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Andrea Marcon sul baseball italiano: “Progetto ampio per la Nazionale, la normativa AFI non è il problema”

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Andrea Marcon
Marcon / Corrado Benedetti / Duck Photo Press

Dal 2016 al timone della FIBS, Andrea Marcon va in cerca di un terzo mandato nell’elezione federale del 17 novembre. Una vita nel softball come arbitro, ha poi preso in mano l’intera Federazione italiana, dovendo affrontare un certo numero di situazioni impervie, dal Covid in giù. Il suo lavoro, però, non lo considera ancora finito, e porta a supporto della propria tesi i dettagli di cui racconta in questa intervista. Un’analisi, questa, a tutto campo in relazione all’intero movimento: dai campionati alle Nazionali, con uno sguardo che va in particolare verso il futuro.

Come volete strutturare la Serie A in questo momento?

Il pensiero di come vogliamo strutturare la Serie A è facile da esplicitare, perché abbiamo deliberato la circolare la settimana scorsa. Una delle grandi esigenze che avevano le nostre società quando sono diventato Presidente nel 2016 era quella di avere le regole del gioco il più presto possibile e sono almeno 5-6 anni che le circolari escono a ottobre. L’espressione del campionato di Serie A di quest’anno è quella che doveva essere all’inizio del 2024. Siamo arrivati a compimento di un processo che ha portato al risultato di avere 8 squadre che giocano una fase élite diversa dalle altre. Noi adesso andiamo su quella struttura lì: 8 squadre con 3 partite a settimana sulle 7 riprese e, sotto, le altre squadre che giocano in gironi da 6 per qualificarsi ai playoff o accedere al tabellone che porta alla retrocessione. Questo formato serve innanzitutto a portare a compimento l’attività entro il 7 settembre, perché poi ci sono gli impegni delle Nazionali; ha una giusta durata, da aprile a fine agosto, e siamo sicuri che porterà lo spettacolo come s’è già visto negli ultimi anni. Poi la nostra disciplina ha sempre insegnato che si possono fare cambiamenti in corsa, per cui niente vieterà a un eventuale nuovo Presidente o a me e al nuovo Consiglio Federale di apportare modifiche sulla base delle richieste che sicuramente ci saranno in sede di riunione con le società all’inizio del prossimo anno. Non ci vedo grossi problemi“.

Nel senso del miglioramento degli impianti come si può agire?

Il problema è che i finanziamenti arrivano sempre tutti dalla stessa parte, per cui occorre accedere a quelli che sono i vari bandi e alle varie possibilità che sono date dal Credito Sportivo piuttosto che dai finanziamenti che possono ottenere le Amministrazioni Comunali. Ho fatto un conto l’altro giorno: ho incontrato in 8 anni 91 Amministrazioni Comunali, e ho visto praticamente tutti i campi che ci sono in Italia con le varie problematiche. Tante cose si sono risolte, ad esempio, sfruttando le grandi manifestazioni internazionali che sono state organizzate. Tanti stadi sono stati messi a posto in occasione di queste: per esempio abbiamo i lavori in corso a Modena, che ha ottenuto i 4 milioni di euro dal PNRR. Ovviamente c’è una cosa diversa rispetto al passato: se ci attendiamo che facciano tutto le Amministrazioni Comunali piuttosto che quelle Regionali, senza nessun impegno da parte delle società, questo non è il momento storico in cui può avvenire. Ci sono tante formule, per fortuna tante volte siamo riusciti ad arrivare al giusto compromesso con l’impegno di tutti, Amministrazioni da una parte, Città dall’altra, Federazione che mette a disposizione le competenze che ha in sede di creazione dei progetti o di seguire quanto più possibile e supportare le Amministrazioni nel compimento delle azioni che fanno. Ci sono stati esempi virtuosi, penso immediatamente a Passo Buole, a Torino, immediatamente dopo gli Europei del 2021, ma ci sono anche tante altre occasioni in cui le occasioni manifestazioni internazionali organizzate hanno portato giovamento e sistemazione degli impianti di gioco. Stessa operazione che è iniziata e pensiamo di portare a compimento con Senago il prossimo anno“.

La Serie A1 di softball non dovrebbe avere cambiamenti, anche perché il softball stesso sta vivendo anni molto belli.

Quando sono arrivato nel 2016, ogni campionato cambiava formula ogni santissimo anno. Dal 2016 ci siamo messi di buzzo buono, e tutti gli altri campionati che non siano la Serie A di baseball giocano con la stessa formula da diversi anni. La Serie A1 ha trovato il suo mondo nelle 10 squadre, al momento questa è la formula migliore: aiuta a far crescere le giocatrici in campo in una situazione molto particolare. Questo perché il 2025 sarà un anno di svolta: la Federazione europea ha finalmente compreso che non si possono mettere le manifestazioni internazionali in mezzo ai campionati, perché non è pensabile che, com’è successo l’anno scorso, una squadra di softball smetta di giocare il 20 giugno e ricominci a metà agosto perché nel mezzo ci sono 50 impegni delle Nazionali. La Nazionale di softball giocherà l’Europeo a settembre e il campionato partirà da marzo fino a fine agosto, sarà continuativo e creerà condizioni anche migliori di gestione per le società, che non si ritrovano con giocatrici che partono, tornano nel mezzo della stagione. In questo momento è sicuramente la formula migliore, se avrà delle modifiche queste saranno di poco conto“.

Si discute tuttora del discorso legato alle Coppe europee del baseball, anzi del loro cambiamento. Come evolverà la questione nel prossimo futuro?

Non può evolvere se non c’è una visione diversa. Le squadre italiane hanno rinunciato l’anno scorso e rinunceranno anche nel 2025 perché le proposte di discussione che stiamo facendo con la Federazione europea non sono corrispondenti a creare un evento che abbia un tornaconto corretto nei confronti delle squadre che partecipano. Fare una settimana di Coppe in cui si giocano le partite più belle e importanti, tra italiane e olandesi, alle 10 di mattina, senza copertura tv, in stadi che non riescono ad attirare gente, non ha nessun senso. Noi l’anno scorso abbiamo fatto una proposta, rilanciata quest’anno, che non è stata accolta, in cui addirittura le squadre italiane si erano messe a disposizione per fare dei passi molto importanti giocando nelle infrasettimanali e dicendo anche ‘veniamo da voi in trasferta il mercoledì, ma non continuiamo con questa formula che non porta da nessuna parte’. I Paesi Bassi ci sono immediatamente venuti dietro, ma la cosa si è poi arenata. Credo che WBSC Europe abbia un problema grosso: continua a far giocare le sue manifestazioni per quelli che già le conoscono, e non per la promozione. Noi dobbiamo giocare per chi viene a vedere le partite, non per noi stessi, perché noi sappiamo quant’è bello il baseball, dobbiamo svilupparlo al di fuori. Credo che sia un cambio di mentalità che deve arrivare al più presto. C’è in questo momento anche il discorso con la WBSC, la federazione mondiale, che sta attendendo delle soluzioni. Siamo sempre stati schierati dalla parte della proposta della WBSC perché corrisponde di più alle nostre esigenze. Oltretutto, in una stagione che dev’essere necessariamente corta (a settembre ci sono appunto gli impegni delle Nazionali), pensare che la proposta di WBSC Europe che interrompe per 4 settimane il campionato in una situazione in cui giochiamo 5 mesi non ha alcun senso. Abbiamo chiesto esplicitamente di spiegarci il business plan che avevano, più volte, relativo a questa manifestazione per trovare delle soluzioni. Non sono mai arrivate risposte: anche il prossimo anno Italia e Paesi Bassi non parteciperanno alle Coppe. Vorrà dire che troveremo un modo di creare spettacolo a livello europeo in modo diverso“.

Tema Nazionale: l’ultimo periodo non è stato fortunato nel baseball. Si è visto già l’inizio del piano olimpico: in quale direzione si muove il gruppo azzurro?

Intanto abbiamo riportato a casa il titolo europeo Under 18 che mancava da non so quanti anni. Quella è una cosa positiva. Abbiamo fatto una bellissima figura al Mondiale Under 15. Se poi facciamo riferimento al nono posto all’Europeo in Cechia, quello grida vendetta ed è partito un sistema diverso, che va verso una definizione diversa anche delle varie situazioni che abbiamo in corso. La Nazionale è partita, il programma LA è partito grazie a una collaborazione che siamo riusciti a chiudere in questi anni. Canada, USA, Taiwan. C’è un progetto molto ampio. La prima esperienza è stata quella dei camp a Surprise, a Tampa, e ha dato risultati giusti e corretti. C’è un grande entusiasmo, e avere Mike Piazza al mio fianco sicuramente ci aiuta nelle relazioni internazionali, ma anche nel creare entusiasmo sul territorio nazionale. La strada è necessariamente quella: lavorare tantissimo con quelli che ne sanno più di noi, ma mettendo i nostri ragazzi in condizione di allungare la loro stagione con allenamenti e training di qualità. Cominciare prima e finire dopo, sfruttando tutti i grandi contatti che abbiamo in questo momento con le realtà estere“.

Per quel che concerne la questione AFI, che parere si sente di dare?

Mi aspetterei che, se qualcuno mi dice che la norma AFI non va bene, mi spiegasse perché. Mi pare che al momento l’unica cosa è che quando si chiedono soluzioni nessuno le ha. La norma AFI è nata per sistemare le questioni legate al diritto di libera circolazione degli atleti comunitari sul territorio italiano, ed è creata per dare una tutela ai ragazzi che in qualche modo sono cresciuti sul territorio italiano. Non si può parlare di passaporto. Tutti quelli che mettono nella stessa frase AFI e passaporto dicono una cosa inesatta. Tutto si può migliorare, ma sinceramente questa norma io la vedo addirittura copiata in altre realtà e non è quella la fase su cui si deve andare ad agire per tutelare i ragazzi italiani. Potrei rifarmi a tante dichiarazioni fatte da persone molto più importanti nello sport. Penso a Julio Velasco, che dice sempre che le garanzie spesso e volentieri fanno l’effetto contrario. Quello che dobbiamo fare è dare la possibilità ai nostri ragazzi di crescere tecnicamente e creare le condizioni per cui le società abbiano fiducia in loro per farli giocare e crescere. Non so più quanti ragazzi abbiano firmato per gli USA, e avranno l’occasione di andare finalmente in realtà di primo livello e torneranno con un bagaglio tecnico accresciuto. Credo che ci sia molto populismo in certe affermazioni: parlare di argomenti che non sono ben chiari o approfonditi negli sviluppi. Non è la normativa AFI il problema, lo è di fiducia e di creare le condizioni per far crescere i nostri ragazzi e metterli in campo come accaduto ad Angioi, che gioca titolare in seconda base nella squadra che ha vinto il campionato italiano. Gli si è data fiducia perché è stato messo nelle condizioni per crescere. La normativa AFI non c’entra niente, e sentirne parlare come ora mi lascia perplesso sul fatto che chi ne parla abbia idea di cosa sta raccontando“.

Il percorso di cui si parla poi, magari, potrà diventare quello di Samuel Aldegheri che ha fatto qualcosa, diciamo, di notevole.

Magari! Ma la strada che stiamo percorrendo con gli accordi che abbiamo chiuso, l’ultimo con MyNextPlay, è proprio in quella direzione. Stiamo creando situazioni per cui i ragazzi possano andare negli USA con gli aiuti delle borse di studio e i sostegni delle associazioni che ci danno una mano, penso a quelle canadese e americana che abbiamo appena “usato”, e che possono andare nei posti di qualità. Samuel ha una storia meravigliosa, ed è una di quelle belle storie che racconta il baseball nel mondo. Lui è l’esempio da perseguire: ci ha messo tantissimo di suo, bravi i tecnici che l’hanno allenato, le società che l’hanno sostenuto e anche la famiglia, ma bravissimo lui perché ci ha messo una tenacia incredibile. L’ho incontrato qualche giorno fa per un’intervista assieme, lui è focalizzato sul futuro perché sa che quello che ha raggiunto è solo il primo passo. Avrà modo di insegnare molto: è follemente innamorato della maglia azzurra e le sue esperienze saranno sicuramente messe a frutto“.

Che bilancio può tracciare dei Suoi anni di presidenza?

Io sono in pace con me stesso. Il che normalmente non avviene, nel senso che ho e abbiamo fatto tutto quello che potevamo fare, errori e cose giuste, ma non c’è stato un giorno in cui io non abbia messo tutto quello che avevo per impegno in questa Federazione. Abbiamo affrontato un po’ di tutto in questi 8 anni: Covid, riforma dello sport, safeguarding, abbiamo perso dei pilastri tecnici importanti, Enrico Obletter e Bill Holmberg per dirne due, abbiamo affrontato continuamente emergenze, siamo stati più vicini possibile alle nostre società. Uno dei risultati più incredibili credo sia il fatto che durante il Covid abbiamo giocato solo noi, e che nonostante il Covid e la riforma dello sport la percentuale di società che abbiamo perso è molto bassa. Ogni società ha fatto un lavoro spaventoso di resilienza e volontà: si sono messe a disposizione. Non abbiamo avuto bisogno di pregare per avere deroghe a scadenze importanti perché eravamo pronti. Il movimento del baseball e softball italiano ha un sacco di cose da insegnare e sono stato orgoglioso di esserne stato la faccia. Io però sono la prima persona che si vede, ma dietro c’è un mondo incredibile fatto da persone che devono essere ringraziate ogni santissimo giorno“.

Ed Obletter è stato il vero visionario del softball, quello che ha fatto partire tutta la scia di successi.

Nella maniera più assoluta. Ha rivoluzionato il sistema con una determinazione e conoscenza tecnica fuori dal comune. Quando chiamai Mike Candrea, leggenda che collabora con noi, disse ‘Vengo perché ho imparato tanto da Enrico, e voglio dare una mano all’Italia in questo momento’. Questo è un gran riconoscimento di suo. Faccio un esempio che può sembrare strano, se qualcuno ricorda com’era Enrico fisicamente. Tutto il progetto di sviluppo della parte atletica che abbiamo iniziato dal 2017-18 con il CONI, l’area di ricerca e preparazione, tutta la parte che riguarda questo aspetto l’ha fatta partire lui. Ed è stato il primo. Noi abbiamo molti più atleti di una volta e i risultati in certi ambiti si sono visti grazie a questo. Lo ringrazierò sempre, e ringrazierò sempre anche Bill, ogni giorno della mia vita, perché se siamo qua dobbiamo molto anche a loro“.

Lo sviluppo di Baseball5 e baseball per ciechi come verrà organizzato?

Il baseball per ciechi quando sono arrivato nel 2016 non faceva neppure parte della Federazione. Era ibrido. L’abbiamo portato all’interno del Comitato paralimpico, l’abbiamo seguito nella sua crescita e lo aiutiamo a sviluppare le manifestazioni internazionali. Abbiamo una Nazionale di baseball per ciechi per la prima volta nella storia e cerchiamo, con tutte le difficoltà di AIBXC e Lega, di ampliare la base di conoscenza di questo sport sul territorio italiano, ma lo stiamo facendo anche al di fuori. Noi siamo il supporto operativo al lavoro che fanno AIBXC, Mazzanti, Malaguti, Eva Trevisan. Siamo felici di essere al loro fianco e credo che lo siano anche loro. Ho partecipato all’International Cup e ho passato una giornata a salutare i ragazzi. Ho visto la gioia nei loro visi, ed è stata una soddisfazione enorme. Vogliamo proseguire su questa strada, loro continueranno a crescere in piena autonomia. Il Baseball5 per noi è un veicolo incredibile per entrare nelle scuole, grazie a esso non siamo più noi a chiamarle per entrare, ma sono loro che chiamano noi per andare a fare attività. Solo nell’ultimo anno siamo andati a fare attività in 877 scuole. E’ uno sport dinamico, per noi è promozionale e propedeutico a baseball e softball e si sta creando il suo ritaglio ‘autonomo’ perché in certe realtà è più pratico fare Baseball5. Però è una disciplina che seguiamo da vicino, parte integrante del nostro mondo. 204 scuole hanno partecipato ai Campionati Studenteschi di Baseball5. Sulle 17 selezioni regionali che sono andate al Trofeo CONI 7 erano in rappresentanza di scuole che nulla avevano a che fare col mondo della Federazione. L’attività del Baseball5 ci aiuterà a crescere sempre di più nel futuro, dovremo essere bravi a portare sui campi questi ragazzi per dare loro in mano la mazza con cui giocare le nostre discipline“.

A livello delle società e nell’ambiente cosa percepisce?

Una gran volontà e forza di andare avanti. Incontro le società quotidianamente e le vedo fiduciose nel futuro nonostante tutte le difficoltà che devono affrontare. Ai tempi del Covid nelle riunioni mi dicevano ‘Inventati qualsiasi cosa, ma facci giocare, noi siamo dietro di te a farlo’. C’è grande positività, credo di poter dire con ragionevole sicurezza di non essere inviso a nessuno. Sicuramente quando vado incontro alle società vedo una grande volontà di portare avanti un movimento e di continuare a cercare di farlo crescere“.

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