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La MotoGP torna al 1970! Aziende giapponesi senza vittorie e le Case italiane possono completare un en plein…

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Luca Marini
Luca Marini / IPA Sport

Siamo alla vigilia del Gran Premio della Solidarietà, atto conclusivo del Mondiale MotoGP 2024. Al Montmelò, potrebbero giungere a compimento due dinamiche che pochi anni orsono sarebbero state considerate a dir poco fantasiose. Viceversa, a perpetuo memento di come il futuro sia imprevedibile, siamo prossimi ad assistere a un doppio fatto apparentemente inimmaginabile, prossimo però a diventare realtà.

Innanzitutto, a meno di clamorosi cataclismi, il 2024 si concluderà senza alcuna affermazione di un’azienda giapponese. Le Case nipponiche sono entrate in crisi già da qualche tempo, ma avevano comunque saputo tagliare per prime il traguardo. Anche nel disgraziato 2023, quando Alex Rins ottenne un’estemporanea – ma legittima – vittoria ad Autin in sella alla Honda.

Al contrario, quest’anno siamo allo zero (inteso come numero, non come il famigerato aereo da guerra prodotto dalla Mitsubishi). Anzi, addirittura il sesto posto conseguito da Fabio Quartararo a Sepang rappresenta il miglior risultato ottenuto da una M1 o da una RC213V. Pazzesco, considerando quanto rappresentato per decenni da Honda e Yamaha nella classe regina.

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L’ultima stagione senza successi del Sol Levante? Bisogna tornare addirittura al 1970, quando Honda si era ritirata, Suzuki e Yamaha ancora non correvano e Kawasaki si era appena affacciata nel Motomondiale. Contestualmente, 54 anni fa, vi fu il dominio assoluto della MV Agusta, capace di imporsi in 11 GP su 11. Tale accadimento ci porta alla seconda dinamica anticipata in apertura.

Ducati ha vinto quasi tutto (18 gare piene e 16 Sprint). Le briciole lasciate sul piatto dalla Casa di Borgo Panigale, sono finite a Noale, perché Aprilia ha raccolto il resto. Dunque, se Ktm non dovesse firmare alcun exploit al Montmelò, si compirebbe una stagione monopolizzata dalle aziende italiane. Proprio come capitato, per l’ultima volta, nel 1970.

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