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Nuoto, Sara Curtis e Lorenzo Mora le star di Riccione, tra volti nuovi, certezze e ritorni eccellenti in attesa della lista per Budapest

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Sara Curtis
Curtis/Lapresse

Dove sta andando il nuoto italiano? Dai campionati di nuoto in vasca corta di Riccione una prima risposta è arrivata. La fase di ricambio, normale dopo ogni ciclo olimpico, è tutto sommato a buon punto e la nuova generazione promette bene, anche se non tutti i potenziali protagonisti del futuro azzurro si sono espressi su livelli eccezionali nella tre giorni romagnola.

Il personaggio dei campionato è senza dubbio Sara Curtis, la giovanissima specialista della velocità dello stile libero e del dorso, talmente instancabile che ha portato a casa ben quattro titoli tricolori, un po’ come faceva ai tempi della juniores: lo scorso anno, ad esempio, conquistò ben sei ori agli Europei giovanili. La sorpresa (o la conferma, dipende dai punti di vista), dunque, non sta nella quantità di titoli conquistati da Sara Curtis ma nella qualità delle prestazioni: tre pass iridati, un record italiano, tutti i personali demoliti. Non ha paura di allenarsi, non ha paura di gareggiare, è il nuovo che avanza: la Regan Smith o la Kate Douglass italiana, tanto per sparare due nomi altisonanti di due atlete eclettiche che eccellono a livello globale e che probabilmente devono ancora far vedere il meglio di sé. Sara Curtis è tutto questo, è una speranza e una certezza che potrà crescere con un po’ di fari puntati addosso ma senza la responsabilità di tutta la squadra sulle spalle, una condizione che spesso i giovani non sopportano e che questo movimento italiano, così ampio e vario, per il momento scongiura.

Chi ha bisogno della vasca da 25 metri, delle virate e delle subacquee infinite delle gare in vasca corta per non sentire responsabilità e aspettative che ogni tanto lo schiacciano, è Lorenzo Mora. Il modenese ancora una volta ritrova il sorriso nel suo habitat naturale. A Budapest sarà una delle carte da medaglia dell’Italia al Mondiale, è a tutti gli effetti l’atleta dei Campionati Italiani al maschile con la sua tripletta di qualità nel dorso e proverà a tornare sul podio iridato fra tre settimane.

È stato un campionato italiano di volti nuovi, Chiara Della Corte, Cristian Bacico, Paola Borrelli, Elena Capretta, Carlos D’Ambrosio, Matteo Diodato, tanto per fare qualche nome, ma anche di ritorni importanti su buoni livelli, come quelli di Gabriele Detti, Federico Burdisso, Ilaria Cusinato, Alessandro Fusco, Silvia Di Pietro o Lorenzo Glessi, tanto per dire che l’incrocio di generazioni prosegue e sarà sempre sale e motore di questa disciplina dalle nostre parti, perché servono energie ma anche esperienza per toccare prima sulla piastra.

STILE LIBERO UOMINI. L’Italia può contare su un gruppo di velocisti di assoluto valore, anche se a Riccione non si è visto l’acuto. Nessuno di loro aveva preparato specificatamente questo appuntamento (Lorenzo Zazzeri lo ha proprio saltato) ma comunque si sono viste gare di alto livello medio. In questo caso l’apporto dei più giovani ancora non c’è stato. I più attesi, Davide Passafaro e Lorenzo Ballarati non erano in condizione e per il momento prediligono la vasca lunga ma il loro percorso è ancora lungo e non c’è fretta. Alessandro Miressi, Leonardo Deplano, Manuel Frigo, Paolo Conte Bonin c’erano e sono stati protagonisti e anche a Budapest cercheranno di esserlo.

Nei 200 la crescita dei più giovani procede: Carlos D’Ambrosio ha vinto il titolo sbriciolando il personale, Alessandro Ragaini si è distratto in batteria ma poi ha nuotato veloce nella finale B, dopo essere salito sul podio nei 200 farfalla. Le condizioni per costruire una 4×200 di qualità, con Filippo Megli e, si spera, Marco De Tullio e Marco Ciampi su buoni livelli, potrebbero esserci, forse già da Budapest. L’altro nome nuovo dello stile libero è nei 1500 stile libero che hanno bisogno di ricambio ed è stato bello trovare un Matteo Diodato protagonista su tempi tutt’altro che trascurabili con un titolo e un personale che potrebbero rappresentare una svolta nella sua carriera. Tra i momenti più belli del tricolore la vittoria di Gabriele Detti negli 800 stile. La speranza di non vivere solo di ricordi è viva nella mente del livornese, che se viene supportato dal fisico sa come si fa ad essere grande protagonista.

STILE LIBERO DONNE. C’è tanto, ma proprio tanto da dire qui. Di Sara Curtis, astro nascente non solo azzurro, abbiamo già detto ma c’è un mondo nella velocità che comprende Chiara Tarantino, un po’ delusa dall’andamento delle gare ma anche lei sotto i 54” nei 100, c’è Emma Virginia Menicucci, che magari non trova l’acuto travolgente ma mantiene uno standard sempre alto e soprattutto c’è Sofia Morini che sta finalmente esprimendo tutto il suo talento a partire dai 200 ma anche nei 100 può dire la sua. Sarà l’anima delle staffette a Budapest e non solo.

Nel mezzofondo al momento l’unico nome spendibile a livello internazionale è quello di Simona Quadarella che a Riccione ha sfoderato un 1500 da campionessa vera, sviluppato con la rabbia di chi voleva chiudere la porta su un’avventura parigina non soddisfacente più per il magro bottino che per le prestazioni offerte. Qualcosa, comunque, alle spalle della campionessa romana si sta muovendo: si è vista su buoni livelli Valentina Procaccini, che si era messa in luce tredicenne ai Criteria e che sembra aver fatto uno step di crescita importante, mentre non era al via Emma Vittoria Giannelli che ha deciso di saltare la stagione indoor.

DORSO UOMINI. Non solo Mora. Del modenese si è già parlato più su ma c’è da rimarcare la prestazione nei100 del giovane Cristian Bacico che arriva a Riccione e migliora per ben due volte il personale andando a ottenere un secondo posto prestigioso. L’impressione è che le cartucce le abbia sparate tutte lì perché poi non è stato così brillante sia nei 50 che nei 200 (dove pure è salito sul podio) ma la stoffa c’è. Stoffa che non manca neppure a Michele Lamberti che della vasca corta è un cultore ma che stavolta non si è fatto trovare pronto all’appuntamento. Le energie sprecate per la qualificazione olimpica hanno presentato il conto e stavolta niente qualificazione per la grande manifestazione in corta che lo ha visto spesso protagonista in passato. Peccato.

DORSO DONNE. Una delle note dolenti del nuoto azzurro in questa fase. La mancanza di Margherita Panziera si sente, eccome e al momento ci si aggrappa a Giulia D’Innocenzo, che si divide tra dorso e stile libero, per avere un minimo di competitività a livello internazionale, soprattutto sui 200. Il nome nuovo è sempre quello, Sara  Curtis: si migliora ogni volta che scende in acqua e cercherà di sfruttare a Budapest questo suo momento di grazia.

RANA UOMINI. Nei 50 e nei 100 è ormai una questione a tre con altri possibili inserimenti quando la vasca inizierà ad allungarsi. Nicolò Martinenghi sta vivendo una fase magica e complicata al tempo stesso. E’ campione olimpico dei 100, è entrato nella leggenda dello sport italiano ed ha deciso di cambiare praticamente tutto con il trasferimento da Varese a Verona e tutto quanto ne consegue. Questo Mondiale, il primo da campione olimpico, lo vivrà senza aspettative. Al momento è ancora lontano dalla condizione migliore e può fare meglio nei 50 (dove non sarebbe qualificato) rispetto ai 100 dove ha il posto assicurato. Venga quel che venga, merita solo applausi. Alle sue spalle cresce un duo che potrebbe far divertire in futuro ma anche fin da subito. Simone Cerasuolo è stato grande protagonista a Riccione. Tempi stratosferici, di dimensione globale, doppio pass e trauma per la mancata qualificazione a Parigi superato e Ludovico Viberti, spuntato non certo dal nulla ma da un gruppo di qualità come quello torinese nella primavera scorsa, è uscito carico dall’esperienza olimpica che lo ha visto sfiorare l’ingresso in finale. A Riccione si è inchinato solo al miglior Cerasuolo possibile ma con tempi di altissimo spessore e sarebbe qualificato per il Mondiale nei 50, anche se quel posto potrebbe spettare a Martinenghi. In attesa della chiamata lui non molla un centimetro.

Qualche buona notizia arriva anche dai 200, specialità, Pizzini escluso, che negli ultimi anni ha regalato davvero poche soddisfazioni all’Italnuoto. Alessandro Fusco ha vinto con un ottimo tempo, anche se non c’è stato il ritocco del limite per Budapest. Riparte da qui per costruire una seconda parte di carriera più spumeggiante.

RANA DONNE. Benedetta Pilato fa parte dell’eccellenza del nuoto italiano e mondiale e lo ha dimostrato una volta di più. E’ andata fortissimo sua nei 50 che nei 100 ma ha palesato nuovamente l’abitudine a non riuscire a limare in finale i tempi fatti in batteria. Anzi ogni tanto si peggiora nella seconda sessione giornaliera ed era accaduto un paio di volte anche in Coppa del Mondo. Da rivedere qualcosa perché basta poco a vedere la tarantina migliorarsi ulteriormente con tempi che possono essere utili per un podio internazionale.

Alle sue spalle tra i grandi ritorni c’è quello di Arianna Castiglioni, reduce da un paio di stagioni al di sotto delle sue potenzialità, vittima di tanti problemi soprattutto fisici. Metabolizzata la mancata qualificazione olimpica, sembra aver svoltato e ritrovato le sensazioni dei vecchi tempi. La qualificazione automatica per Budapest non c’è ma la chiamata azzurra può arrivare.

FARFALLA UOMINI. Si soffre ma forse meno del previsto. Per la velocità i nomi sono quelli attesi, Simone Stefanì che vince i 100 e si conferma uno dei migliori interpreti a livello nazionale di questa specialità, anche se l’elite mondiale è ancora lontana a e Michele Busa, il romagnolo tatuato che ha fatto benissimo, soprattutto al mattino, nei 50 stile libero e che sta crescendo stagione dopo stagione.

Nei 200, invece, si è rivisto su buoni livelli, che per lui non sono stratosferici ma dopo due anni non facili può andare bene anche così, Federico Burdisso. Il minimo per Budapest non c’è ma tornare in una grande manifestazione internazionale potrebbe fargli bene per riprendere un discorso interrotto dopo i Giochi di Tokyo. Alessandro Ragaini è una buona carta da giocare in futuro anche se è probabile che arrivi prima o poi una scelta tra farfalla e stile libero e l’impressione è che lo stile libero non verrà abbandonato. Il tutto senza considerare Alberto Razzetti che a Budapest vuole esserci da protagonista assoluto e che a Riccione ha gareggiato in competizioni non usuali per lui.

FARFALLA DONNE. Anche qui si soffre ma da Riccione sono emersi due nomi nuovi ma non nuovissimi. Nella velocità Elena Capretta che si è aggiudicata i 100 farfalla e si è migliorata sensibilmente, meritandosi la chiamata in chiave staffetta per Budapest e Paola Borrelli che il titolo italiano lo aveva già vinto a marzo e che non era così scontato potesse ripetersi. Segnale di classe e continuità. Se si parla di velocità il nove è quello di uno dei tanti ritorni ad alto livello, Silvia Di Pietro che sui 50 è sempre una garanzia e a Budapest potrebbe andare per la sua capacità di dare il massimo in staffetta.

MISTI UOMINI. Assente Razzetti, il nome che è uscito da Riccione è quello di Lorenzo Altini che ha vinto i 400 misti migliorandosi ampiamente. Da tenere monitorato. Nelle gare veloci Lorenzo Glessi, che per diverso tempo era sparito dai radar del nuoto di vertice dopo una carriera giovanile super promettente, ha depositato due perle di qualità e forse potrebbe anche aver convinto chi dovrà fare la lista dei convocati per Budapest.

MISTI DONNE. Aspetti Sara Franceschi, che non era al meglio fisicamente e si è visto, e trovi Chiara Della Corte: salernitana, 19 anni, strepitosa nei 200 dove ha strappato il pass per Budapest. Uno dei tanti prospetti da tenere d’occhio per il futuro: eclettica e con ampi margini di miglioramento e tanta voglia di lavorare a testa bassa. Quello che serve per il futuro del nuoto azzurro.

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