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MotoGP, cercasi eredi di Bagnaia. In Moto3 la novità Lunetta, ma un vero ricambio non c’è ancora

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Luca Lunetta
Luca Lunetta Valerio Origo

Uno dei temi forti relativo alla stagione 2024 del Motomondiale, ormai prossimo alla sua conclusione, è rappresentato dalla scarsità di risultati di rilievo dei piloti italiani nelle classi formative. Un’anomalia, alla luce di quanto accaduto in tempi recenti. Eppure, nell’annata prossima alla conclusione, il piatto piange.

In Moto2 siamo in sofferenza. Gli acuti di Celestino Vietti e Tony Arbolino sono stati estemporanei. I due, in un passato non troppo lontano, erano considerati papabili per la MotoGP, tanto che il primo era stato associato sia all’Aprilia che al Team VR46, mentre il nome del secondo é stato accostato a Pramac e al Factory Team Yamaha. Viceversa, le loro carriere rischiano di restare plafonate lontano dalla top-class. Dennis Foggia, protagonista per un biennio in Moto3, non ha ancora trovato la propria dimensione nella classe intermedia.

A proposito di Moto3, la situazione non è tanto migliore, anzi. I piazzamenti più prestigiosi sono stati firmati da Luca Lunetta, che dopo un esordio molto complicato è salito di colpi strada facendo, sino a issarsi sul podio, seppur in maniera occasionale. Il diciottenne romano è piuttosto quotato fra gli addetti ai lavori, ma la sua competitività futura è tutta da verificare.

Insomma, mettendo insieme tutta l’Italia motociclistica di Moto2 e Moto3, si fa fatica a intravedere un game changer, come dicono in terra anglosassone quando ci si riferisce a chi è in grado di spostare gli equilibri. Scenario preoccupante in ottica futura? Non si può dar torto a chi aggrotta le sopracciglia pensando all’avvenire.

D’altronde i ricambi più quotati – ovverosia Arbolino, Vietti e Foggia – hanno vissuto difficoltà pur essendo inseriti in strutture che negli ultimi anni hanno caratterizzato la scena della Moto2 (Elf Marc VDS Racing Team, Red Bull KTM Ajo e Italtrans Racing Team). Al di là dell’età anagrafica (compresa fra i 22 e i 23 anni), il treno “sta passando” soprattutto per i primi due, la cui esperienza cadetta è ormai notevole.

Quali possano essere le prospettive per ognuno di essi è impossibile dirlo. Fortunatamente, l’Italia può contare su una batteria di centauri venuti al mondo tra il 1997 e il 1998 in grado di garantire risultati di grido in MotoGP ancora per parecchi anni (Francesco Bagnaia, Enea Bastianini, Marco Bezzecchi, Fabio Di Giannantonio e quel Luca Marini attualmente in disgrazia sono tutti sostanzialmente coetanei). Un eventuale “buco generazionale” potrebbe dunque essere ammortizzato.

Resta da capire se qualcuna delle attuali seconde linee italiane “si ripiglierà” come si suole dire, oppure se durante l’invecchiamento della “generazione d’oro del 1997-98” bisognerà sperare nell’emersione di una nuova leva capace di ereditarne il testimone in un futuro a medio-lungo termine. Per adesso, ci si può godere l’epoca corrente, senza pensare troppo all’avvenire. A quello si penserà (un) domani.

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