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Bagnaia e lo smacco di aver perso contro un pilota ‘non ufficiale’: non era mai accaduto

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Francesco Bagnaia
Francesco Bagnaia - MotoGP com Press

Francesco Bagnaia ha fatto tutto quanto era in suo potere al Montmelò, dominando sia la Sprint che il Gran Premio della domenica. Non è stato sufficiente per sovvertire l’esito di un Mondiale ormai vincolato solo ed esclusivamente alle azioni di Jorge Martin, al quale è stato sufficiente ottenere due terzi posti per laurearsi Campione del Mondo.

Entra nella storia dalla parte “sbagliata”, Pecco. Suo malgrado, sia chiaro, perché diviene il primo contendente per il titolo nell’era della MotoGP a venire battuto da un pilota non ufficiale. Anzi, indipendente come sarebbe più corretto dire. In un certo senso ci troviamo di fronte a uno “smacco”, ma ritenerlo tale denoterebbe una visione superficiale degli eventi.

Certo, magari tra 100 anni – quando chi scrive e chi legge non sarà più in questo mondo – si ricorderà il 2024 come un anno in cui un team e un rider indipendenti hanno saputo sgambettare il campione in carica e la squadra “ufficiale”. Chissà come sarà la narrativa dei fatti. Noi, però, abbiamo avuto la fortuna di viverli e li conosciamo meglio di chiunque altro.

Dimentichiamo, dunque, il concetto di “smacco”, perché non c’è nulla di umiliante in quanto accaduto a Bagnaia. I tempi sono cambiati rispetto al recente passato. Innanzitutto perché le differenze si sono assottigliate viepiù e l’equilibrio regna sovrano. Rivedendo le gare di una dozzina di anni orsono, si registreranno distacchi fra le primissime posizioni nei quali oggi è invece contenuto l’intero gruppo!

In secondo luogo, quale colpa si può fare a Pecco? Ha perso sì, ma a parità di moto. Non aveva un mezzo più evoluto o più competitivo del rivale per il titolo. Da anni, Pramac è diventata a tutti gli effetti una “espansione” del Factory Team Ducati. La Casa di Borgo Panigale manda in pista quattro Desmosedici identiche. Cambia solo la livrea, agghindata differentemente in virtù degli sponsor.

In altre parole, Bagnaia e Martin si sono sfidati nello stesso ambito. Medesimo mezzo a disposizione, analogo supporto logistico da parte dell’azienda. Differivano solo i colori e lo status. Un po’ come al supermercato, dove si trovano prodotti marchiati con il nome della catena stessa, senza che però cambi la sostanza rispetto a quelli con il marchio della fabbrica che li crea. Il concetto è affine. No signori, nessuno smacco. Solo il sintomo di quanto sia cambiata la MotoGP nel corso dei suoi 22 anni di vita.

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