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Garzelli: “Pellizzari ancora più forte di Tiberi. Ricordo quando Pantani mi portò la borraccia sul Colle dell’Agnello…”

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Pantani e Garzelli
Garzelli e Pantani / Olycom

In attesa della nuova stagione, che inizierà dal Tour Down Under in programma dal 21 al 26 gennaio prossimi, Stefano Garzelli ha raccontato ad OA Sport le sue impressioni per la nuova stagione, ma prima di entrare nei dettagli sorge spontaneo chiedere al classe 1973 – da anni insieme alla famiglia a Valencia – come sta, dopo il tragico alluvione che ha colpito poco più di un mese fa la zona: “Per i Paesi colpiti, vicinissimi a Valencia, la situazione al momento è uguale. Ci sono 200.000 macchine buttate via, ci sono tante famiglie che hanno perso anche la casa e i negozi. La preoccupazione maggiore è legata a problemi strutturali, la situazione è complicata e gli aiuti da parte del governo stanno arrivando poco alla volta, i problemi maggiori arriveranno adesso. Io e la mia famiglia stiamo bene e fortunatamente non abbiamo avuto alcun problema“.

Roglic ha confermato la presenza al Giro, così come Ayuso, ma anche Vingegaard ci sta pensando seriamente: per quale motivo, secondo te, la Corsa Rosa ha ritrovato appeal?

“Lo scorso anno Pogacar ha dato al Giro quel qualcosa che negli ultimi anni era venuto a mancare. Roglic, avendo vinto quattro volte la Vuelta, sapendo che il Tour è difficile da vincere, fa sicuramente bene a tornare al Giro per provare a vincerlo una seconda volta. Se Vingegaard dovesse confermare la sua presenza, allora possiamo dire che il Giro sta tornando agli albori di una volta in termini di partecipazione”. 

Ti aspetti nel 2025 un Pogacar sugli stessi livelli di quest’anno, oppure non ti stupirebbe una piccola flessione in termini di risultati?

“Se analizziamo la stagione di Pogacar di quest’anno, è andato fortissimo e tutto è andato per il meglio senza intoppi. Non tutti gli anni però sono uguali, ma mi aspetto un Tadej forte come quest’anno o forse leggermente ancora con quel qualcosa in più riuscendo a limare qualche dettaglio”.

Al Giro potrebbero ritrovarsi due emergenti come Tiberi ed Ayuso. Ad oggi lo spagnolo è superiore, ma pensi che l’italiano possa raggiungere il livello dell’iberico e diventare un suo rivale?

“Ayuso lo conosco molto bene, l’ho visto crescere e si è già affermato in corse importanti. Tiberi è sicuramente uno degli italiani di maggior spicco per le corse a tappe, ma è ancora qualche passo indietro rispetto ad Ayuso. Entrambi hanno ancora dei grandi margini di crescita, e penso che Tiberi la prossima stagione debba fare un ulteriore passo in avanti che possa confermare, se non addirittura migliorare quanto fatto quest’anno”.

Cosa ti aspetti da Giulio Pellizzari, che passerà alla Red Bull?

“Per me Pellizzari, senza nulla togliere a Tiberi, in prospettiva è ancora più forte. Quello che ha fatto vedere Giulio durante l’ultima settimana del Giro è stato qualcosa di grande e ha dimostrato di avere un ottimo motore. Giulio ha corso molto bene anche al Lombardia ed è un corridore che per me ha dei grandi margini di miglioramento e penso che la Red Bull Bora Hansgrohe abbia visto in lui un grande potenziale, anche caratterialmente è un bravissimo ragazzo: educato, modesto e mai sopra le righe”.

Che idea ti sei fatto di Lorenzo Finn e cosa ti aspetti da lui tra gli U23?

“Finn è un corridore che è cresciuto molto, sicuramente ha un buon potenziale, ma sarà importante vedere come crescerà in questi anni e quindi vedere quali saranno gli sviluppi”.

Filippo Ganna si concentrerà solo sulla strada: secondo te Milano-Sanremo e Parigi-Roubaix sono nelle sue corde?

“Sì, assolutamente. Entrambi sono due obiettivi che Ganna può centrare”.

Che anno sarà per Milan? Ti aspetti una evoluzione alla Philipsen, che è competitivo anche nelle Classiche?

“Mi aspetto che Milan diventi e confermi di essere il velocista più forte al mondo. E’ migliorato molto e crescerà ulteriormente, ma è altrettanto un corridore adatto alle Classiche del Nord; ha tutte le carte in regola per diventare il numero uno”. 

Nel 2025 sarà trascorso un quarto di secolo dalla tua vittoria al Giro d’Italia: cosa ricordi con più affetto di quello che fu l’apice della tua carriera?

“La vittoria al Giro resta sicuramente uno dei ricordi più dolci della mia carriera, si è realizzato il sogno che avevo da bambino, un qualcosa che per sempre rimarrà nel mio cuore”.

Cosa significò per te avere a disposizione un ‘gregario’ di lusso come Marco Pantani?

“E’ senza ombra di dubbio uno dei ricordi più belli della mia carriera, nella mia mente c’è impressa un’immagine, quella di Marco che mi porta la borraccia scendendo dal Colle dell’Agnello prima dell’Izoard. Una delle immagini più belle di tutta la mia carriera”. 

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