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MotoGP
MotoGP. Fabio Quartararo, il desaparecido. Il 2024 è stato un calvario, ma sarebbe un errore darlo per ‘finito’ o dimenticarsene
Chi si ricorda di Fabio Quartararo? Non più tardi di trentasei mesi orsono, il francese era in cima al mondo. Letteralmente, perché si era appena fregiato del titolo iridato di MotoGP. A soli 22 anni e dopo una stagione in cui sostanzialmente non aveva avuto avversari, tutti gli pronosticavano un radioso avvenire. Inoltre, c’era sostanziale unanimità nel ritenerlo il miglior pilota in griglia.
Fast forward dal 2021 al 2024. Oggi, quando si fa il nome del transalpino, la reazione spontanea è quella di dire “Ah già, è vero che c’è anche lui! Chissà che fine ha fatto quel povero Diavolo”. La fine di chi si trova a gareggiare con una moto non competitiva. El Diablo difatti è tredicesimo nella classifica generale del Mondiale, senza essere mai arrivato tra i primi cinque in un Gran Premio e senza aver mai concluso una Sprint fra i primi quattro.
Insomma, è sprofondato nell’anonimato totale. Oggi, magari gli stessi che a novembre 2021 davano per scontato l’inizio di un suo lungo regno, suonano la campana a morto, definendolo (più o meno apertamente) una meteora o una one-hit wonder. In effetti, nello scenario contemporaneo, Yamaha conta come il due di spade con briscola a Ducati, ma sarebbe ingeneroso e ingiusto derubricare a “episodica” l’affermazione iridata di Quartararo e confinarlo sine die nel dimenticatoio.
Abbiamo visto quanto può spostare il mezzo meccanico nella MotoGP attuale. Gli esempi di Marc Marquez, Luca Marini e Johann Zarco sono lì a testimoniarlo, in ambedue i sensi. Chi ha mollato Honda per Ducati è tornato a vincere, spezzando tre anni di astinenza, chi ha fatto il percorso inverso è passato dalle stelle alle stalle, ritrovandosi nelle retrovie dopo aver lottato per podi e vittorie.
Dunque, guai a dimenticarsi del francese o a considerarlo agonisticamente sepolto. Il suo 2024, de facto, non è esistito. Ha preferito restare in Yamaha, piuttosto di spostarsi altrove. D’altronde, sapendo di non avere la possibilità di montare in sella a una Desmosedici nel 2025, ha sposato la filosofia del “chi lascia la vecchia strada per la nuova, sa quel che perde e non sa quel che trova”.
Forza Fabietto, il calvario rappresentato da questa stagione è (quasi) finito. Dopodiché comincerà il tempo delle speranze. Hai dimostrato di essere un pilota validissimo. Meriteresti di essere a sgomitare con chi si gioca l’Iride e, in passato, finiva spesso e malvolentieri alle tue spalle. Tocca a te, con le tue scelte, e soprattutto agli ingegneri di Iwata, con il loro intelletto, fare in modo che tu possa tornare dove ti compete.