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Vanessa Ferrari, la rivoluzionaria autrice di una storia indelebile. Sipario: sei stata immensa, pioniera imperitura

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Ferrari / Lapresse

Cara Vanessa Ferrari, sembrerà strano non scrivere più il tuo nome parlando di una gara di ginnastica artistica. Sarà difficile abituarsi a non vederti più in azione, a non ammirare più all’opera chi per un paio di decenni è sempre stata una garanzia. Certe volte si incanterà il pennino e il pensiero andrà sovente alle tue memorabili gesta, con cui hai rivoluzionato uno sport e con cui hai fatto innamorare una Nazione intera. Sei stata l’incarnazione perfetta della ginnastica artistica, hai onorato la sacra Polvere di Magnesio, l’hai elevata ad arte, l’hai trasportata in una nuova dimensione e l’hai fatta divampare alle nostre latitudini, dove fino al tuo avvento era stata soprattutto un affare maschile (senza togliere nulla a nessuna).

Sei stata un metronomo capace di scandire ogni era, hai sempre avuto qualcosa da dire e da dare quando entravi in un palazzetto. Mai banale e sempre impattante, con le gambe più che con la lingua, dando un peso sconfinato ai fatti e ai risultati, da autentica agonista. Hai stravolto la ginnastica artistica nel Bel Paese, facendoci toccare vette inesplorate e che resteranno nella memoria non solo degli appassionati. Hai scritto pagine di storia indelebile, sei stata per la tua disciplina un faro eternamente acceso, simbolo lapidario e sempiterno che avrebbe meritato ancora più gloria se quei dannati tendini non fossero stati come cristallo puro e altamente fragile.

Il tuo commiato a quasi 34 anni non è di certo una sorpresa e nei fatti era già stato annunciato prima delle Olimpiadi di Parigi 2024, quando l’ennesimo problema fisico aveva impedito di aspirare alla quinta convocazione ai Giochi. L’annuncio odierno ha “soltanto” il crisma dell’ufficialità e del saluto a tutti gli effetti, quello che fa calare definitivamente il sipario su un palcoscenico di cui sei stata la perfetta etoile.

Elegante, raffinata, energica, sentimentale. Arrembante, tenace, pimpante, grintosa. Per tanti versi, inimitabile. Un colosso a cui tutto lo sport tricolore deve tributare un enorme grazie: sei stata la pioniera del nuovo codice che passava dal dieci perfetto alla spartizione di esecuzione e difficoltà, sei stata lungimirante nello studio degli elementi e nell’interpretazione, ti sei adattata ai cambiamenti, sei tornata una miriade di volte come un’Araba Fenice, hai sempre saputo vincere e hai preso a pugni difficoltà, delusioni, amarezze, infortuni.

La Farfalla di Orzinuovi, la Campionessa del Mondo all-around nel 2006 (prima e unica italiana a imporsi sul giro completo in ambito iridato), la Campionessa d’Europa nel concorso generale individuale nel 2007, argento al corpo libero alle Olimpiadi di Tokyo 2020 (prima italiana a salire sul podio a cinque cerchi a livello individuale, poi quest’anno seguita da Alice D’Amato e Manila Esposito con l’oro e il bronzo alla trave). Un palmares sconfinato in cui figurano anche un argento e tre bronzi iridati, otto allori continentali (tra cui quel trionfo a squadre…), cinque affermazioni in Coppa del Mondo, otto ori ai Giochi del Mediterraneo (e quando ad Almeria nacque il mito della Cannibale, soprannome mai tanto amato). E come dimenticare gli undici scudetti con la Brixia Brescia e i sette sigilli sul giro completo in ambito nazionale.

La delusione del quarto posto alle Olimpiadi di Londra 2012, i tanti pensieri di un ritiro dopo gli infortuni, i molteplici ruggiti da talento puro. C’era un prima di Vanessa Ferrari, c’è stato un mentre e c’è un dopo. Prima e dopo l’apoteosi di Aarhus, uno spartiacque. A Parigi 2024 l’Italia ha conquistato l’argento nella gara a squadre alle Olimpiadi dopo 96 anni: è la sublimazione di un movimento che affonda le sue radici nelle imprese della sua eroina per eccellenza e a cui il dovere morale impone di rendere merito per sempre. Sei stata immensa. Sipario, sperando di ammirarti presto in altre vesti.

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