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Oleksandr Usyk può consacrarsi tra i miti della boxe battendo di nuovo Tyson Fury

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Usyk, Fury / LaPresse

Di ucraini che hanno un posto scolpito nella storia del pugilato già ce ne sono due. Fratelli, peraltro. Vitali e Wladimir Klitschko, il secondo più del primo, hanno letteralmente segnato un’era. Per 7 anni Vitali ha saputo rimanere nelle vette mondiali, mentre Wladimir è stato al top addirittura per 12, un tempo che sostanzialmente, se non ha rivali, poco ci manca in termini di mantenimento di cinture iridate.

Oleksandr Usyk, attualmente, quel livello non l’ha ancora, ma ha dimostrato di poter valere qualcosa di più di tre difese iridate. A 37 anni di pagine di storia pugilistica può ancora scriverne parecchie, e soprattutto può farlo riuscendo a ribattere Tyson Fury, che mai prima dello scorso maggio era sceso sul ring da sconfitto.

Soprattutto, per Usyk possono iniziare ad aprirsi paragoni davvero importanti, perché rimanere al top del pugilato mondiale per due anni e passa può avvicinarlo alla top 20 degli uomini in grado di difendere il proprio titolo, per una o più cinture, per più di tre anni. Qui è dove ci sono tutti i nomi della storia: per citarne solo pochissimi Joe Louis, i Klitschko, Muhammad Alì, Rocky Marciano. Tutto fino ovviamente ai nomi più recenti, da Mike Tyson a Lennox Lewis. E in questo c’è spazio anche per Fury, per oltre 4 anni campione WBC, e Anthony Joshua, per oltre tre anni in grado di dominare l’IBF aggiungendoci poi WBA e WBO.

Un filo rosso recente che, peraltro, fa capire il tipo di concorrenza che ha avuto Usyk. Una concorrenza figlia del dopo-Klitschko, in cui Joshua e Fury per alcuni anni si sono sostanzialmente divisi le attenzioni di tutti, anche se mai si è riusciti a giungere a un confronto tra loro due. Questo perché ci si è messo proprio il Gatto di mezzo, capace prima di far mostrare ad AJ i primi segni dell’attuale declino e poi di riuscire là dove le difficoltà sembravano pure più elevate: prendersi tutto battendo, per decisione peraltro non unanime, The Gipsy King.

Cosa possa succedere in caso di una sua nuova vittoria non è certo prevedibile, ma è chiaro che non ci si stupirebbe, a quel punto, di vederlo ancora sulla cresta dell’onda per un buon periodo di tempo. Con un particolare importante: i 37 anni, per lui, sembrano essere poco più che un numero, e sembrano esserlo anche per una boxe che di personaggi dirompenti nell’immediato ne ha di meno. Semmai, si vedono percorsi più studiati, per arrivare al top intorno ai 30 anni o successivamente. Usyk fa parte di questa categoria, ma vuole spingere i limiti del tempo ancora più in là. Vero è che il discorso vale anche per Fury, ma se del britannico la forza era ben nota da tanti anni, in molti hanno sottovalutato l’ucraino prima che questi diventasse re. Adesso a sottovalutarlo, decisamente, non c’è più nessuno.

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