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Biathlon

Il grande equivoco generato dalle squalifiche a scoppio ritardato. Nel 2100 sapranno come si sono svolti i fatti del 2010?

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Quanto accaduto con il biathleta siberiano Evgeny Ustyugov – squalificato a quasi 15 anni di distanza dai fatti contestatigli, con relativa riscrittura delle classifiche di ben quattro stagioni – genera un’altra riflessione, oltre a quella già effettuata, legata a come la storia dello sport subisca ormai un autentico sdoppiamento (quella riscritta nelle aule del TAS è diversa da quella dei fatti).

Al russo verrà tolta la medaglia d’oro nella mass start dei Giochi olimpici di Vancouver 2010, la quale a questo punto è destinata a essere conferita a Martin Fourcade. Il francese si trova quindi con un quinto trionfo olimpico individuale, dopo i quattro assommati fra Sochi 2014 (inseguimento e 20 km) e PyeongChang 2018 (inseguimento e partenza in linea).

Eccoci qua, siamo già al paradosso temporale. Come può il quinto alloro del transalpino essere datato 2010, se i primi quattro sono stati conseguiti fra il 2014 e il 2018? Può, perché è un’affermazione de jure e non de facto, giunta in realtà nel 2024 in virtù di una decisione presa da chi si occupa di norme (e di politica), non di agonismo.

Noi, che abbiamo vissuto gli eventi, sappiamo come si sono svolti. Eppure, nell’albo d’oro dei Giochi olimpici, l’ordine dei cinque ori di Fourcade sarà totalmente diverso rispetto a quello reale. Nel XXII secolo, quando qualcuno – si spera – leggerà la storia del biathlon a Cinque cerchi, dovrà fare attenzione a trattare l’argomento. Il rischio è quello di assimilare concetti errati e inesistenti.

Un rischio, per la verità, presente già oggi. Chi consulta Wikipedia (la cui attendibilità non è mai certa) senza approfondire, rischia di prendere poderose “imbarcate”, figlie della mera lettura di un elenco, il quale spesso non considera come e perché si sono realmente svolti i fatti e quale evoluzione hanno avuto gli eventi. Una dinamica inquietante, che svilisce la realtà, destinata ad acuirsi e a riproporsi con il passare dei decenni.

C’è una soluzione? In realtà sì, ce ne sarebbero due. La prima sarebbe quella di non riscrivere le classifiche, ma di apporre un asterisco a fianco del nome di chi ha violato le norme. La sua presenza, la sua esistenza, non può (e non deve!) essere cancellata, come nel caso di Ustyugov e di altri biathleti. Gli allori conseguiti sul campo dovrebbero restare tali, ma al contempo dovrebbero contestualizzati. L’asterisco di cui sopra andrebbe a significare “sì, ha vinto la medaglia d’oro, ma in maniera illecita”. In questo modo non si stravolgerebbe la realtà e si inquadrerebbe nel migliore dei modi il risultato centrato al di fuori delle norme.

La seconda soluzione è, invece, di altra matrice. Bisogna studiare, approfondire, senza restare sulla superficie dei fatti. Varrà per le generazioni future, ma vale già per quelle di oggi. Accontentarsi di leggere senza capire significa avere del nozionismo, non certo una cultura o cognizione di causa. Un equivoco purtroppo molto diffuso nei nostri tempi.

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