Tennis
Novak Djokovic sostiene Nick Kyrgios sul caso Sinner: un messaggio con finalità ‘politiche’
Hanno fatto discutere le parole di Novak Djokovic in conferenza stampa ieri a Brisbane, in vista del suo esordio stagionale nel torneo australiano. Il 24-volte vincitore Slam si è pronunciato sulla vicenda “Clostebol” che ha coinvolto Jannik Sinner (n.1 del mondo), supportando da questo punto di vista Nick Kyrgios. L’australiano, nel corso di questi mesi e nell’evento citato, ha portato avanti le sue argomentazioni volte a screditare la ricostruzione dei fatti di Sinner e il suo essere estraneo al doping.
Djokovic si è espresso in questi termini: “Viviamo in un mondo in cui tutti hanno il diritto di esprimersi, soprattutto sui social media. Nick ha parlato molto di tutto il caso doping di Jannik, e ha ragione sulla trasparenza e l’incoerenza dei protocolli e dei confronti tra i vari casi. Abbiamo visto molti giocatori in passato, e anche attualmente, che sono stati sospesi per non essersi nemmeno sottoposti a test antidoping e per non aver comunicato la loro posizione, e alcuni giocatori di livello inferiore che aspettano che i loro casi vengano risolti da più di un anno“, ha dichiarato Nole.
“Non metto in dubbio se la sostanza proibita sia stata assunta intenzionalmente o meno. Credo nello sport pulito, penso che il giocatore farà tutto il possibile per giocare lealmente. Conosco Jannik da quando era molto giovane, quindi non sembra il tipo di persona che farebbe una cosa del genere, ma mi sono sentito molto frustrato, come la maggior parte degli altri giocatori, nel vedere che siamo stati tenuti all’oscuro per cinque mesi dopo che ha ricevuto quella notizia. Non è una bella immagine per il nostro sport“, ha aggiunto Djokovic.
Considerazioni in cui il serbo suggerisce un cambio delle regole, ma nello stesso tempo ritiene che Sinner non sia stato trattato come altri nella sua situazione (incoerenza e poca trasparenza), avallando le argomentazioni di Kyrgios. Ed è su questo aspetto che il dibattito tra addetti ai lavori (e non) si è sviluppato, in quanto ritenere che Jannik abbia avuto un trattamento di favore non è aderente alla realtà.
Come previsto dal regolamento, quando un giocatore risulta positivo, viene automaticamente fermato in attesa del processo. Tali procedure sono regolate dall’articolo 7.12 del Tennis Anti-Doping Program (TADP). La norma, però, consente il ricorso d’urgenza al presidente del Tribunale Indipendente, chiedendo che la sospensione non venga applicata. Tale richiesta è ritenuta lecita se il tennista ritiene che sarà assolto o se c’è il sospetto che la positività sia dovuta a contaminazione (articolo 7.12.3.1.c). L’azzurro ha esercitato questo diritto in due occasioni, e in entrambe il suo ricorso è stato accolto:
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- In via immediata, per il ricorso del 4 aprile;
- In data 24 aprile, per il ricorso del 17 aprile (giorno legato alla seconda positività).
Il Tribunale, sulla basa delle evidenze mediche presentate da Sinner e il suo staff, ha ritenuto credibili le spiegazioni fornite e di conseguenza Jannik è stato “fermato” 8 giorni (4-5 aprile; 17-24 aprile) nei giorni in cui non era impegnato in alcun evento.
In tutto questo, è evidente quindi che Sinner non abbia avuto alcuna corsia preferenziale perché le norme prevedono che un giocatore possa chiedere la revoca della sospensione provvisoria in attesa di giudizio. Il regolamento vale per tutti ed è quanto accaduto con il n.1 ATP, che ha potuto godere della “segretezza” del procedimento proprio per come si sono sviluppati i fatti, prima della pubblicazione della sentenza del Tribunale Indipendente convocato dall’International Tennis Integrity Agency.
“Il tennis ha deciso di non annunciarla per almeno 10 giorni. Ciò permette di testare il campione B e dà al giocatore il tempo di fare appello contro la sospensione provvisoria. Se il ricorso viene accolto e viene presentato entro 10 giorni, non viene annunciata. Sinner hanno fatto ricorso entro 10 giorni, ha avuto successo e secondo le nostre regole a quel punto non annunciamo nulla“, ha dichiarato la CEO dell’ITIA, Karen Moorhouse.
In questo senso, si può pensare che quanto affermato da Djokovic abbia soprattutto un valore ‘politico’, essendo lui il riferimento della Professional Tennis Players Association (PTPA) e volendo cavalcare anche l’onda emotiva del caso di Jannik Sinner tra i giocatori, tenuto conto di altre considerazioni negli ultimi mesi in cui dubbi e perplessità non sono mancati.
Certo, desta sensazione che quando si parla di libertà di pensiero non si tenga conto che questa non possa varcare il limite del rispetto altrui e non consenta affatto l’adozione di comportamenti diffamatori come quelli che da mesi pone in essere Kyrgios. Sposarli in qualche modo, può essere anche un autogol del serbo.