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ATP Finals 2024, il prossimo obiettivo di Jannik Sinner è diventare per la prima volta profeta in patria

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Jannik Sinner
Sinner / LaPresse

L’anno scorso in tanti avevano davvero sperato che potesse accadere. La cavalcata di Jannik Sinner alle ATP Finals 2023, in una sola settimana, aveva riacceso i riflettori sul tennis italiano, portando i numeri per il tennis in tv a livelli mai visti da decenni. Tanti gli effetti: portare la Rai a programmare il tennis su Rai1 per la prima volta in 24 anni, portare i dati d’ascolto, combinati con quelli di Sky Sport, ad avvicinare i sette milioni nella finale contro Novak Djokovic.

Furono quelle partite, la prima vittoria contro il serbo, la finale pur persa e poi i 10 minuti che hanno cambiato tutto in Coppa Davis a Malaga, a definire il destino di Jannik. Un anno fa era numero 4 del mondo, sulla rampa di una fortissima ascesa che nel giro di otto mesi lo ha portato in cima al ranking ATP, da dove siede fin dalla fine del Roland Garros. Adesso è lì, a guardare tutti dall’alto in basso e pronto a ricevere di nuovo un abbraccio che gli manca da un anno, quello di Torino e del coro “Olè, olè olè olè, Sinner, Sinner” che in tanti hanno imparato ad amare un anno fa.

Eppure ancora gli manca una cosa. Sinner, infatti, non è ancora riuscito a vincere alcun torneo in Italia. A Roma ha vissuto capitoli importanti, ma nelle ultime due stagioni, tra la giornata no contro Francisco Cerundolo nel 2023 e il forfait per infortunio nel 2024, non ha potuto incidere. E, com’è noto, l’anno scorso in quel di Torino è stato fermato da colui che era il numero 1, in quella che è forse rimasta la penultima partita di Djokovic a livelli stellari (l’ultima è la finale olimpica di quest’anno contro Carlos Alcaraz).

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In sostanza, è diventato il tempo per Sinner di provare a diventare un vero e proprio profeta in patria alle Finals. Un obiettivo, questo, neanche concesso a tutti per una semplice ragione: non sempre le Finals possono arrivare nel Paese in cui c’è un tennista al top. Gli USA hanno avuto quest’onore per moltissimi anni, avendo il torneo al Madison Square Garden di New York dal 1977 al 1989, anni in cui Jimmy Connors (1977) e John McEnroe (1978, 1983 e 1984) erano tra quelli in grado di andare per la maggiore. A Francoforte, nel 1992, 1993 e 1995, Boris Becker fece gioire i tedeschi accorsi, mentre nel 2001 a Sydney l’onore toccò a Lleyton Hewitt. E infine, nel 2016, toccò ad Andy Murray, nell’anno più bello della sua vita, quello che lo trascinò in vetta al mondo con sostanziale festa finale alla O2 Arena di Londra, che dal 2009 al 2020 ha ospitato le Finals.

A questa compagnia cerca di unirsi Sinner, che arriva in Piemonte con lo status di favorito e, nei fatti, la sua terza partecipazione dopo l’ingresso da riserva del 2021 e i fatti già narrati del 2023. Mai prima di lui c’era stata tanta concretezza in casa Italia nella possibilità di portare a casa quello che un tempo era noto come il Masters: quest’anno le cose sono molto diverse.

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