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Dakar, perché non organizzare un’edizione anche in Australia? Una riflessione – provocazione in ottica futura…

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Rally race - DAKAR 2024

Prima di addentrarsi nel presente articolo, il lettore deve entrare nell’ottica di trovarsi di fronte a una semplice riflessione. Se vogliamo, quanto scritto nei paragrafi successivi a quello introduttivo, può essere letto come una provocazione. In ogni caso, bisogna avere un assetto mentale flessibile e capace di ragionare per ipotesi ed estremi.

Non ci sono dubbi sul fatto che chi legge possa avere una mente aperta, in quanto interessato a un evento chiamato “Dakar” che però non tocca la capitale senegalese ormai da 18 anni. Il rally nato come “Parigi-Dakar” e assurto prepotentemente agli onori delle cronache negli anni ’80 per via del suo indiscusso fascino e della sua insita pericolosità, non è più tale da tre lustri.

L’ultima vera “Dakar” si è disputata nel 2007. Dopodiché, in seguito all’annullamento dell’edizione 2008 per il timore di attentati terroristici, della “Dakar” è rimasto solo il nome. L’impossibilità di garantire la sicurezza in contesti politicamente instabili ha causato il trasferimento prima in Sudamerica (2009-2019) e poi in Arabia Saudita (dal 2020).

Insomma, il Rally ha toccato quattro continenti nell’arco della sua storia. Nella sua forma originaria, partiva ça va sans dire dall’Europa per arrivare in Africa, aggiungendo poi il Nuovo Mondo e la penisola arabica, parte ovviamente dell’Asia. Sostanzialmente, manca all’appello solo l’Oceania ed è qui che, alla vigilia dell’edizione 2025, si vuole effettuare una riflessione in ottica futura.

Il tratto caratteristico della Dakar è il deserto. Ebbene, ricordiamoci che quasi un terzo del territorio australiano è desertico.  Il Grande Deserto Australiano è il terzo più grande del mondo dopo il Sahara e quello arabo, palcoscenici dove la Dakar è andata o sta andando in scena.  Dunque, perché non pensare di chiudere il cerchio geografico, disputando almeno un’edizione della Dakar in Australia?

Servirebbe l’occasione propizia e soprattutto si dovrebbe agire nel rispetto di accordi commerciali a lungo termine. Però, andare a toccare anche il continente down under, tramutando il Rally in una competizione capace di toccare ogni angolo praticabile dell’orbe terracqueo (per il deserto antartico non si è attrezzati) aggiungerebbe ulteriore fascino a quello già insito nella competizione nata nel 1979.

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