Ciclismo
Matteo Tosatto: “Tudor più attrezzata di alcune squadre World Tour. Cancellara è diverso da dirigente”
Abbiamo raggiunto Matteo Tosatto per stilare un bilancio di questa prima stagione insieme alla Tudor. Salito sull’ammiraglia della Ineos nel 2017, l’ha condotta alla maglia rosa con Chris Froome nel 2018, Tao Geoghegan Hart nel 2020 ed Egan Bernal nel 2021. Nei due anni successivi, il 2022 e 2023, sono venuti invece i secondi posti di Richard Carapaz e Geraint Thomas. Lavorando con Dario Cioni, il trevigiano classe 1974 è diventato uno dei riferimenti del gruppo italiano. Un tecnico di valore internazionale, che ha messo bene a frutto i 20 anni da professionista con tecnici e manager come Giancarlo Ferretti, Patrick Lefevere, Luca Guercilena e Bjarne Riis. Gli stessi che, fatto salvo Lefevere, ha incontrato sulla sua strada Fabian Cancellara, che lo ha voluto fortemente nel suo nuovo progetto.
Matteo, qual è il bilancio di questo 2024, di questa prima stagione insieme alla Tudor?
“Sicuramente è un bilancio positivo, è una squadra molto giovane e abbiamo messo delle basi solide per i prossimi anni, che è la cosa più importante”.
C’è un momento di quest’anno che porti maggiormente nel cuore?
“La partenza del Giro d’Italia. Lì ho visto nelle facce dei ragazzi e dello staff una grande felicità. Poi l’arrivo di Roma con Storer in top10, al primo nostro Grande Giro, non è cosa da poco”.
Che aria si respira all’interno del Team?
“Un’aria nuova in cui c’è molta voglia di fare ed emergere. Ognuno di noi mette del suo per lavorare nel migliore dei modi con l’obiettivo di fare dei grandi risultati che, passo dopo passo, porteranno a dei grandi traguardi”.
Obiettivo World Tour?
“Non è semplice per una squadra giovane come la nostra soprattutto in ottica fine 2025, davanti a noi in ottica punteggi ci sono diversi team che hanno più anni di esperienza di noi. Al momento non ci siamo mai soffermati sulla questione punti, ma il nostro obiettivo a fine 2025 sarà quello di essere tra le 20 migliori squadre al mondo per avere diritto a tutte le wild card nelle corse World Tour. Ci sarà qualche squadra World Tour che a fine 2025 decide di non continuare e chiude? C’è anche questa possibilità, ma a noi piacerebbe prendere la licenza per merito”.
Rispetto alla storica Ineos, quali sono le maggiori differenze che hai notato?
“E’ un paragone difficile da fare. La Ineos aveva la grande esperienza della Sky, una grande squadra che ha rivoluzionato il ciclismo, la Tudor è una squadra giovane con ragazzi che hanno sicuramente meno esperienza, ma in termini di organizzazione non noto grandi differenze, anzi secondo me c’è qualche squadra World Tour che non è attrezzata come noi”.
Quali pensi possano essere i margini di crescita della squadra?
“Ci sono grandi margini di crescita, abbiamo un bel gruppo di ragazzi e il bacino che abbiamo creato con il team ‘devo’ è una risorsa per noi molto importante. Abbiamo fatto un ottimo ciclomercato e con gli acquisti in vista della prossima stagione possiamo potremmo essere dei sorvegliati speciali”.
Come hai visto il Cancellara da corridore a padrone della squadra?
“Sono due persone diverse il Fabian corridore da quello dirigente: da atleta era esuberante, oggi come dirigente è più calmo, meno frettoloso e meno impulsivo; pesa ogni parola e si fida molto delle persone che ha intorno e che ha voluto al suo fianco in questa avventura in cui mette davanti il gruppo su tutto, parlando sempre al plurale e quindi con il “noi” sia che le cose vadano bene o male, e non parla mai in prima persona”.
Ad oggi quali sono le emozioni più forti che hai vissuto in ammiraglia?
“Secondo me l’emozione più grande è stato il Giro d’Italia 2020, con sette vittorie (quattro di Ganna, due di Geoghegan Hart e una di Narvaez) e la classifica generale sempre con Tao. E’ stato un Giro speciale con momenti e dinamiche indimenticabili e che porterò sempre nel cuore; e poi direi le Strade Bianche del 2023 con Tom Pidcock”.
In ammiraglia vince ancora il ds? O meglio, il ds riesce ancora a influire e portare un proprio corridore alla vittoria?
“Il ds può influire, anche se con il ciclismo moderno i corridori conoscono la corsa in ogni metro. Il ds bravo è colui che riesce a mantenere il sangue freddo, avendo la possibilità di parlare con i ragazzi e talvolta stravolgere i programmi in corsa. Poi è fondamentale tenere i ragazzi uniti, fare gruppo e confrontarsi con loro. E’ chiaramente poi l’atleta a vincere, ma il ds può ancora fare la sua parte nella buona riuscita degli obiettivi”.
Sapresti stimare mediamente quanti giorni all’anno stai lontano da casa?
“Mediamente 140 giorni all’anno”.
Quali i programmi di quest’inverno prima di ricominciare la stagione?
“Andremo in ritiro dal 9 al 22 dicembre in Spagna vicino a Calpe e poi torneremo a gennaio prima di fare un ritiro in altura di tre settimane sul Teide a febbraio prima di cominciare la stagione”.
C’è una corsa che non hai ancora vinto in ammiraglia e vorresti vincere?
“Mi piacerebbe vincere la Milano-Sanremo, questa è una corsa che mi manca”.