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Scacchi, Gukesh: “Voglio lavorare duro e raggiungere la grandezza di Carlsen. Ding? La sua lotta ha dimostrato che campione è”

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Gukesh Dommaraju
Gukesh / FIDE / Eng Chin An

Il secondo Campione del Mondo indiano è Gukesh Dommaraju. Dopo Vishy Anand c’è lui, il diciottenne arrembante, ora simbolo assoluto di una nidiata del Paese che non sembra conoscere fine. Ora ne è lui uno dei due veri e propri capi (l’altro è Arjun Erigaisi, che sta attaccando la top 3 mondiale). A 18 anni ha raggiunto già la vetta globale, ma non vuole fermarsi qui.

Così all’inizio della conferenza stampa: “Prima di tutto, vorrei dire qualcosa sul mio avversario. Sappiamo tutti chi è Ding, è stato uno dei migliori giocatori del mondo per tanti anni, è stato difficile vederlo soffrire con tutta la pressione che ha dovuto sopportare. La lotta che ha messo in piedi in questo match mostra che vero campione sia. Non me ne importa niente di ciò che possono dire su Ding, per me è un vero Campione del Mondo. I campioni riescono sempre a fare un passo in su nel momento giusto. Chiaramente negli ultimi due anni non è stato al meglio. Lui è arrivato qui, ha fatto fatica durante le partite. Forse non era fisicamente al meglio, ma ha lottato in tutte le partite, come un vero campione, e sono davvero dispiaciuto per lui. Vorrei ringraziarlo. Non sarebbe stato lo stesso senza di lui. Da quando ho iniziato a giocare, a 6 anni e mezzo-7, ho sognato questo momento. Ogni scacchista vuole sperimentare questo momento e pochissimi hanno la chance. Per essere uno di questi, l’unica maniera per spiegarlo è che semplicemente vivo il mio sogno. Questo viaggio è partito dal qualificarmi ai Candidati fino a qui, ringrazio Dio perché è possibile solo grazie a Lui. Ci sono stati tanti miracoli. Sono immensamente grato a tutte le persone che mi sono state al fianco“.

Sul significato del titolo per lui: “Essere qui, rappresentare il mio Paese nei tornei, specialmente questo dove 11 anni fa il titolo è stato portato via dall’India, mi rende orgoglioso. Quando guardavo il match Anand-Carlsen nel 2013 ero nelle tribune e guardavo dentro il glassbox. Pensavo sarebbe stato bello essere lì un giorno. Quando Carlsen ha vinto ho pensato di voler essere quello che avrebbe riportato il titolo in India. Ho avuto questo sogno più di 10 anni fa, è stata la singola cosa più importante nella mia vita finora. Farlo per me, per i miei cari e il mio Paese, non c’è forse nulla di più bello“.

Ma non si vuole fermare qui: “Il mio obiettivo di carriera è sempre stato di essere al top il più a lungo possibile. La mia carriera sta partendo solo ora, ho avuto 10 anni. Voglio giocare per più tempo possibile. Voglio avere una carriera molto lunga ed essere al top del top. Chiaramente diventare Campione del Mondo non significa che io sia il migliore al mondo. Quello è Magnus. Ma è un fattore motivante che ci sia qualcuno al massimo del top, qualcosa che mi continuerà a far fare le cose giuste, lavorare duro e tentare di raggiungere il livello di grandezza che Magnus ha raggiunto“.

Ovviamente tra le cose più interessanti rimane la reazione all’ormai già storica 55. Tf2, l’incredibile errore di Ding Liren che ha portato Gukesh verso la vittoria: “Sapevo che quel finale era patto, ma con gli Alfieri ancora presenti e un 3 pedoni contro 2 pensavo ci fosse parecchio che potesse andare male. Non dovrebbe, ma succede. Per esempio, stavo calcolando alcuni finali di Alfiere e se avessi portato il mio Re in e3, lì avrei semplicemente vinto. C’erano parecchie trappole da conoscere. Non penso perciò che fosse un finale così patto, ma la mia intera strategia per questo match è stata di spingere il più possibile in ogni partita con entrambi i colori. Non ha funzionato fino all’ultimo, ma basta una sola partita perché funzioni. Ero fiducioso nella mia strategia, nel mio approccio. Alla fine, stavo prendendolo per sfinimento. Avendo vinto, direi che è stata una buona strategia. 55. Tf2? Quando l’ha giocata non ho subito capito la situazione. Ero lì lì per giocare all’istante 55… Tb3, ma ho visto che l’Alfiere in a8 sarebbe rimasto intrappolato e che, dopo Re1, avrei avuto Re5 nel finale di pedoni, che è vincente. Quando l’ho capito, è stato il più bel momento della mia vita“.

Ding Liren, dal canto suo, non può proprio definirsi felice: “Ero totalmente sotto shock quando ho capito di aver fatto un errore fatale. La sua faccia diceva che era molto felice, ci è voluto un po’ per realizzarlo. Non è molto facile parlare. Forse dovrei solo aspettare… beh, niente partite domani. Non è una patta come ieri. Anche se, a ottobre, ho avuto una battaglia simile con Torre e Alfiere. Mi ha ricordato una brutta esperienza con Le Quang Liem all’Olimpiade. Lì era di Torri, qui con l’Alfiere.

Ho giocato il mio miglior torneo dell’anno, credo. Poteva andare meglio, considerando il salvataggio di ieri però è un giusto risultato la mia sconfitta alla fine dei conti. Non ho rimpianti. Continuerò a giocare, spero di ritrovare la forza come stavolta”.

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