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Atletica
Stefano Sottile: “La catena di infortuni è stata un’agonia. Il 2,34 a Parigi? Ero nel mio mondo”
Stefano Sottile è stato ospite dell’ultima puntata di Sprint2u, trasmissione di approfondimento sull’atletica leggera condotta da Ferdinando Savarese e andata in onda sul canale Youtube di OA Sport. Il 26enne piemontese, grande rivelazione dei Giochi Olimpici di Parigi 2024 con uno splendido quarto posto nel salto in alto dopo aver accarezzato addirittura il sogno di andare a medaglia, ha parlato del suo grande exploit a cinque cerchi e delle difficoltà incontrate negli ultimi anni.
Sul 2.34 in finale alle Olimpiadi: “Inizialmente non me lo aspettavo, poi durante la gara dopo aver saltato 2.27, mi sono sentito di averlo fatto davvero facilissimo. Poi lo avevo anche rivisto al video ed era davvero un bel salto. La sensazione lì era buona e ho detto alla mia allenatrice: ‘Oggi si fa il personale’. Ovviamente però tra il dire e il fare… Comunque in gara la sensazione c’è stata, mentre prima era difficile dire di poter fare quella misura“.
“La mia stagione non era iniziata benissimo, poi abbiamo cambiato un po’ rincorsa, rendendola un po’ più controllata, ed è venuto fuori il 2.30 di La Spezia agli Assoluti. Lì secondo me stavo un pelino meglio che a Parigi, ma dopo aver saltato 2.30 è salita forse un po’ troppa adrenalina e mi ritrovavo sempre sotto il materasso nonostante io andassi indietro, quindi sono passato sotto per evitare di farmi male. Per me lì stavo meglio e potevo saltare un po’ di più, però andava bene quel 2.30. A Parigi il 2.34 è stato abbastanza inaspettato, almeno prima della finale“, prosegue Sottile.
Sulla sua esperienza olimpica a Parigi: “Nel momento della gara ero in un mondo tutto mio. Ero concentratissimo. Già dal post-qualifica ero nel mio mondo, anche mentre camminavo nel villaggio. Non ti capita tutti i giorni di disputare una finale olimpica, anzi, in sostanza non ne avevo mai fatte prima degli Europei di Roma. L’ingresso in finale è stato abbastanza facile con 2.24, quel giorno potevo saltare 2.27 ma quando sai già di essere passato la testa va già alla finale. Comunque quel giorno lì stavo malissimo e avevo le gambe pesanti, poi a distanza di tre giorni ho fatto una gara completamente diversa. Le gambe stavano meglio ed è stata chiaramente tutta un’altra cosa. Vivere nel villaggio olimpico è sempre bello, ma se devo scegliere quale mi è piaciuto di più dico Tokyo“.
Sulle sue difficoltà nel triennio 2020-2022, dopo l’exploit del 2.33 saltato agli Assoluti di Bressanone nel 2019: “Ci sono stati un po’ di problemi, ma già nel 2019 non era cominciato benissimo l’anno. In un raduno a Tenerife mi ero strappato il bicipite femorale della gamba di stacco, poi la stagione era finita bene con quel 2.33 e sono andato ai Mondiali, arrivando vicino alla qualificazione per la finale. Da lì sono iniziate le agonie, nel vero senso della parola. Ogni anno mi sono strappato o stirato il bicipite femorale della gamba di stacco. Non si sa il motivo. Abbiamo fatto dei test per cercare di capire, ma la gamba sembrava normale come l’altra, se non che fosse leggermente più alta, ma quella è una cosa normale che hanno quasi tutti. Qualcuno mi consigliava un plantare, altri no. Alla fine sono rimasto più per il no, quindi non l’ho mai messo. Ho avuto tanti problemi“.
“Nell’ultimo anno e mezzo bene o male problemi non ne ho più avuti. Nella prima gara indoor di questa stagione mi sono fatto un’elongazione al quadricipite della gamba di stacco. Poi c’è stata un’elongazione dell’adduttore. Comunque cose leggere che mi hanno permesso di arrivare a fine stagione e fare 2.34. Negli anni precedenti invece mi strappavo, stavo fermo tre mesi e dovevo ripartire da zero magari ad aprile, non potendo arrivare al top a luglio. Poi quando sai che stai male, in gara ti affatichi solo a pensarci e ti crea quella situazione in cui non è solo il problema fisico, ma anche quello mentale che ti portano a fare una performance pessima“, spiega il nativo di Borgosesia.
Sugli obiettivi per il 2025: “Ne abbiamo parlato, ma non c’è ancora una competizione certa. Di sicuro i Mondiali all’aperto si fanno, anche perché ho già il minimo. Gli Europei indoor al 99% si fanno, i Mondiali indoor al 99% si fanno. L’idea è quella di fare entrambi. Il fatto che sia in Cina, vicino alla stagione outdoor, può renderti titubante, ma l’idea sarebbe quella di farli tutti. Comunque i Mondiali outdoor sono a settembre quindi la stagione è lunga”.
Questo e tanto altro nella video intervista integrale a Stefano Sottile, nell’ultima puntata di Sprint2u.