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Ciclismo
Franco Pellizotti: “Tiberi ha ancora tantissimi margini, Zambanini è cresciuto, Skerl una scommessa”
Figlio di terre patrie del ciclismo come Veneto e Friuli, una carriera da corridore forte in salita, con 18 anni di professionismo pedalando per Alessio, Liquigas, Androni e Bahrain. Svariati i piazzamenti al Giro d’Italia, tra classifica generale e vittorie di tappa, e titolo di Campione Italiano nel 2012 in Valsugana. Negli ultimi anni in bici, Franco Pellizotti ha ritrovato un ex compagno come Vincenzo Nibali e l’ha aiutato a salire sul podio di Giro e Vuelta e a conquistare Lombardia e Sanremo. Nel 2019 ha saluto il professionismo ed è salito sull’ammiraglia della Bahrain Victorious, dove da sei stagioni si sta togliendo grandi soddisfazioni al fianco dei suoi ragazzi.
Sei soddisfatto della stagione di Tiberi?
“Conoscevamo tutti le sue qualità e potenzialità, bisognava solo farlo ripartire, e lo ha fatto nel migliore dei modi. Ha fatto una buona stagione, mi aspettavo qualcosa in più nel finale, ma nel complesso sono soddisfatto e sono convinto che la prossima stagione farà un ulteriore passo in avanti”.
Quanti e quali margini di miglioramento pensi che abbia Tiberi?
“Secondo me tantissimi. Quest’anno già al Giro ha dimostrato di essere un corridore affidabile sulle tre settimane, ha vinto il Giro di Lussemburgo che non era così adatto alle sue caratteristiche, e quindi senza salite lunghe, e l’ha gestita molto bene battendo corridori come Van der Poel in forma Mondiale. Dopo il Giro di quest’anno potrà essere un uomo determinante non solo nella corse a tappe, ma anche in quelle di un giorno”.
Dopo il quinto posto del 2024, il prossimo obiettivo sarà il podio al Giro d’Italia?
“Lo sarebbe già stato quest’anno senza l’intoppo di Oropa, il podio è alla sua portata. Sarà da vedere come sarà il percorso, ma ha dimostrato di essere forte in salita, a cronometro, non ha avuto grandi segnali di cedimento a parte nella tappa di Livigno dove ha perso qualcosa, ma è comprensibile in una tappa difficile e il giorno dopo la cronometro. Non l’ha gestita al meglio, ma è tutta esperienza. Bisognerà vedere quali corridori verranno al Giro, ma sono convito che il podio sia alla sua portata”.
In questa era di cannibali come Pogacar, Vingegaard ed Evenepoel, che peraltro sembrano sempre più attratti anche dal Giro, quale deve essere l’approccio di un corridore come Tiberi?
“I limiti di Antonio sono ancora da scoprire, ma al momento questi corridori hanno sicuramente qualcosa in più. Tiberi il prossimo anno farà sicuramente un passo in avanti”.
Antonio Tiberi, prima del colpo di calore, stava dimostrando anche alla Vuelta di poter essere da podio. Come corsa a tappe resta quella lui meno congeniale a causa delle pendenze delle salite?
“Tra i tre Grandi Giri è quello meno congeniale, lo vedo quasi più da Tour de France, corsa nella quale secondo me potrebbe fare molto bene”.
Le salite del Tour appaiono invece quelle ideali: troppo presto per vederlo alla Grande Boucle?
“L’anno prossimo farà ancora il Giro, vogliamo farlo crescere per gradi e senza fretta, per poi poterlo al Tour nei prossimi anni con più esperienza”.
Che corridore può diventare Edoardo Zambanini?
“Zambanini quest’anno ha dato una svolta alla sua giovane carriera. Il primo anno da professionista ha dimostrato di essere un buon corridore, lo scorso anno ha avuto un po’ di problemi e quest’anno ha ritrovato la giusta tranquillità e serenità che l’hanno portato a fare uno step in avanti e sono convinto che anche Edoardo potrà togliersi delle belle soddisfazioni”.
Nicolò Buratti ha faticato un po’ nel passaggio tra i professionisti: cosa puoi dirci di lui?
“Nicolò ha avuto un passaggio un po’ difficile, passando a metà stagione lo scorso anno e quindi non ha fatto un avvicinamento perfetto al grande salto. Secondo me dovrà fare un anno di sacrifici e capire anche lui dove vuole arrivare. I valori ci sono, deve però diventare più consapevole dei suoi mezzi e dei suoi obiettivi. Quest’anno credo abbia capito e il prossimo anno dovrà dimostrare di essere il corridore che è, nelle corse di un giorno può dire la sua. Nicolò si difende bene nella salite corte ed è molto veloce, quindi potrebbe sfruttare queste sue caratteristiche inizialmente nelle corse minori con arrivo a gruppetti ristretti e far valere il suo spunto veloce”.
Pensate che Daniel Skerl sia uno dei velocisti emergenti del panorama internazionale?
“Sentendo i suoi allenatori direi di sì, bisognerà sicuramente lavorare perché è ancora molto giovane e acerbo, però è un corridore molto veloce che non ha paura di fare le volate. E’ un ragazzo da scoprire, ma tra i dilettanti ha dimostrato di essere un buon velocista. Diciamo che è una scommessa che può dare i suoi frutti. Ha tanti margini di miglioramento, ma dovrà lavorare sodo”.
Cosa hai provato nel vedere tua figlia arrivare sul podio agli Europei di ciclocross?
“Sono stati giorni magnifici, di grandi emozioni. Vederla con la maglia di Campionessa Europa insieme agli altri ragazzi del Team Relay è stato stupendo e vederla poi conquistare anche il bronzo è stato qualcosa che ci ha lasciati senza parole. C’era un grande gruppo con una coesione bellissima e questo è ciò che mi è rimasto più impresso, con Daniele Pontoni che ha fatto un lavoro eccellente”.