATP risale al 12 febbraio del 2018. Un sedicenne gracile, ma dalla fluidità nei colpi sbalorditiva, batteva nel torneo ITF a Sharm el-Sheikh l’indiano Aryan Goveas. In questo modo, il giovanissimo altoatesino scriveva il proprio nome nel massimo circuito internazionale, nello scenario affascinante del Mar Rosso. La sua posizione era la n.1592. E da lì che la corsa è cominciata.

ENTRATA IN TOP-1000 – Il 27 agosto di quello stesso anno il ragazzino seguito da Riccardo Piatti entrava nel club dei migliori 1000, ovvero 891 grazie alla Finale ITF raggiunta a Santa Caterina Valgardena: Sinner perse contro il tedesco Peter Heller 6-1 6-3. Jannik metteva fieno in cascina, raggiungendo per la prima volta gli ottavi di finale nel Challenger di Ortisei (casa sua), sconfitto dal francese Constant Lestienne per 6-7 (6) 7-5 7-5. A fine 2018 era n.551, frutto di altri risultati interessanti nei Futures: quarti di finale in Tunisia.

L’ESPLOSIONE A BERGAMO – Il 25 febbraio del 2019 era n.324 in classifica, considerando l’ottimo percorso nel Futures ad Aktobe dove si era spinto in semifinale (sconfitto dall’olandese Niels Lootsma per 3-6 6-3 7-5). E poi la grande cavalcata nel Challenger di Bergamo che l’aveva fatto conoscere al grande pubblico. L’austriaco Lucas Miedler, Salvatore Caruso, Viktor Galovic, Gianluigi Quinzi, il francese Tristan Lamasine e Roberto Mancora costretti a cedere il passo. Il balzo in avanti di posizione era stato spaventoso, pari a 222 posizioni scalate.

LA TOP-100 – Il 29 aprile 2019 una data importante, visto l’ingresso nei primi 300 giocatori del pianeta, conseguenza della prima vittoria in carriera a Budapest nel circuito ATP. Ripescato dalle qualificazioni come lucky loser, Sinner si era preso lo scalpo del padrone di casa Mate Valkusz, cedendo poi a una vecchia volpe sul rosso come Laslo Djere, in quel momento n.33 del mondo. L’ascesa proseguiva: secondo turno a Umago, Finale nel Challenger di Ostrava, prima vittoria in un Masters1000, a Roma, contro Steve Johnson. Conclusione: entrata nella top-200. Una scalata inesorabile che il 28 ottobre 2019 veniva sublimata dall’ingresso nel gruppo dei migliori 100 tennisti del mondo: ottavi di finale a Umago, vittoria del Challenger di Lexington, semifinale nel Challenger di Mouilleron-Le-Captif, semifinale nell’ATP250 di Anversa e prima vittoria in un singolo incontro di un ATP500 contro il tedesco Philipp Kohlschreiber (6-3 6-4).

IL 2020 E IL COVID – Una stagione particolare in cui la pandemia poneva un freno all’incedere dell’altoatesino, che comunque il 12 ottobre 2020 raggiungeva la posizione n.46, con il magnifico percorso al Roland Garros “autunnale” dove per la prima volta in carriera raggiunse i quarti di finale, sconfitto da Rafa Nadal in una partita che comunque aveva fatto capire il suo talento. A seguire le semifinali nel torneo di Colonia e la prima affermazione a livello ATP a Sofia, sconfiggendo nell’atto conclusivo il canadese Vasek Pospisil 6-4 3-6 7-6 (3). Chiudeva l’annata al n.37, nonostante le limitazioni pandemiche e una diversa attribuzione dei punti.

INGRESSO IN TOP-10 – Una stagione di ulteriori progressi con la prima Finale di un Masters1000 (persa contro Hubert Hurkacz), con le semifinali a Barcellona, gli ottavi al Roland Garros, il primo titolo 500 a Washington, il bis a Sofia e la vittoria ad Anversa. Un ingresso nella top-10 centrato, giocando anche il Master di Torino per via dell’infortunio di Matteo Berrettini e battendo Hurkacz e avendo la possibilità di battere Daniil Medvedev, nella partita del famoso sbadiglio.

LA TRANSIZIONE DEL 2022 – Un’annata particolare quella successiva, che dopo il raggiungimento dei quarti di finale agli Australian Open portava alla separazione da Riccardo Piatti e a un nuovo connubio con Simone Vagnozzi, coadiuvato dalla stagione sull’erba da Darren Cahill. “Ho scelto di buttarmi sul fuoco“, in questo modo si era espresso l’altoatesino. Un’annata con tanti problemi fisici, ma comunque con riscontri più che apprezzabili: quarti di finale a Miami, Montecarlo, Roma e Wimbledon, il titolo a Umago battendo Carlos Alcaraz in Finale e i quarti agli US Open, perdendo dallo spagnolo in un match pazzesco.

LA SVOLTA DEL 2023 – Tutto fieno in cascina per l’annata seguente, citando la Finale (persa) a Miami contro Daniil Medvedev, considerando il successo contro Alcaraz in semifinale quando lo spagnolo era n.1 del mondo. Il 14 agosto raggiungeva il sesto posto mondiale, dopo aver vinto il primo titolo 1000 a Toronto, ricordando anche la prima semifinale Slam giocata a Wimbledon (sconfitta contro Novak Djokovic). E poi dallo swing asiatico la svolta: vittorie a Pechino, sfatando il tabù Medvedev, a Vienna (battendo ancora il russo), finale a Torino (sconfiggendo per la prima volta Djokovic nel Round Robin e perdendo contro il serbo la Finale) e conquista della Coppa Davis, piegando Nole in una semifinale straordinaria. Eguagliava così Adriano Panatta nella storia, in quanto a posizione in classifica (n.4 del mondo)

LA DEFINITIVA ESPLOSIONE DEL 2024 – I numeri sono ancora in aggiornamento e recitano allo stato attuale delle cose 64 vittorie e 6 sconfitte, con due Slam vinti (Australian Open e US Open), due Masters1000 (Miami e Cincinnati) e due ATP500 (Rotterdam ed Halle), senza dimenticare la semifinale al Roland Garros e i quarti di finale a Wimbledon. La stagione che l’ha portato in vetta alla classifica ATP e l’intenzione è quella di restarci per tanto tempo.

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