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F1, ‘l’onore delle armi’ per la Ferrari. Il Cavallino del 2024 è davvero Rampante, anche nella sconfitta

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Charles Leclerc
Leclerc - LaPresse

Alla fine, ci siamo arrivati. La Ferrari archivia la sedicesima stagione consecutiva senza alcun titolo iridato. Un’astinenza ancor più lunga di quella intercorsa fra il Mondiale costruttori del 1983 e quello del 1999. Cionondimeno, non c’è sconforto o negatività in quanto accaduto in questo 2024. Per la prima volta dopo dodici anni, la Scuderia di Maranello è arrivata a giocarsi una posta suprema all’ultimo GP.

Già questa dinamica va guardata con favore. Il Cavallino, davvero Rampante nonostante la sconfitta in volata patita dalla McLaren, ha saputo reagire alle difficoltà nelle quali è incappato durante l’annata. A pesare è stato soprattutto il crollo estivo (ben 102 punti persi dal Team di Woking tra il Canada e l’Olanda), dal quale però la Rossa ha saputo risollevarsi vigorosamente.

È proprio questo il fatto incoraggiante, quello di vedere una Ferrari capace di reagire alle proprie difficoltà, senza afflosciarsi strada facendo. La caratteristica delle sfortunate campagne iridate del 2017-2018 è stata proprio quella di calare progressivamente di competitività con il passare delle gare. Il caso del 2022 è poi è stato eclatante. Partita benissimo, la Scuderia di Maranello è progressivamente implosa, sino ad accartocciarsi su sé stessa, sconvolta da polemiche interne.

Un 2022 nato sotto i migliori auspici, ma evoluto in maniera sportivamente atroce, che ha fatto sentire le proprie conseguenze anche sul 2023. L’anno scorso si è dovuto correggere un progetto sbagliato, riuscendoci. In questo 2024 c’è stata la “sbandata” degli inefficaci aggiornamenti presentati al Montmelò. Successivamente si è però risaliti all’origine delle magagne e sono state risolte, migliorando ulteriormente.

Bisogna dare a Cesare quel che è di Cesare e a Vasseur quel che è di Vasseur. Il 2024 è stata la sua prima vera stagione (il 2023 è stato trascorso a plasmare la “sua” struttura) e, nonostante si sia chiuso con l’ennesimo “zeru tituli”, si è rivelata una delle migliori annate ferrariste dell’era turbo-ibrida, se non addirittura la migliore in assoluto.

La tendenza è palesemente in positivo e non si vede perché, per una volta, non si debba davvero essere ottimisti nei confronti della Ferrari. C’è sempre “l’anno prossimo”, ma prima o poi sarà anche “l’anno buono”. Perché a Maranello si è ricominciato a lavorare bene e con profitto. L’azienda non è in declino, la 24 ore di Le Mans sta lì a testimoniarlo. Tornerà la Rossa vincente anche in F1. Non è una questione di “se”, bensì di “quando”.

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