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Formula 1

F1, Carlos Sainz: “Il mio cognome è stato un peso a inizio carriera. Sulla firma con Ferrari…”

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Sainz / Lapresse

Carlos Sainz si sta ritagliando una carriera di tutto rispetto in Formula Uno, avendo trascorso le ultime sei stagioni in scuderie di primo piano come McLaren (2019-2020) e Ferrari (2021-2024) senza sfigurare a cospetto di compagni di squadra ritenuti tra i migliori piloti al mondo: Lando Norris e Charles Leclerc. Lo spagnolo, in questo lasso di tempo, ha collezionato 4 vittorie e 27 podi attestandosi sempre tra il quinto ed il settimo posto nel Mondiale.

Il vincitore dell’ultimo GP del Messico, pronto ad affrontare una nuova sfida in Williams dopo il mancato rinnovo di contratto con Ferrari, ha parlato del rapporto con suo padre (fonte: Auto Racer): “È una forza della natura che non si ferma mai. Ti spinge continuamente ad alzare sempre l’asticella. È uno che, quando ha smesso di fare rally, ha deciso di passare ai rally raid ed è riuscito a vincere l’evento più duro di tutti, la Dakar, tre volte. Il mio rapporto con lui è sempre stato molto intenso. Mio padre non sa stare fermo e, per me da bambino, questo significava essere sempre spinto a fare di più. Quando ho iniziato ad appassionarmi al karting, lui mi ha sostenuto e motivato e non ha avuto problemi con il fatto che non avrei seguito le sue orme”.

Portare il cognome Sainz è sempre stato un onore, ma all’inizio della mia carriera è stato anche un peso. Gli addetti ai lavori e i media possono essere cinici e all’inizio della mia carriera c’erano molte persone che insinuavano che fossi lì solo perché ero figlio di un campione di corse. In quel periodo mio padre mi ha spronato e aiutato a dare il massimo. È così che sono riuscito a dimostrare, attraverso i miei risultati, che meritavo la carriera che mi stavo ritagliando. Direi che da allora ho imparato a stare in piedi sulle mie gambe, ma è ancora importante per me sapere che mio padre è al mio fianco“, racconta Carlos Sainz Jr.

Sulla firma del contratto con Ferrari nel 2020: Come sempre, abbiamo dovuto lavorare su diverse bozze del contratto, fare un sacco di riunioni e con e-mail che andavano avanti e indietro tra Madrid e Maranello. Inoltre, tutto doveva essere fatto tramite videochiamata perché il Covid ha reso impossibile viaggiare. Quella mattina, mi sono alzato alle otto e mio padre mi ha detto: ‘Prendi una penna, è arrivato il contratto Ferrari. E devi firmarlo’. Ero ancora in pigiama, ma ho firmato lì e in quel momento“.