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Biathlon, Coppa del Mondo maschile 2024-25. Il ‘Blackbird’ Johannes Bø pronto ad accendere i post-bruciatori per raggiungere quote inarrivabili

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Johannes Boe
Johannes Boe - LaPresse

Signore e signori, vogliamo essere onesti? Vogliamo guardarci in faccia da persone adulte e avvezze alle dinamiche sportive? Vogliamo analizzare i fatti per quello che sono, evitando di ingannare noi stessi o farci obnubilare da quelle simpatie e antipatie racchiuse all’interno del vocabolo “tifo”? Vogliamo avere il coraggio di affrontare la dura e cruda realtà, senza negarla o distorcerla? Se la risposta è , allora proseguite pure la lettura dell’articolo. Viceversa, tornate indietro e amici come prima.

Nell’epoca contemporanea, il biathlon maschile nasce, vive e muore in funzione di Johannes Bø. Fine. È superiore. Punto. Possiamo vendere fumo e costruire a tavolino decine di analisi sul perché o sul percome possa essere battuto. La verità è che se sta bene è imbattibile. Nello sport, come nella vita, esistono le categorie. Il trentunenne norvegese ha la sua, nella quale ha il privilegio di essere solo.

Certo, non vince sempre. Al poligono si può sbagliare, non è semplice centrare un bersaglio largo quanto un mandarino o un’arancia a 50 metri di distanza, sparando sotto sforzo e talvolta in condizioni meteo problematiche. L’organismo, soprattutto quando la prima cifra legata agli anni diventa un “3” anziché un “2”, può avere giornate in cui non si accende come dovrebbe. Inoltre, virus e batteri sono sempre in agguato. Ci sono tante incognite da tenere in considerazione, le quali possono condizionare il rendimento di chiunque.

Quando ancora erano in servizio gli SR-71, gli aerei spia americani capaci di prestazioni apparentemente inconcepibili, leggenda vuole che sia stato registrato un dialogo fra l’equipaggio di uno di questi capolavori della tecnologia e un controllore di volo civile. Il pilota chiese via libera per volare a 60.000 piedi (circa 18.000 metri d’altezza). Il controllore, ignaro di chi fosse il suo interlocutore e dell’aereo in questione, rispose con supponenza “se pensi di potere arrivare lassù, è tutto libero”. La replica, non priva di compiaciuta ironia, fu: “Non dobbiamo salire, dobbiamo scendere a quota 60.000!”.

Questo è Johannes Bø, un biathleta superiore. Il suo potenziale è ineguagliabile. Poi se dovessero subentrare altre variabili, quali magagne legate alla salute, il fatto di parlare pur sempre di un padre di famiglia (soggetto quindi a dinamiche legate agli affetti e al tempo materiale da dedicare a essi), piuttosto che un’umana e comprensibilissima assuefazione al successo, allora qualcun altro potrà pensare di affiancarsi a questo Blackbird del biathlon, magari sfidandolo. Almeno sino a quando riaccenderà i post-bruciatori, tornando a volare da solo.

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