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Il grande equivoco Ducati: Mondiale vinto con un pilota e una squadra che saluteranno nel 2025

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Jorge Martin / Valerio Origo

“Quel Martinator è là fuori. Non si può patteggiare con lui. Non si può ragionare con lui. Non conosce pietà, nè rimorso, né paura. Niente lo fermerà prima di averti eliminato! Capito? Non si fermerà mai!”. Le (semi)citazione dal film “Terminator”, uscito nelle sale cinematografiche 40 anni orsono è perfettamente aderente a quanto accaduto nell’arco del 2024.

Jorge Martin, da oggi ‘Martinator’ di fatto e non solo di nome, si è laureato Campione del Mondo ai danni di Francesco Bagnaia. Il Team Pramac ha battuto il Factory Team Ducati. Ci siamo andati vicini anche lo scorso anno, ma alfine vinsero gli “ufficiali”. In questo 2024 l’esito è stato opposto, seppur con una grande differenza rispetto a dodici mesi orsono. Sia il pilota che la squadra abbandoneranno la galassia di Borgo Panigale!

Come sappiamo, il ventiseienne iberico ha firmato con Aprilia già nel mese di giugno. La struttura fondata da Paolo Campinoti e attualmente gestita da Gino Borsoi ha invece stretto un accordo con Yamaha, allo scopo di diventare il satellite privilegiato della Casa di Iwata, ormai da anni orfana da una struttura di supporto che, finalmente, verrà rifondata.

Allora possiamo finalmente dire che il “Grande Equivoco del 2024” è venuto meno. Sin dal momento dell’ufficializzazione dell’addio dello spagnolo, qualcuno ha malignato che “Ducati avrebbe fatto di tutto per mettergli i bastoni tra le ruote”. Una voce rinforzatasi dopo la scelta di Pramac di legarsi a Yamaha. Invece, l’esito del Mondiale lo conosciamo tutti.

Giusto così e bello così. L’Italia è un Paese di poeti, santi e dietrologi. La cultura del sospetto regna sovrana, nello sport e non solo, forse perché uno dei più grandi difetti della gente di questa meravigliosa nazione è la propensione a ‘voler fare i furbi’, a ‘fregare l’altro’. C’è un’atavica visione del mondo fatta di escamotage e mosse sottobanco per cercare di trarre ogni vantaggio possibile, lecito o illecito.

Sarà che per secoli l’Italia è stata colonia altrui e il popolo era vessato da questo o quell’altro dominatore straniero. Sarà che troppo spesso sono emersi scandali di ogni tipo nella società tricolore, sport compreso. Sarà quel che sarà. L’italiano è sempre portato a “pensar male”, a torto o a ragione.

Fortunatamente, la MotoGP ha una matrice globale e di equivoci non ce ne sono stati. La stagione si è sviluppata fair and square, come dicono gli anglosassoni (magari più discreti nelle loro malefatte, perché chi è senza peccato scagli la prima pietra). Vince chi dice addio, senza che chi ha ricevuto il benservito se ne faccia un cruccio. Dopotutto, nell’albo d’oro del Mondiale, alla voce “2024” resterà per sempre “Ducati”. Al 2025 ci si penserà a tempo debito. Senza equivoci.

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